Hanno votato Ilaria Salis, ma ha fatto tutto papà Roberto: quando il patriarcato piace alla sinistra

12 Giu 2024 13:03 - di Susanna Donatella Campione
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Quante volte la sinistra ha addebitato al patriarcato la causa di tutti i mali della società, a cominciare dalla violenza sulle donne? Ma se il patriarca si chiama Roberto Salis diventa un esempio di virtù e addirittura lo promuove.

Tiene banco da tempo il termine scongelato dai postsessantottini sul patriarcato: il concetto antropologico che definisce il sistema sociale in cui vige il diritto paterno, il controllo esclusivo dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte del padre. Concetto mutuato appunto dai  movimenti femministi per identificare lo strapotere maschile nella società che consentirebbe agli uomini di prevaricare con la forza le donne fino a consentire di avere su di loro potere di vita o di morte. Nella società patriarcale tutti sono sottomessi al capofamiglia che impone un controllo rigoroso sulla discendenza.

La lotta contro il patriarcato si accompagna alla lotta al capitalismo strumento di sfruttamento e oppressione che, per questa ragione è sempre stata la bandiera della sinistra, soprattutto estrema. In realtà di patriarchi in giro se ne erano visti pochi, per non dire nessuno, fino a quando non è salito alla ribalta Roberto Salis, gerente a tutto tondo della vita di sua figlia che ha reso celebre sulla scena politica mondiale.

Di Ilaria Salis non avremmo saputo granché se non fosse stato per il presenzialismo del padre. Abbiamo conosciuto le sue gesta di maestra “combattente”, le idee rivoluzionarie, i suoi patimenti da emula postuma di Silvio Pellico, tutto rigorosamente filtrato dall’onnipresente genitore che non ha mai fatto mancare la sua voce (anche a sproposito) sui giornali, nelle trasmissioni televisive, nelle manifestazioni, sostituendosi in tutto e per tutto alla figliola. Una fanciulla non più in tenerissima età, avendo compiuto trentanove anni, che appare totalmente oscurata dalla figura paterna.

La stessa candidatura a parlamentare europea nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra è stata caldeggiata dal padre, immancabilmente presente quando Fratoianni e Bonelli l’hanno annunciata in conferenza stampa a Montecitorio, tanto che nella stessa nota diffusa da AVS si legge che il partito ha deciso di candidare Ilaria Salis “In accordo con il padre”. Mai si era vista una candidatura che richiedesse il suggello paterno.

In quella occasione, invero rara, la maestra monzese aveva fatto giungere un suo breve e flebile  messaggio di ringraziamento. Poi è di nuovo sparita dalla scena.

È sempre il padre che le ha fatto la campagna elettorale, spiegando cosa avrebbe fatto Ilaria in caso di elezione, sempre lui a festeggiare l’elezione della pargola al parlamento europeo con Fratoianni e Bonelli, ancora lui a querelare i giornali che danno la notizia della occupazione abusiva da parte della figliola di un alloggio popolare dell’Aler a Milano, per il quale sembra che la monzese abbia maturato una morosità che si aggira intorno ai 90 mila euro.

Insomma Ilaria è la figlia combinaguai deresponsabilizzata alla quale poi pensa papà. Elude processi così come leggi, regole e conti da saldare, d’altronde, come i minorenni, non risponde delle sue azioni, semmai ne risponde il genitore, nella fattispecie il capofamiglia.

Roberto Salis era presente anche al corteo organizzato dall’Anpi il 25 aprile. “Sono qui a rappresentarla fintanto che mia figlia non può venire con le sue gambe”. Vedremo. Intanto papà Salis si prende tutta la scena, decide, dichiara la volontà della figlia, un vero patriarca riemerso dalla storia grazie alla sinistra che se ne serve per la sua causa e proprio per questo, nonostante sia un patriarca, lo osanna e lo colloca nel suo sancta santorum.

Susanna Donatella Campione (senatrice di Fratelli d’Italia)

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