Macron ai Repubblicani: “Così tradite De Gaulle”. Ciotti si ritrova espulso ma resiste
Ore cruciali in Francia chiamata al voto anticipatamente dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte del presidente Emmanuel Macron. Decisione presa la notte dello spoglio per lo schiaffone ricevuto dall’onda azzurra di Marine Le Pen che ha conquistato il 33% dei consensi. Il giorno dopo l’annuncio storico dell’accordo elettorale tra Repubblicani e Rn, Macron convoca i giornalisti per affrontare con piglio deciso il momentaccio. Non parla da presidente dei francesi ma da leader di Renaissance e di fatto apre la campagna elettorale più breve della Quinta Repubblica.
Macron convoca la stampa: non mi dimetterò
Prima rivendica la scelta choc di aver sciolto l’Assemblea nazionale, poi torna a smentire l’ipotesi di lasciare l’Eliseo in caso di sconfitta (“è assurdo che io mi dimetta, il mandato assegnato è di 5 anni”) e va all’attacco degli avversari di Rassemblement national, ‘pericolosi’ nemici della Francia. Prova a ruggire, monsieur le president, si appella allo spirito repubblicano e accusa i Repubblicani di tradire la lezione di De Gaulle.
Il ritorno alle urne è l’unica decisione repubblicana
“La risposta democratica all’esito del voto per le europee in Francia non poteva limitarsi a un rimpasto ma imponeva lo scioglimento dell’Assemblea nazionale”, dice alla stampa. “Il ritorno al popolo sovrano è l’unica decisione repubblicana, un momento di chiarimento per il Paese, in un contesto in cui le forze dell’estrema destra sono intorno al 40%”. Qualcosa che non possiamo ignorare”. E ancora: “Cadono le maschere, si capirà chi vuole far prosperare il suo orticello e chi vuole far prosperare la Francia”. Parole rivolte a Éric Ciotti, leader dei Repubblicani, che ieri ha annunciato il patto elettorale con il Rassemblement national, poi confermato da Jordan Bardella. Uno tsunami inatteso che rischia di mandare in frantumi il rassicurante status quo e preoccupa molto il presidente francese. “La destra repubblicana si è alleata per la prima volta con l’estrema destra. E parlo dell’estrema destra, del Rassemblement National, voltando le spalle in poche ore all’eredità del generale de Gaulle, di Jacques Chirac e di Nicolas Sarkozy“.
I repubblicani tradiscono la lezione di De Gaulle
“Ora la nostra responsabilità è quella di lavorare perché lo scenario di un governo estremista non si verifichi, convincendo i francesi”. Durante il botta e risposta con i giornalisti, perde la pazienza ogni volta che qualcuno gli chiede se avrebbe dato l’incarico di formare un governo a Bardella, in caso di vittoria del Rassemblement National. “Non vi capisco, vedete solo il disastro. A me invece interessa che i francesi capiscano che cosa succederà se vince il Rassemblement national. Non voglio dare le chiavi del potere all’estrema destra nel 2027 il sussulto deve avvenire adesso”.
Si spaccano i Repubblicani, Ciotti rifiuta l’espulsione
E il sussulto c’è stato ma in casa dei neogollisti di Éric Ciotti, processato dal partito per l’accordo con Marine Le Pen in vista delle urne. I contrari all’intesa convocano un ufficio politico urgente per il pomeriggio con l’intento di destituire Ciotti. Che non partecipa alla riunione, che su X ha definito illegale, e chiude la sede del partito di rue de Vaugirard. “Tutti fuori”, dice ordinando ai dipendenti di andarsene a mezzogiorno. Al termine della riunione una nota trasmette che l’ufficio politico ha deciso “all’unanimità” l’espulsione dal partito di Éric Ciotti. Secondo quanto riferisce il sito di Le Figaro la presidenza ad interim sarà assunta da François-Xavier Bellamy, vicepresidente e Anne Genevard segretaria generale. Ma Ciotti non si ferma. “Sono e resto il presidente della nostra formazione politica”, replica sui social. “La riunione organizzata questo pomeriggio si è svolta in flagrante violazione del nostro statuto. Nessuna decisione presa in questa riunione ha conseguenze legali, può avere conseguenze penali”.