Europee, Procaccini: “Macron e Scholz sono in crisi, il peso di Giorgia si rafforza”
Non se, ma di quanto. Al Parco dei Principi Grand Hotel di Roma, dove Fratelli d’Italia ha allestito la sala stampa per seguire i risultati elettorali, il tema dell’attesa era tutto qua: non se si vince, ma di quanto si vince. Quando arriva il primo instant poll ci sarebbe di che esultare: il partito è accreditato tra il 27% e il 31%. Ma non ci sono abbracci, né festeggiamenti plateali. E, anzi, nella saletta dove è riunito lo stato maggiore si ha la netta impressione che qualcuno il sorriso lo trattenga.
Non può essere scaramanzia. A meno di clamorose quanto improbabili smentite, il risultato è raggiunto. Ma il voto europeo resta un puzzle che si deve ancora definire completamente. Il punto non è tanto e solo nei numeri che alla fine saranno restituiti dallo spoglio italiano. È piuttosto nel complesso del quadro disegnato dei voti espressi dai popoli dei 27, che hanno già provocato un terremoto: il crollo dell’asse franco-tedesco, con la doppia sonora sconfitta di Macron e Scholz; le dimissioni del premier belga; la sempre più difficile posizione in cui si trova ora il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez.
L’Europa si sposta a destra. Ma anche in questo caso non era tanto un problema di se, ma un problema di come: come si consolideranno questi nuovi equilibri. Contano i numeri e conta la politica. Sulla base degli uni e degli altri continua a non essere chiaro, in questo momento, quale maggioranza si riuscirà a costruire al Parlamento europeo. Un dato certo però c’è: Giorgia Meloni esce indiscutibilmente da queste elezione come il capo di governo più forte sulla scena europea. Indeboliti gli altri, rafforzata lei.
Intorno a mezzanotte arriva la notizia che il premier sta seguendo il voto a casa insieme alla sorella Arianna, anche se resta in piedi l’ipotesi che possa presentarsi più tardi. Intanto tocca al co-presidente di Ecr, Nicola Procaccini, offrire le prime letture del voto. E non a caso viene preso d’assalto dai giornalisti. “Francia e Germania, tra i principali governi europei, sono andati in crisi”, dice, mantenendo la cautela dettata da percentuali che devono ancora definirsi con chiarezza, ma sottolineando che si tratta di “un elemento dirimente nella lettura” del voto europeo “e vediamo cosa farà il terzo governo, perché questo potrebbe rafforzare chiaramente anche il peso di Giorgia Meloni, che a quel punto sarebbe quello sicuramente più in salute tra i principali governi”.