Cos’è l’Algoretica, al centro dell’intervento del Papa al G7. E perché è determinante per il nostro futuro
Classificato dall’Accademia della Crusca tra le “Parole nuove” il termine algoretica è oggi la parola del giorno: è intorno a questo concetto, infatti, che si sviluppa lo storico intervento di Papa Francesco alla sessione del G7 dedicata all’Ai. Ma cos’è l’algoretica? Secondo la definizione che ne dà la Treccani, è l’«indagine sui problemi etici collegati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e, in particolare, degli strumenti che si basano sugli algoritmi». E, dunque, oltre che come parola del giorno, si connota già da tempo come parola dei giorni a venire.
Cos’è l’algoretica e da dove viene il termine
La Crusca, inoltre, spiega che si tratta di una «parola macedonia formata da algor, abbreviazione di algoritmo (‘insieme di regole per la risoluzione di un calcolo numerico’ e per estensione ‘metodo o procedimento matematico per la risoluzione di un problema’) e etica (‘complesso delle norme morali e di comportamento pubblico e privato proprie di un individuo o di un gruppo’)». Il primo a usarla, secondo quanto ricostruisce l’Accademia, è stato il filosofo Luigi Lombardi Vallauri, nel maggio del 2017, nel corso di una conferenza organizzata per il ciclo di incontri promosso dall’Accademia Toscana di Scienze e Lettere La Colombaria di Firenze sul tema “Roboetica. Dall’Algoritmo all’umanoide”. Il dibattito con Lombardi Vallauri si intitolava proprio “Algoretica. Le due sfide cruciali nell’era tecnologica: bioetica, roboetica”.
Il libro di padre Benanti che la contrappone all’algocrazia
L’anno dopo padre Paolo Benanti l’ha messa nel titolo di un suo libro: Oracoli. Tra algoretica e algocrazia (Luca Sossella editore). “Le implicazioni sociali ed etiche delle Ai e degli algoritmi rendono necessaria tanto un algor-etica quanto una governance di queste invisibili strutture che regolano sempre più il nostro mondo per evitare forme disumane di quella che potremmo definire una algo-crazia”, scriveva padre Benanti, che è uno dei massimi esperti italiani e forse mondiali della materia: è consigliere del Papa sui temi dell’intelligenza artificiale, membro del Comitato sull’Ai delle Nazioni Uniti e, da gennaio di quest’anno, presidente della cosiddetta “Commissione algoritmi”, la Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Da notare che Benanti, nel suo saggio, usa anche un’altra parola nuova e ormai centrale: algocrazia, calco dall’inglese algocracy, che letteralmente significa “potere degli algoritmi”, ormai alla base di un numero notevolissimo di processi delle nostre società. Ed è proprio in risposta all’algocrazia, come scrive Benanti, che nasce l’algoretica. Non a caso la parola algocracy ha fatto la sua comparsa diversi anni prima: in Italia la prima attestazione è del 2013, anche se la diffusione è accreditata dal 2018.