Lucia Annunziata piange e insulta: “Meloni non mi stimava e sono andata via. Modello da Corea del Nord”
“Meloni non mi stimava”. Il piagnisteo di Lucia Annunziata -che ha deciso spontaneamente di andare via dalla Rai nel maggio scorso- va in scena in una lunga intervista su Repubblica oggi in edicola. Alla domanda se se ne sia andata da viale Mazzini in vista della candidatura Europee risponde no. Ammette di non avere doti profetiche: «Se fosse così, sarei una veggente. Ho lasciato a maggio 2023, la proposta di Schlein mi è arrivata nel marzo scorso». La domanda le offre però lo spunto di gettare veleno sulla premier. La conduttrice che dal 2005 conduceva, su Rai3, lo spazio di approfondimento “In ½h”, divenuto poi nel corso degli anni “Mezz’ora in più” non evita il vittimismo, di moda ormai a sinistra. Saviano docet. Che lagna.
Lucia Annunziata fa il piantarello: “La Meloni non mi stimava…”
Allora perché andata via dalla Rai? Ricordiamo che l’annuncio dell’addio al veleno di Lucia Annunziata arrivò a breve giro di posta dall’annuncio delle nuove nomine ai vertici dei Tg. Alle dimissioni “arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi – aggiunge -. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione, dunque. Fu un commiato acido. Un po’ come dire che la Rai o è Pd-centrica o non è.
Lucia Annunziata non rinuncia al telemartirio antimeloniano
Ora afferma qualcosa di diverso non rinunciando ai cinque minuti di vittimismo. Dice di avere sbattuto la porta di viale Mazzini per “colpa” della Meloni, trattando i rapporti aziendali come una disputa tra liceali. «Ho lasciato perché avevo avuto molti segnali del fatto che la premier non mi stimasse- racconta-. Nell’intervista per un libro e in un comizio a Caltanissetta aveva detto: Annunziata non è una vera giornalista, ha lavorato solo perché in tasca aveva una tessera di partito, lei non è espressione della meritocrazia, che noi invece intendiamo riportare in Rai». Aggiungendo: «Se l’editore non mi apprezza, io me ne vado». All’epoca delle sue dimissioni -che sottolineò essere “irrevocabili” -tutti i giornaloni ne fecero una telemartire -: considerando il fatto che poco prima se ne era andato dalla Rai anche Fabio Fazio per accedere al Nove con un contratto vantaggiosissimo.
Annunziata piangente e delirante contro Meloni
Solo la stampa di centrodestra – Sallusti in primis- fece una valutazione equilibrata: “Chi se ne frega se un giornalista condivide o non condivide le politiche di un governo eletto dal popolo. Dovrebbe limitarsi a raccontarlo e semmai criticarlo”. Aggiungendo: “La sua trasmissione Mezz’ora in più “è stata un esempio di scuola della tv pubblica partigiana e faziosa. E se donna Lucia avesse avuto le palle avrebbe dovuto continuare a farla. L’avremmo combattuta ma rispettata. E invece no, molla il colpo”. Diciamo che la versione piagnucolosa di “non essere apprezzata” abbastanza non regge molto. Sta diventando un vizio prefigurare un martirologio. Ma Annunziata va oltre e insulta invocando il pericolo democratico.
“Modello Meloni da Corea del nord”
“La speranza – prosegue – è che l’Europa aiuti a mitigare questo disegno eversivo del governo”. E spiega che non prenderà la tessera del Pd anche se eletta: “Al momento no, una delle ragioni per cui i partiti funzionano è perché al loro interno convivono tante voci. Aver candidato Tarquinio, Strada e me è un segnale di apertura che racconta di un Pd vivo, plurale. I partiti che si credono uniti perché tutti pensano la stessa cosa esistono solo in Nord Corea e nell’Italia di Meloni”.