L’editoriale. Vittoria in Ue e successo del G7: l’uno-due di Giorgia certifica che l’Italia è tornata
L’ultimo vano tentativo di “limitare” il portato di questo giugno d’oro per Giorgia Meloni e il suo governo è la domanda invidiosetta che circola da qualche ora fra certi commentatori dell’amichettismo televisivo e non: «Questo G7 conta davvero, ancora, o no?». Ma se non conta niente – chiediamo noi – perché tutto l’apparato mediatico del mondo (a partire dai neo-scettici di cui sopra) non ha parlato d’altro in questi mesi? La verità, al netto dell’ovvietà che il mondo multipolare è chiaramente più largo della formula a 7, è che il G7 eccome se conta. E “racconta”. Che cosa? L’altra verità: che in questa assise, esattamente come sta avvenendo nell’Ue, da troppo tempo mancava la spinta italiana. E che questa spinta ha contribuito a un’edizione “di successi” per il vertice come non se ne vedeva da un pezzo. Un boccone che proprio non va giù alla stampa liberal di casa nostra.
Lo dicono le conclusioni: se è vero che l’utilizzo degli extraprofitti degli asset russi congelati era l’obiettivo comune dei grandi, è altrettanto vero che era questo il dossier più complesso (per diverse resistenze dei partner Ue, Germania su tutti) su cui sarebbe stata giudicata la presidenza italiana. Il risultato? Traguardo raggiunto. Con un corollario importante: il riconoscimento, da parte dell’amministrazione americana, del fermo sostegno dell’Italia all’Ucraina. Un messaggio recapitato a diverse cancellerie europee in caduta libera, che speravano in cuor loro di aver scrutato in certi retroscena il fantomatico turbamento della Casa Bianca per la vittoria delle destre conservatrici ed identitarie alle Europee.
In altri termini: cercavano una sconfessione per impedire l’ingresso dell’Italia nei grandi player della prossima Commissione Ue. Poveri illusi. I signori in questione continuano a non comprendere il punto: l’appoggio del premier italiano alla causa ucraina non è un semplice posizionamento “di governo” nell’alleanza atlantica: è un approccio radicato nella coscienza di chi viene da destra, a tutela della sovranità nazionale di ogni popolo e della primazia del diritto sull’arbitrio. È un approccio che richiama una precisa visione di Europa e di Occidente: quella che va dai ragazzi di Buda ai ragazzi di Kiev.
A Borgo Egnazia si è stabilito tanto altro. A partire dall’altra delicata questione, il Medio Oriente, dove le grandi potenze hanno pronunciato con una sola voce quella «soluzione politica per la Regione» – due popoli, due Stati – anch’essa iscritta da sempre nella proposta italiana e di chi governa nello specifico. Proposta italiana che è diventata, poi, “rotta europea” a proposito del focus Africa. Ed è qui un altro punto incassato dalla presidenza Meloni: il Piano Mattei, l’intuizione geo-strategica dell’esecutivo italiano, è entrato ufficialmente nel coté dei grandi progetti di sviluppo internazionali. Assieme a un “link” fondamentale per rendere la cooperazione con i Paesi emergenti (non a caso invitati dall’Italia alla riunione) strutturale: il governo dei flussi migratori e la lotta ai trafficanti di essere umani. Bene, in questo G7 c’è stata «una storica prima volta», come ha sottolineato la premier, anche su questo dossier.
E a proposito di prime assolute: che dire dell’arrivo del Santo Padre al summit? Una visita inedita quella di papa Francesco, un grande onore per la presidenza italiana, giunto per portare l’umanesimo al centro dell’algoritmo. L’etica al centro del processo dell’Intelligenza artificiale: altra intuizione su cui Meloni ha investito molto sia sul G7 che in Europa. Il risultato? Un messaggio al mondo da parte di Francesco – «Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita a un essere umano» – che scavalca, con la sua forza escatologica, i confini del dossier: invita i grandi a scongiurare «l’eclissi del senso dell’umano». In tutti i campi.
L’istantanea delle conclusioni del vertice, con le delegazioni allargate al Sud del mondo e all’abbraccio di Bergoglio, restituisce dunque non solo un’Italia capace di proiettare nell’immaginario «l’offerta di valori» dell’intero G7 ma il ruolo attivo – riconosciuto – che ormai ha assunto agli occhi di tutti gli attori e gli osservatori globali: nel contribuire a fissare l’agenda e nel ricercare le soluzioni. I detrattori, esterni e “interni”, questo non lo ammetteranno mai. Ma il mondo, come abbiamo visto, va avanti lo stesso. E se andrà in un certo verso è grazie anche al fatto che l’Italia, finalmente, è tornata.