Autonomia, la lettera che inchioda De Luca: era d’accordo. Come Bonaccini e la sua vice Schlein
Il 29 aprile del 2022, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia, che aveva al suo fianco, come vice, l’attuale leader del Pd Elly Schlein, firmava una nota che più chiara di così non poteva essere: in sintesi, il titolo era: evviva l’autonomia differenziata. Le prove sono nei giornali dell’epoca, tempi non così lontani, tra l’altro, ma anche sul web e perfino nelle foto della manifestazioni di protesta in piazza, come quella che pubblichiamo in alto. Oggi tutto è cambiato: la riforma è la stessa, la sinistra no.
L’autonomia che piaceva tanto a De Luca e Bonaccini
“L’autonomia differenziata è una opportunità prevista dalla nostra Costituzione che noi vogliamo cogliere. Abbiamo avvertito bene il rigurgito centralista in questi anni, anche nel mio partito, soprattutto da quella parte della politica che si è misurata poco con i problemi concreti della pandemia”. Bonaccini sembrava invasato, leggere per credere, era molto più che semplicemente convinto: chiedeva al governo Conte di muoversi subito, eh. “Bisogna dare priorità alle competenze e alle funzioni che meglio rafforzino la capacità di governo del sistema territoriale, per aumentare l’efficacia dell’azione a favore delle comunità locali e potenziare gli strumenti di semplificazione, programmazione e investimento, anche per superare gli ostacoli che, a oltre quattro anni dall’avvio, rischiano di continuare a bloccare il percorso verso la maggiore autonomia”. Era solo due anni fa, non il Giurassico.
Oggi, dopo l’approvazione della riforma sull’autonomia differenziata, discussa e approvata dai governatori nella conferenza delle Regioni, Bonaccini però ha cambiato idea. “Misura sbagliata, senza un euro, una presa in giro, la nostra proposta era diversa”.
Ma come mai lui e Zaia erano d’accordo allora e non lo sono oggi? Mah. Molto prima, nel 2017, ai tempi del governo Gentiloni, Bonaccini aveva firmato anche una dichiarazione di intenti per attribuire alle regioni ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia”. Sette anni dopo, l’autonomia è tornata al centro del dibattito politico ma non va più bene, perché nel frattempo lui e la Schlein hanno scalato il Pd e non sta bene che il Pd dica che la destra ha fatto una buona riforma, che oggi gli stessi fautori definiscono “spacca Italia”.
E’ la politica, bellezza. Come quella che fa registrare un clamoroso dietrofront di Vincenzo De Luca, a distanza di cinque anni da quella lettera che il governatore inviò ai colleghi, nella quale si schierava a favore della riforma (come ha ricordato oggi Zaia) chiedendo solo di salvaguardare l’unità nazionale.
Il governatore ha cambiato idea, che strano…
Oggi, ovviamente, con il centrodestra al governo, De Luca ha cambiato idea: restano a testimoniare le sue idee rinnegate i giornali, i titoli, le foto, il web. “Accantoniamo i diversi punti di vista. Diamo tempo al Parlamento e al Mef di valutare e approfondire tutti gli aspetti legati all’autonomia differenziata. Ma non sprechiamo un’occasione preziosa: definiamo una piattaforma unitaria che impegni tutti quanti noi sull’obiettivo di una sburocratizzazione radicale. Cerchiamo di acquisire da subito obiettivi estremamente importanti di decentramento e di sburocratizzazione in modo da modernizzare il Paese e le istituzioni. Vi sono decine di pareri legati ai ministeri e allo Stato centrale che possono essere o cancellati o rapidamente trasferiti a livello regionale”, aveva dichiarato testualmente De Luca, che confermava così la sua posizione morbida, morbidissima, di allora, e fino al 2022, messa nera su bianco anche da una mozione in Consiglio regionale nella quale la premessa era: “Affermato la piena determinazione ad accettare la sfida di competitività derivante dall’attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, nell’ottica di una più efficace ed efficiente erogazione di servizi pubblici ai cittadini campani e cogliendo le opportunità, in tal senso, offerte dal ricorso ai principi e ai criteri – scientificamente validati e sostenuti – dei fabbisogni e dei costi standard…”. Poi si chiedeva il rispetto dei Lep, dell’unità, della perequazione, eccetera eccetera. Tutta roba che c’è nella riforma, ma è De Luca nel frattempo ad essere cambiato: “La riforma è una scelta grave che spacca il Paese”. Come si cambia, per non morire…