L’intervista. Alberto Stefani: ecco le dieci fake news sull’Autonomia cavalcate dalla sinistra

20 Giu 2024 7:15 - di Antonella Ambrosioni
Alberto Stefani Autonomia

“Essere relatore è stato un onore immenso”. Alberto Stefani, trentunenne deputato della Lega è soddisfatto per l’ok al ddl sull’Autonomia differenziata dopo la maratona notturna tra martedì e mercoledì, che ha sigillato una battaglia storica del Carroccio. “48 ore senza mai chiudere occhio, oltre 230 voti, oltre 72 ore di commissione. Ma la soddisfazione ripaga tutto”. È la persona più adatta per sfatare le fake news che un’opposizione isterica sta facendo circolare. “Il governo Meloni scassa la Costituzione” attaccano dentro e fuori le aule parlamentai dem e grillini. Due modi opposti di intendere la politica: il governo mantiene gli impegni presi con gli elettori nel programma elettorale. La sinistra dice no a tutto e lo fa diffondendo sull’Autonomia differenziata una pioggia di fandonie.

Onorevole Stefani, rispediamo al mittente la madre di tute le bufale: il ddl Autonomia “spacca l’Italia”.

Non è vero. Non è un provvedimento che spacca l’Italia. L’Autonomia differenziata trova la sua legittimazione nell’articolo 116 della Costituzione, comma 3, introdotto dalla riforma del Titolo V (del 2001) che prevede un’attribuzione di funzioni alle Regioni che ne fanno richiesta. Tutto questo è tutelato dai Lep, i livelli essenziali delle prestazioni.

E qui veniamo alla fake news numero due: i Lep sono inadeguati, strillano a sinistra.

Sbagliato. Il percorso per individuare i Lep è stato tentato da tutti i governi. Tant’è che l’articolo 117 della Costituzione ne prevede la determinazione in capo allo Stato. In ambito sanitario esistono già: sono i Lea, livelli essenziali di assistenza. Peraltro, per i Comuni i Lep esistono per buona parte dei trasferimenti, molto meno per le Regioni.

Arriviamo alla fake news numero 3: i Lep acuiscono le distanze tra Regioni più ricche ed altre meno competitive, dicono le sinistre prefigurando scenari apocalittici. Cosa risponde?

E’ esattamente il contrario. I Lep sono una tutela per le Regioni più svantaggiate perché rappresentano la soglia di spesa minima sotto la quale lo Stato non può andare. Quindi garantiscono che alcune prestazioni, oggi carenti, debbano essere garantite su tutto il territorio nazionale.

Dunque, la penalizzazione del Sud che il ddl Autonomia provocherebbe è una quarta bufala?

Certo. Il divario Nord-Sud esiste non certo da oggi con l’approvazione dell’Autonomia. Il divario si è determinato in un regime centralista. Contiamo che avvicinando il decisore al territorio si riducano gli sprechi, si migliori l’efficienza dei servizi e si crei un circolo virtuoso tra classe dirigente ed elettori.

”Il governo non ha messo un euro” per finanziare il ddl Autonomia, attaccano a sinistra. E siamo a alla quinta bugia. Come stanno le cose?

Il finanziamento avviene mediante la compartecipazione ai contributi erariali, previsto dalla legge. È così che si finanzialo le funzioni Lep per le regioni che ne facciano richiesta.

Fa sorridere che oggi a intestarsi la battaglia contro l’Autonomia differenziata siano forze politiche come il Pd: un partito che, attraverso il proprio attuale vicesegretario nazionale e Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e Nicola Zingaretti, ex presidente della Regione Lazio, ha richiesto l’avvio del decentramento amministrativo. Con che faccia parlano di Costituzione “ferita”? E siamo alla sesta fake news…

Nel Partito democratico c’è chi ha letto la Costituzione e chi non l’ha letta. Chi l’ha letta sa che la Costituzione difende le autonomie locali. Rispondo a questa fake news con l’articolo 5 della Costituzione: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Può bastare per mettere a tacere a Pd e opposizioni e per rispondere a inutili, strumentali, polemiche.

La riforma sull’autonomia differenziata incontra il diffuso piagnisteo degli amministratori e dei governatori di Regione. Come smontare questa settima strumentale lamentazione?

Si smonta facilmente: constatando che l’Autonomia differenziata rappresenta un’assunzione di responsabilità. C’è chi ha paura e non vuole assumersene nessuna. Preferisco un Paese che premia e dove il coraggio di amministrare venga premiato.

Eppure governatori lamentano di essere stati “commissariati” con l’autonomia differenziata… Un’altra bufala?

Ma come? Più un amministratore è “autonomo” più si sente “commissariato”?

E siamo alle isterie: a sinistra parlano di «un baratto», uno «scambio» nella maggioranza: un “do ut des” tra FdI e Lega: il premierato per l’autonomia.

Si tratta di due riforme previste nel nostro programma. Una è una legge ordinaria, quella sull’Autonomia; l’altra è un riforma costituzionale, quella sul premierato. Non vedo nulla di male se le due riforme vanno avanti insieme.

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