Israele, Netanyahu assediato da esercito e alleati. La solitudine del premier israeliano

20 Giu 2024 13:29 - di Redazione
Netanyahu

Tempi difficili per il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Stretto tra la guerra contro Hamas a Gaza, la tensione crescente al nord con Hezbollah e i contrasti interni alla coalizione di estrema destra, il primo ministro deve fare i conti con le fronde interne e un consenso popolare in netto calo.

Lo scontro con l’esercito e il videomessaggio di Netanyahu

Ieri il portavoce delle forze armate, Daniel Hagari, aveva affermato testualmente “l’impossibilità di distruggere Hamas”. “Quello che si può fare-aveva detto Hagari- è sviluppare qualcos’altro che rimpiazzi Hamas. Qualcosa che convinca la popolazione che c’è qualcun altro a distribuire il cibo, a prendersi cura dei servizi pubblici: questa è la strada per indebolire davvero Hamas”.

Il capo del governo ha risposto con un videomessaggio in cui dice: “Siamo in guerra su diversi fronti e dobbiamo affrontare grandi sfide e decisioni difficili. Chiedo pertanto con forza che tutti i partner della coalizione si diano una calmata e siano all’altezza della situazione”, aggiungendo poi che, “Questo non è il momento della politica meschina. Dobbiamo tutti concentrarci esclusivamente sui compiti che abbiamo davanti”, ed esortando i partiti di governo a “mettere da parte qualsiasi altra considerazione e interesse e a restare uniti”.

Il problema degli ostaggi: non più di cinquanta quelli ancora vivi

Netanyahu deve fare poi il conto con le critiche interne per la questione degli ostaggi in mano ai terroristi dal blitz del 7 ottobre scorso. Fonti americane ritengono che non siano più di cinquanta quelli ancora vivi e tutto questo complica ulteriormente il suo rapporto con l’elettorato israeliano.

Rapporti tesi con alleati e Usa

Rapporti tesi  per il premier anche con l’estrema destra guidata dai ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir: il leader di Otzma Yehudit ieri è stato accusato dal Likud, di aver divulgato “segreti di Stato” dopo che è circolata la notizia secondo la quale Netanyahu si sarebbe offerto di condividere delicati briefing sulla sicurezza (Ben-Gvir da tempo chiede maggiore potere decisionale sullo sforzo bellico e le pressioni sono aumentate dopo l’uscita di Benny Gantz dal governo di unità, tanto da costringere il premier a smantellare il gabinetto di guerra) in cambio del suo sostegno al controverso progetto di legge sulla nomina dei rabbini municipali. Una normativa, richiesta dallo Shas, che all’ultimo minuto il premier ha ritirato facendo arrabbiare i partiti ultraortodossi.

Con la Casa Bianca va ancora peggio. A Washington non è piaciuto affatto il videomessaggio in inglese diffuso dal premier Benjamin Netanyahu nel quale quest’ultimo ha apertamente accusato l’amministrazione Biden di bloccare le spedizioni di armi, usando toni molto duri. Gli Usa hanno risposto annullando un incontro di alto livello sull’Iran, mentre la delegazione israeliana era già in volo per Washington.

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