Il modello Meloni arriva sulla Senna. L’alleanza possibile grazie ai risultati del governo di Roma
Dopo un anno e mezzo di “lezioni all’Europa”, coronate con l’exploit di Giorgia Meloni domenica scorsa, il modello italiano è pronto a sviluppare la sua variante francese. L’annuncio del presidente dei Les Républicains, Eric Ciotti, è di quelli destinati a cambiare i connotati della Quinta Repubblica: «È necessaria l’alleanza con il Rassemblement National. È necessario servire il Paese che è in pericolo». Per chi non è così avvezzo a seguire i meccanismi spigolosi della politica francese: è la prima volta che un big fra gli eredi del partito di Charles De Gaulle apre ufficialmente a un’intesa con i lepenisti (versione “blue Marine”). Siamo a un passo, insomma, dalla storica rottura del cordone sanitario che ha permesso per anni e anni alla sinistra francese di governare nonostante fosse e sia minoranza politica e culturale.
Merito della caparbietà di Marine Le Pen, della complessa operazione di dédiabolisation voluta e attuata nei confronti del vecchio Front National, dell’agenda sociale ed economica capace di intercettare la Francia profonda e dell’investimento su figure – come quelle di Jordan Bardella – che interpretano perfettamente il messaggio politico identitario anche fra le fasce giovanili. Demerito ovviamente di Emmanuel Macron e del suo populismo tecnocratico che ha dilatato la frattura centro/periferia, ha intaccato lo stato sociale senza fornire una visione alternativa e ha lasciato esplodere la violenza generalizzata delle bande e dei casseur fra le vie delle città.
È chiaro, però, che l’elemento scardinante è giunto dall’Italia. La vittoria di Meloni – come espressione di un governo che include le tre destre europee e come soggetto leader di Ecr – ha innescato un effetto dirompente non solo fra le cancellerie europee (tutti hanno compreso che non si potrà prescindere dal ruolo dell’Italia e del suo premier per la nuova Commissione, altro che arco costituzionale) ma anche nella definizione delle agende nazionali: la volontà popolare richiede nuovi protagonisti e chi è chiamato a rappresentarla non può non farsi carico di una nuova architettura disegnata “dal basso”. I prodromi della capacità espansiva del destra-centro italiano si sono già visti in Spagna, dove in diverse comunidades (le Regioni iberiche) i Popolari e i sovranisti di Vox hanno trovato intese di governo. E in Olanda, dove addirittura i liberali di Rutte hanno deciso di intraprendere il progetto di governo con Geert Wilders.
Passo ancora più importante e decisivo però, per dimensione e ruolo, è quello che potrebbe avvenire per le Politiche di Francia fra poche settimane: la risposta positiva del leader dei neogollisti all’appello “nazionale” di Bardella, contro l’ennesimo tentativo di union sacrée antifascista della sinistra radicale e dei macronisti, è il fatto politico che può aprire le porte del governo alle destre unite. E, in prospettiva, pure quelle dell’Eliseo nel 2027. Ci sarebbero tutti gli elementi, insomma, per la creazione del primo asse italo-francese della storia recente: in Europa significherebbe un cambiamento epocale in termini di lotta all’immigrazione clandestina, di tutela del mercato interno e di rilancio di competitività dei comparti industriale ed agricolo.
Ciò che sta avvenendo in Francia, dunque, è la dimostrazione empirica che modello italiano è qualcosa in più di una “semplice” alleanza di partiti per il governo: è la vena viva di un progetto di dimensione continentale. Un progetto sospinto dai popoli, dalle coscenze profonde dei ceti produttivi che non ne possono più di astrazioni burocratiche, di monetarismo, di eco-fanatismo. Un’onda destinata a infrangere, in ogni caso, l’anti-storica barriera antifascista. Funzionale, nel meccanismo del doppio turno francese, a dare un unico scopo esistenziale alla sinistra “terminale”: permettere a un certo establishment anti-nazionale di governare.
Adesso i tempi sembrano maturi perché il Rassemblement National, i Les Republicains e Reconquete (il soggetto di Marion Maréchal) trovino la formula per garantire anche ai loro compatrioti un governo realmente rappresentativo della volontà dei francesi. Certo, le resistenze delle “burocrazie” interne al gruppo dei Repubblicani all’apertura di Ciotti sono state forti e a tratti isteriche. Ma gli elettori, vedendo come vanno le cose in Italia, sembrano essere decisamente più avanti.