L’editoriale. Se la “notizia” è pro-Meloni il mainstream che fa? Capovolge, stravolge, ignora (i fatti)…

6 Giu 2024 7:41 - di Antonio Rapisarda

Il sistema mediatico italiano, non tutto per carità ma una buona parte (e sempre dalla stessa parte), da qualche tempo sembra avere qualche problemino con la “notizia”. Guarda un po’: tutto questo capita da quando e ogni volta che c’è di mezzo il governo Meloni. Che cosa accade a quel punto? Come per magia i parametri oggettivi del racconto giornalistico vengono puntualmente stravolti per lasciare il campo a una lettura capovolta, se non stravolta, dei fatti. Non ci credete? Prendiamo le cronache d’Albania.

La notizia vera, da una settimana a questa parte, sono i quindici Paesi Ue, su 27 in totale, che hanno chiesto alla Commissione di utilizzare proprio il protocollo Italia-Albania (quello che il Pd denuncia come una sorta di «Guantanamo» istituzionalizzata) come testo base con cui predisporre una grande operazione di “deterrenza” nei confronti dell’immigrazione clandestina. Notizia clamorosa – a maggior ragione perché diversi governi fra i 15 sono di estrazione socialista – tenuta però “bassa”, come si dice in gergo, dai principali media che hanno preferito concentrarsi esclusivamente sulle poche settimane di ritardo nella tabella di marcia dei lavori di costruzione dei due centri italiani in Albania. Non solo. Altri, i segugi del “giornalismo d’inchiesta”, hanno preso di mira non più solo il governo italiano ma quello albanese: disegnando trame degne di Gomorra nel tentativo di creare una leggenda nera sugli accordi agli occhi dell’Ue (senza troppa fortuna) e minare l’umore del premier socialista Edi Rama. Presidente che, come ha dimostrato ieri nell’appassionato intervento con accanto Giorgia Meloni, non si è lasciato di certo condizionare né intimorire dalla narrazione giunta dai media nostrani: ha rivendicato, al contrario e con una prosa d’altri tempi, la scelta di sostenere l’Italia.

Stesso discorso, come abbiamo raccontato ieri sul Secolo, sul tema sanità. La notizia, qui, è che per la prima volta si interviene sul fronte delicatissimo delle liste di attesa: vengono razionalizzati i parametri, stanziati i primi fondi, individuata una procedura che mette al centro il diritto alla cura nei tempi dovuti. L’atteggiamento di tanti organi di stampa e tv? Segnalare che si tratta per lo meno di un combinato, decreto più disegno di legge, pionieristico in un settore lasciato da sempre all’arbitrio?  Macché: la narrazione si è risolta nell’amplificare a dismisura la reazione del Pd sul «decreto fuffa» o sullo «spot elettorale». Senza ricordare – sperare che qualcuno fra costoro lo chieda ad Elly Schlein è troppo… – che lo sfascio della sanità regionale, che grava soprattutto sul Mezzogiorno, deriva proprio dalla regionalizzazione sgangherata imposta dalla sinistra con la riforma (a colpi di maggioranza) del titolo V della Costituzione.

E che dire di Caivano? Il tentativo, anche qui, è stato quello di spostare i riflettori dai fatti alla polemica. La notizia è il«miracolo», così lo ha definito don Patriciello: ossia la rinascita del centro sportivo strappato alla camorra e al degrado e consegnato, come promesso dalla premier, alla cittadinanza. Non potendo negare ciò il “commentatore unico” che cosa ha escogitato? Ha pensato bene di fare leva (polemica) sulle celebrazioni del 50° anniversario della strage di Piazza della Loggia: «Perché il governo non era a Brescia accanto al presidente Mattarella?», è stato il motivetto velenoso. Fake news: il governo c’era eccome, con il ministro dell’Università Bernini. Ma la realtà, a certa narratori, non importa: l’obiettivo era spostare l’attenzione da Caivano per fomentare (ancora una volta senza fortuna) un’incresciosa e strumentale contrapposizione fra le due cerimonie, dunque indirettamente fra il Quirinale e Palazzo Chigi.

In questo capovolgimento scientifico del racconto – da parte degli ultrà con la penna – non si riscontra, in fondo, niente di nuovo. È il ritorno in grande stile dell’eskimo in redazione e del vecchio adagio, utilizzato per definire proprio l’ottusità dei marxisti ortodossi: se i fatti non si adeguano alla teoria, tanto peggio per i fatti. E proprio questa, se vogliamo, è l’unica vera “non notizia”…

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