Autonomia, Rampelli: “Basta bugie, ecco come e quando la sinistra ha messo a rischio l’unità nazionale”

26 Giu 2024 15:13 - di Alessandra Danieli
“Abbiate la pazienza di leggere, a distanza di giorni dalla bagarre di Montecitorio, una reazione sbagliata alle provocazioni insensate e perduranti della sinistra secondo la vecchia metafora dell’esca e del pesce… Chi getta l’esca fa il suo mestiere, chi si fa infilzare l’amo sul palato ha abboccato. Punto”. Inizia così un lungo post di Fabio Rampelli su Facebook che smentisce punto su punto il racconto delle opposizioni sullo “spacca-Italia”. E riavvolge il nastro all’indietro a beneficio del pubblico.

Rampelli: basta bugie sull’autonomia, dite la verità

“La campagna elettorale è finita, è ora di dire e scrivere la verità, soprattutto a beneficio della gente del Sud, strumentalizzata per decenni da imbonitori che vogliono solo derubarla”, scrive il vicepresidente della Camera, ricordando che nel 2001 fu la maggioranza di centrosinistra a modificare, alla vigilia dello scioglimento delle Camere e con soli tre voti di differenza, il Titolo Quinto della Costituzione per attribuire maggiori poteri alle Regioni.

Nel 2001 fu il centrosinistra a modificare il tTitolo Quinto

“La modifica più delicata è stata quella all’articolo 116 terzo comma che prevede appunto che la legge ordinaria possa attribuirgli “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia””. Un principio pericoloso – sottolinea Rampelli – soprattutto perché “questa ‘legge ordinaria’ non fu mai fatta. E il Parlamento non poté mitigare le richieste, alcune assai esagerate, delle Regioni. Per oltre 23 anni questa novità, imposta dalla sinistra, ha messo davvero in pericolo l’unità nazionale”.

Quando le Regioni brigavano per avere nuovi poteri

“Nel 2017 infatti l’Emilia Romagna presieduta da Stefano Bonaccini (Pd), la Lombardia presieduta da Roberto Maroni e il Veneto presieduto da Luca Zaia (Lega), sotto il Governo Gentiloni (Pd), avanzarono formalmente la richiesta di attribuzione di nuovi poteri dallo Stato. Lombardia e Veneto anche attraverso referendum popolari consultivi. Le Regioni – scrive Rampelli – iniziarono a brigare per avere più poteri stipulando pre-accordi con i governi Conte e Draghi, che divennero contagiosi… Si stavano accodando infatti la Regione Campania con Vincenzo De Luca (Pd), la Regione Piemonte con Sergio Chiamparino (Pd), la Regione Toscana con Eugenio Giani (Pd) e non solo…”.

Chi oggi fa le barricate faceva l’autonomista

L’obiettivo, questo sì divisivo, era la gestione esclusiva di materie concorrenti con lo Stato. “Le stesse personalità citate hanno fatto oggi le barricate per contrastare l’approvazione della legge: semplicemente ridicoli”, sottolinea il deputato di FdI sui social. “Praticamente nell’arco di un quinquennio, tra Gentiloni, Conte e Draghi, i diversi ministri e sottosegretari hanno accelerato il percorso formalizzando le intese con i governatori regionali. Un processo nel quale il Parlamento veniva saltato a piè pari. Inaugurando la singolare procedura dell’autonomia regionale di fatto, realizzata per via amministrativa con accordi bilaterali. E senza contemplare il banale precetto del diritto da parte di tutti i cittadini ad avere i medesimi Livelli essenziali di prestazioni, i famosi ‘Lep’ introdotti dal governo Meloni su proposta di Fratelli d’Italia”. Questa la verità che nessuno spiega.

Solo FdI ha garantito l’equità Nord-Sud

“Quei governi infatti non presentarono mai una legge per garantire la centralità democratica del Parlamento. E la garanzia dell’equità sociale nord/sud con stessi livelli di assistenza. Soltanto grazie a noi questa procedura viene completata con il passaggio per le Camere. Abbiamo impedito cioè – spiega Rampelli – che i nuovi poteri alle regioni fossero attribuiti senza un vigile controllo del Parlamento. Chi stava per spaccare l’Italia era dunque la sinistra, in primis il Pd, già responsabile della disastrosa riforma del Titolo Quinto. La novità introdotta con gli emendamenti di Fratelli d’Italia garantisce che su tutte le materie, tra le quali trasporti, sanità, scuola, energia, ci siano gli stessi standard a Milano come a Palermo”.

Quante bufale sul premierato…

Anche sul premierato quante bufale. “Il premierato in parallelo rafforza lo Stato centrale in una sana politica di bilanciamento. Presto completeremo l’opera con la riforma per Roma capitale, destinata a cambiarne lo status giuridico e l’efficienza di una città universale ridotta a una latrina da decenni di governi di sinistra. Quando questo quadro organico di riforme sarà varato potremo dire che la Rivoluzione dolce è arrivata a compimento”. In conclusione, la legge approvata dal centrodestra “è stato un passaggio obbligato dalla modifica costituzionale fatta dalla sinistra. Ha sventato un rischio secessionista e l’aumento del divario tra Regioni del Nord e Regioni del Sud. Questa la realtà. Per i creduloni ci sono sempre le fiabe della pifferaia arcobaleno Elly Schlein, già vice presidente della Regione Emilia Romagna quando Bonaccini faceva l’autonomista catalano. Ci vuole tanta pazienza…”

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