Elezioni al cinema, da Totò a Cetto, quando in sala trionfano candidati surreali e sfide tutte da ridere (video)

8 Giu 2024 17:09 - di Giulia Melodia
elezioni cinema

In ore di votazioni, quando la campagna elettorale tace e la par condicio detta legge, sul clima che si vive dentro e fuori dei seggi la parola passa al cinema: e sono tanti i film che hanno raccontato le “peripezie” dei candidati, i risvolti ora ilari, ora semiseri, quando non “sdrammatici”, che incombono sul voto. A cominciare da un classico del genere che porta l’intramontabile firma di Totò e di uno dei suoi più iconici personaggi di celluloide: l’aspirante onorevole Antonio La Trippa.

Elezioni, il cinema alle prese con candidati surreali e campagne elettorali tutte da ridere

Le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo sono già iniziate in alcuni Stati dell’Unione e anche in Italia i seggi, tra disguidi, caos e lamentele, sono aperti. Fino a domani sera gli italiani saranno chiamati a scegliere i loro rappresentanti. Un appuntamento irrinunciabile al quale si stanno dedicando da settimane i leader politici in cerca di consensi. Una corsa fino all’ultimo comizio che il cinema ha declinato spesso e volentieri, con alterne fortune, ma sempre a modo suo, con l’impareggiabile ricorso a un linguaggio universale.

Dall’insuperabile mantra “vota Antonio” di Totò

Non mancano, infatti, i film che hanno raccontato – ora con un tono ironico e scherzoso, ora con un maggiore tasso di realismo – il rito collettivo delle votazioni tra attese, speranze e disillusioni. E con candidati immortalati dal grande schermo ora a tinte serie, ora nel segno della caricatura comica: capolista del filone indiscutibilmente Antonio La Trippa. Un personaggio indimenticato, cui nel tempo sarebbero seguiti epigoni di successo tipo Cetto La Qualunque, e non solo.

Come non citare in questo rapidissimo compendio, allora, su tutto, la propaganda incalzante fino all’ossessività di Totò nella celebre pellicola di Sergio Corbucci Gli onorevoli, datata 1963. Un cult il suo grido di battaglia ripetuto in maniera asfissiante dalla finestra di casa e che produce inevitabili effetti comici. «Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio. Italiani, elettori, inquilini, coinquilini, quando sarete chiamati alle urne per compiere il vostro dovere ricordatevi un nome solo: Antonio La Trippa. Italiano, vota La Trippa», scandiva Totò dal suo megafono. Un appello, indirizzato al suo condominio, raccolto da una voce fuori campo che non perde occasione per concludere in bellezza con un divertito «sì, al sugo!».

Alla competizione agguerrita tra Peppone e Don Camillo

Altro pezzo da novanta, da vedere e rivedere, è il mitico e sempreverde Don Camillo e l’onorevole Peppone. Il film di Carmine Gallone è ambientato nel 1948 a Brescello, piccolo comune in provincia di Reggio Emilia. Le elezioni sono alle porte e il sindaco Peppone, ovvero il grande Gino Cervi, si candida alla Camera. Pronta e netta è la reazione di Don Camillo (Fernandel) che alza le barricate e attacca senza lesinare colpi. «Cittadini! Non dimenticate: lista Peppone, lista Baffone! Chi vota colomba si scava la tomba! Fine! Tra qualche istante ascolterete, sulla piazza, la voce della Russia», spara senza pietà, fiutando il pericolo dell’invasione dei “rossi”…

Cinema e elezioni, l’odissea degli elettori in viaggio di Carlo Verdone

E che dire, venendo a tempi e titoli più recenti, dell’odissea cinematografica degli elettori di Carlo Verdone che in Bianco, Rosso e Verdone del 1981 regala alla nostra antologia di celluloide personaggi che tra il drammatico e il grottesco firmano una pagina indimenticabile del nostro cinema. A loro, il regista e protagonista del film a episodi divenuto un classico della commedia all’italiana, affida descrizione sociologica e il racconto sociale fatti di tic, vizi privati e pubbliche virtù impressi su pellicola e trasferiti nell’immaginario collettivo a suon di risate e spunti di riflessione.

Da Luchetti a Barbareschi…

E se Daniele Luchetti, girando nel 1991 Il Portaborse interpretato da Nanni Moretti e Silvio Orlando alle prese, rispettivamente: il primo con il ruolo di Cesare Botero – un giovane ministro corrotto e corruttore –; e il secondo nei panni del suo portavoce mite e onesto, il professore di scuola Luciano Sandulli. Anche Il Trasformista, il film del 2002 in cui Luca Barbareschi si cala nella parte di Augusto Viganò per raccontare le contraddizioni delle cosiddette “Stanze dei Bottoni”, sono titoli che affrontano il tema elettorale in chiave più sfaccettata e problematica.

Elezioni e cinema, da Antonio La Trippa al tripudio trash di Cetto La Qualunque

Tutto, poi, ritorna però immediatamente ai toni della farsa e della parodia sferzante con Cetto La Qualunque: il bizzarro, quasi surreale candidato, a cui dà corpo Antonio Albanese in Qualunquemente di Giulio Manfredonia del 2011. Tra le ultime rivisitazioni del tema che anima un vero e proprio filone, che in questi giorni torna più in voga che mai…

 

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