Desirèe Mariottini stuprata e uccisa a 16 anni. “Gli imputati impedirono i soccorsi per continuare gli abusi”

21 Giu 2024 17:51 - di Davide Ventola

”Volontarietà della azione criminosa” compiuta ai danni di Desirèe Mariottini ”dagli imputati Salia, Alinno e Minteh, i quali, a fronte della ormai gravissima condizione di debilitazione psico-fisica in cui versava la minore, che a quel punto già appariva in stato di incoscienza, non solo non prestavano il soccorso dovuto alla persona offesa, mostrando un’assoluta indifferenza verso la vita della giovane vittima, ma si opponevano fermamente e minacciavano chi suggeriva l’intervento di un’ambulanza che avrebbe impedito la morte della ragazza”. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il 29 maggio scorso i giudici della Corte d’Assise di appello di Roma hanno ridotto le condanne per la morte di Desirèe Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina deceduta il 19 ottobre del 2018 in uno stabile abbandonato in via dei Lucani, nella zona di San Lorenzo a Roma.

Nel processo di appello bis in particolare, i giudici hanno condannato a 22 anni Mamadou Gara, che aveva avuto l’ergastolo nel primo processo di appello. Sono stati inoltre inflitti 26 anni ad Alinno Chima, che era stato condannato a 27 anni, e 18 anni a Brian Minthe, già condannato a 24 anni. Per i tre, le accuse, a vario titolo, sono omicidio, violenza sessuale e spaccio.

Secondo i giudici ”era prevedibile, nel caso concreto, il rischio di overdose (e di conseguente morte) per Desireè, rischio da ritenersi tanto più sostanziale e tuttavia colposamente ignorato dal Gara, interessato esclusivamente ad abusare sessualmente della ragazza in ragione del progressivo e ingravescente stato di malessere dalla minore palesato in evidente stato di minorata difesa”.

Per i giudici di appello, Gara approfittò delle condizioni in cui era Desirèe per poi allontanarsi dallo stabile ”biasimevolmente trascurando, per incuria, ignavia, trascuratezza, insipienza o, più semplicemente, indifferenza, quei segnali, disinteressandosi completamente della ragazza e neppure allertando i presenti nella ‘sala del crack’ (sottovalutando o neppure soppesando lo stato di salute Desireè Mariottini), ponendo così in essere – si legge nelle motivazioni- una condotta che era da lui da attendersi in base alle norme cautelari cui ci si doveva attenere”.

Per i giudici ”risulta ormai definitivamente ed irrevocabilmente accertato che Gara ebbe a concorrere, con Salia e con Alinno, nella cessione reiterata di sostanze stupefacenti e psicotrope a Desirèe, la quale, quella mattina, si presentava nello stabile in conclamato stato di astinenza, alla disperata ricerca di droghe”.

Commenti

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  • Gianni Notari 22 Giugno 2024

    Cioè? Anziché impiccarli gli hanno ridotto la pena ???

  • Francesco Ciccarelli 21 Giugno 2024

    Drogata, stuprata a morte e, poi, abbandonata: dove sono le “femministe’? E gli riducono pure la pena: c’è il rischio che, fra sconti e attenuanti, usciranno dopo pochi anni! Purtroppo la Costituzione non prevede pene adeguate!