Le elezioni del 30 giugno viste dai francesi a Roma: Marine, il voto e la Francia che cambia

24 Giu 2024 7:35 - di Annamaria Gravino

C’è chi ha sempre votato e lo farà anche questa volta, chi non lo ha mai fatto e continuerà a non farlo. I francesi a Roma sembrano vivere senza particolari patemi la chiamata al voto per le elezioni del 30 giugno e 7 luglio, convocate con lo scioglimento dell’Assemblea nazionale dopo la vittoria del Rassemblement National alle europee. L’impressione comunque è che siano tutti molto consapevoli del fatto che si tratta di uno snodo e che ci sono elementi di novità che potrebbero restituire un esito inedito come la vittoria della destra anche alle politiche. Manifestano molta curiosità su come andrà a finire, ma in generale mantengono il punto di vista più distaccato degli expat. Per certi versi si tratta di uno spaccato sorprendente, proprio alla luce dell’eccezionalità del momento. Per altri, in fondo, è la conferma di quanto ampiamente percepito con le europee: Marine Le Pen è riuscita a “normalizzare” la destra, che ormai è considerata un “pericolo per la democrazia” solo dall’establishment e dalle parti più ideologizzate della popolazione.

I francesi a Roma in vista del voto e la “serata elettorale” per scoprire insieme come andrà

Domenica 30 giugno l’esito del primo turno delle politiche si potrà seguire al Carrè Francais, raffinato locale nel quartiere Prati, dove i francesi ritrovano – e gli italiani scoprono – i sapori d’Oltralpe tra boulangerie, ristorante e vendita di prodotti nazionali di qualità. L’appuntamento per la “Serata elettorale” è alle 18.30 per poi aspettare insieme la chiusura delle urne e i primi exit poll attesi per le 20, degustando un buffet a tema che declinerà le proposte culinarie giocando sulle identità politiche. Nell’attesa di vedere come finirà, per capire quali sono gli stati d’animo della vigilia, siamo andati a parlare con clienti e personale di questa sorta di ambasciata informale nel cuore di Roma.

Mark: “Sono uno spettatore e vedo in atto un cambio radicale”

Mark lavora in sala. Parla bene italiano, ma ogni tanto usa qualche termine spagnolo. È a Roma da pochi mesi, qui c’è la sua famiglia. Negli ultimi quattro anni è stato in Francia, nei precedenti venti a Madrid. È nato a Strasburgo e non ha mai votato. Non lo farà neanche stavolta, perché, dice, “non credo che la mia vita cambierà”. “Sono uno spettatore”, aggiunge, ma ha ben chiaro che “è in atto un cambio radicale: per la prima il confronto è tra l’estrema destra e l’estrema sinistra”. “Penso che la gente ritenga che Bardella sia meglio di Macron, per questo lo hanno votato alle europee. C’è voglia di un cambio. La destra non ha mai governato e dunque la gente è disposta a metterla alla prova, ad affrontare la sorpresa”. “Non è più come in passato, non c’è più l’immagine del padre”, dice, riferendosi a Jean-Marie Le Pen. Con Marine “c’è stato un cambiamento radicale”. “Oppure no”, aggiunge, introducendo un elemento di dubbio. “Questa – precisa – è la sorpresa”.

Coraline: “Non avverto pericoli per la democrazia: il risultato sarà frutto del voto dei francesi”

Coraline è una cliente abituale. È nata a Roma, ma all’età di 3 anni i suoi genitori si sono separati ed è andata a vivere in Francia, a Parigi, dove ha fatto base stabile fino ai 20 anni. Poi la base è diventata Roma e Parigi è diventato il posto in cui tornare per le feste comandate e per stare con la famiglia di origine. Ci va regolarmente diverse volte durante l’anno. È sposata con un italiano e ha due figli in età scolare, che la tengono parecchio impegnata. Faceva l’avvocato, con la nascita del secondo figlio ha interrotto la professione, pur riprendendo poi più avanti a lavorare in altri settori.

Voterà convintamente e racconta di aver incontrato una certa fila di connazionali in ambasciata che si stavano attrezzando per poterlo fare. “Ho sempre votato e anche stavolta lo farò”, spiega. Ricorda i tempi in cui i francesi rispondevano coralmente alla chiamata contro l’avanzata della destra, allora incarnata da Jean-Marie Le Pen, mentre oggi “non so come andrà finire”. “Ho l’impressione che molti dicano che non voteranno per il partito di Marine Le Pen, ma poi lo faranno. Del resto, se ha preso tutti quei voti alle europee è evidente che la votano”. Non dice per chi voterà e non lo chiediamo. Di Jordan Bardella vuole capire fino in fondo la preparazione. “È molto giovane, dicono che stia studiando i dossier, ma abbiamo avuto poco tempo per conoscerlo. Sto seguendo la campagna elettorale per valutare al meglio”.

Il discorso vira sul fronte italiano e prende un’altra piega: di Giorgia Meloni Coraline ha già potuto apprezzare il percorso personale e politico. “È  coerente, intelligente, studia. E poi ha dato quella risposta a De Luca fantastica, moderna, contro tante ipocrisie…”. Alcune forze politiche in Francia parlano di un pericolo per la democrazia, lei lo vede? “No, questo assolutamente no. Se il Rassemblement National sarà votato, è chiaro che sarà espressione della democrazia, di quello che vuole la gente. E poi sono contenta che anche in Francia si affermi con questa forza la figura di una donna leader”.

Annabelle: “Abitualmente non voto, lo feci una sola volta per fermare Marine. Stavolta non voterò”

Annabelle, nata in Corsica, in Italia da 25 anni, lavora al Carrè Francais come addetta alla boulangerie. Anche lei come il collega Mark non è un’elettrice. Ha votato una sola volta, alle ultime presidenziali, proprio in risposta all’avanzata di Marine Le Pen, “come atto di salvezza, di estrema necessità”. Stavolta però non lo farà. Perché? Non avverte la stessa urgenza? “Applico nel mio quotidiano i miei obiettivi per l’umanità”, risponde, spiegando poi di essere “buddista, umanista e mondialista”. Chiarisce di non seguire molto la politica, ma di aver trovato “la vittoria dell’estrema destra un po’ spiazzante”, perché a suo avviso “è la voce di un Paese in sofferenza”.

Denise: “Il voto è un modo per farsi sentire. Sono molto curiosa di vedere se i francesi decidono di cambiare”

Denise, anche lei addetta alla boulangerie, invece ha sempre votato e sempre per lo stesso partito, e continuerà a farlo. Arrivata in Italia 35 anni fa “per amore”, è nata in Provenza, dove torna quando riesce, per lo più per eventi familiari di rilievo come matrimoni o lutti. “Con il loro voto i francesi hanno detto che non sono contenti né a livello nazionale, né a livello europeo”, riflette, sottolineando che “servono politici preparati”. A questo punto anche nel suo ragionamento entra Giorgia Meloni, che apprezza proprio “per la sua preparazione” e per il fatto che sia arrivata dov’è con le sue gambe, grazie all’impegno, allo studio e non certo da una posizione di vantaggio: “Non era facile, tanto più per una donna”.

Poi si torna a parlare di Francia e della distanza percepita dai cittadini – non solo lì – rispetto alle istituzioni europee. “In Europa c’è del bene, ma ci sono anche cose che non vanno: ogni Paese ha una sua cultura e alcune leggi possono andare bene in certi Paesi e in altri no”.  “Il voto è il modo per farsi sentire. A livello nazionale se alcune politiche non piacciono si può scendere in piazza, a livello europeo non funziona, ci sono riusciti solo gli agricoltori”. “Sono molto curiosa dell’esito di queste elezioni. Io che sono all’estero la Francia la seguo, ma non la vivo. Il nostro è un Paese in cui i cambiamenti sono molto rapidi. Ora sono curiosa di vedere se i francesi decidono di cambiare”.

Come hanno votato alle europee i francesi all’estero

Alle europee i francesi residenti all’estero hanno votato in controtendenza rispetto a quelli in patria. Nelle undici circoscrizioni elettorali estere la più votata è stata la candidata macroniana di Renaissance Valérie Hayer con il 21,99%, seguita con il 18,76% da Raphaël Glucksmann, leader del movimento francese Place Publique che in vista delle politiche si è unito al Nuovo fronte popolare. Al terzo posto con il 13,89% è arrivata Manon Aubry di La France insoumise di Jean-Luc Melenchon, il movimento che del Nuovo fronte popolare è insieme guida e zavorra, soprattutto per la piega antisemita emersa dopo il 7 ottobre. Al quarto posto sono risultati gli ecologisti con Marie Toussaint, che hanno ottenuto il 12,18% dei voti. Il Rassemblement National nelle circoscrizioni estere ha ottenuto solo l’8,30% dei voti, piazzandosi così al quinto posto. In Francia, con Jordan Bardella capolista, il Rn ha preso il 32% ed è risultato primo partito, dando il via al terremoto che sappiamo. Infine, c’è François-Xavier Bellamy dei Républicains che ha ottenuto l’8,28% dei voti, più di quelli nazionali. La partecipazione al voto nelle circoscrizioni estere è stata del 17,35%, mentre complessivamente ha raggiunto il 51,4%.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *