Gaffe e sparate di Riccardo Magi, “il minestrone” che voleva essere il nuovo Pannella…

5 Giu 2024 18:15 - di Luca Maurelli

Di lui Marco Pannella diceva cose bellissime, anzi no. Non diceva mai niente, lo snobbava, e l’unica volta che emise un giudizio pubblico, agli atti, su quel ragazzotto scalpitante che gli girava sempre intorno, fu il 2 novembre del 2015, nel giorno dei Morti, quando per uno strano scherzo del destino ne decretò la prematura scomparsa politica. “In lui non c’è nulla di nuovo, mi sono astenuto, perché è un minestrone, non è né carne né pesce”.
Quel giorno Riccardo Magi fu eletto segretario dei Radicali, a Chianciano, senza il voto del fondatore del partito alla sua mozione, che non è esattamente un bel biglietto da visita per chi aspira a emulare il vecchio leader. Quel giorno, però, mancava anche Emma Bonino, che oggi fa coppia fissa con lui negli Stati Uniti d’Europa, al fianco di Renzi, nel ricordo di un passato comune tra i Radicali. A proposito, oggi, nei minuti successivi alla sceneggiata elettorale organizzata da Magi in Albania, col tentativo di bloccare l’auto del premier Rama e quella della Meloni, per poi urlacchiare e gridare all’aggressione subìta e a un presunto sangue versato per la causa dei migranti, in sua difesa si era mosso nientemeno che il senatore fiorentino, lo stesso a cui Magi, quando ancora flirtava col Pd e con la Schlein, da vero “minestrone” della politica, aveva indirizzato pesanti strali.
E sapete su cosa Magi litigava con Renzi? Sui migranti!
Geni, visto che oggi entrambi attaccano Meloni proprio su quello. A proposito della Schlein, invece, il combattivo Magi ebbe modo di criticarla e chiedere conto di una decisione del Pd torinese che lo aveva profondamente turbato: la mancata intitolazione di una strada a Marco Pannella. “Alla segretaria Elly Schlein chiedo: ma davvero fate?”. Sì, davvero facevano, povero Riccardo.

Riccardo Maggi, Marco Pannella e le provocazioni su canne e ceci

Ma la carriera politica di Riccardo Magi è costellata di episodi buffi e contraddittori, nel segno della leggendaria icona Radicale, ma al contrario, in chiave fantozziana, anche se di lui ha detto: “E’ stato grazie agli incoraggiamenti di Marco che ho cominciato a fare politica. E da allora è stato per me sempre un faro, una miniera di insegnamenti”. Peccato che non fosse d’accordo neanche con la sua candidatura a sindaco di Roma, nel 2015, con Pippo Civati, anche se poi  – a detta di Magi – lo votò. La faida tra i Radicali italiani e il Partito Radicale, divenute due entità distinte, negli anni ha portato poi il ragazzo romano, ormai 38enne, ad arroccarsi sulla Bonino in conflitto con i “pannelliani” storici, Rita Bernardini e Maurizio Turco, che tuttora gestiscono la sede storica di Torre Argentina e le attività della radio, mentre Magi è diventato segretario di + Europa.

In quella veste, negli ultimi anni, in coppia fissa con Benedetto Della Vedova, ex radicale e finiano, anch’egli con la sindrome del minestrone, Magi ha collezionato momenti di gloria, si fa per dire, dentro e fuori Montecitorio, dalla distribuzione di cannabis, un evergreen degli antiprobizionisti, alla lite con il presidente di Coldiretti, Prandini, sulla carne sintetica, altro cavallo – sintetico pure questo – di battaglia della premiata ditta Magi-Della Vedova. Spintoni, urla, martirizzazioni, insulti, poi il contatto fisico a beneficio della telecamere e la richiesta del “Var” politico. Se era spinta, di certo non erano botte, come oggi, in Albania, più o meno.

La gaffe con il ministro Lollobrogida

Ma la gaffe più clamorosa Magi la infilò col mministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sottoposto a una accusa pesantissima: “Al ristorante e alla mensa della Camera avviene un fatto gravissimo: vengono serviti hamburger di lenticchie o ceci, polpette di piselli, sembra uno scherzo una provocazione, ci autodenunciamo…le abbiamo anche assaggiate. Non è uno scherzo, è un settore che vale 700 milioni di euro l’anno gettato nell’incertezza per legge da lei voluta sul meat sounding”. Il ministro non perse la calma: “Non c’è nessuna legge che vieta di chiamare alcune portate così come lei ha indicato e sono contento che apprezzi il lavoro dei cuochi della Camera. La legge vieta la produzione, la commercializzazione di alimenti coltivati in laboratorio che lei non troverà mai alla mensa della Camera”. Finì così, con Magi un po’ triste e una macchia sospetta sulla camicia (video). Sangue? No, forse sugo di pasta e ceci.

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