Mastroianni, a 100 anni dalla nascita, per la Treccani è lui il divo più amato del cinema italiano

29 Giu 2024 13:50 - di Italpress
Mastroianni Treccani

Per la Treccani l’alter ego di Federico Fellini, eclettico interprete di circa 150 film firmati da registi di grande rilievo, e stato il divo più amato del cinema italiano del dopoguerra, capace di trovare sul set brillanti soluzioni inventive grazie alla sua capacita di concentrazione. Mastroianni, attore teatrale e cinematografico, è nato a Fontana Liri (Frosinone) il 28 settembre 1924 e morto a Parigi il 19 dicembre 1996. E allora, come ricorda la voce curata da Tullio Kezich per l’Enciclopedia del Cinema Treccani, Mastroianni si formò alla scuola di teatro di Luchino Visconti. E divenne l’alter ego di Fellini, passando alla storia come l’attore italiano più apprezzato e amato del dopoguerra.

Tra i titoli della prima fase, quasi sempre in qualità di giovane ingenuo e sventato: Una domenica d’agosto (1950) di Luciano Emmer, Vita da cani (1950) di Mario Monicelli e Steno, Parigi e sempre Parigi (1951) e Le ragazze di Piazza di Spagna (1952), entrambi ancora di Emmer. Di maggiore impegno le partecipazioni a Febbre di vivere (1953) di Claudio Gora, Cronache di poveri amanti (1954) di Carlo Lizzani, Giorni d’amore (1954) di Giuseppe De Santis. La vera svolta e la popolarità, però, arrivano con Peccato che sia una canaglia (1954) di Alessandro Blasetti, il primo degli undici film che abbinarono Mastroianni nell’arco di quarant’anni, in una sorta di coppia fissa con Sophia Loren.

E ancora. Tra i vari cineasti con cui lavorò, Ettore Scola, il regista che l’attore frequentò più assiduamente, con otto film tra i quali Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), La terrazza (1980), Il mondo nuovo, noto anche come La nuit de Varennes (1982), dove impersonò un invecchiato Casanova. E poi Splendor (1989), Che ora e? – in felice abbinamento con Massimo Troisi – e prima ancora, Una giornata particolare (1977), toccante incontro d’amore fra una casalinga e un omosessuale, ambientato nel giorno della visita di Hitler a Roma nel 1938.

La crescita sul palcoscenico teatrale coincise con la sua affermazione nel cinema, iniziata nel 1948 impersonando un personaggio rivoluzionario in I Miserabili di Riccardo Freda. E proseguita, fra umorismo e melò, allargando poi la gamma espressiva alle caratterizzazioni, e trovando sempre sul set brillanti soluzioni inventive grazie alla sua capacita di concentrazione.

Ma è noto a tutti che il momento magico della sua carriera coincise con l’enorme successo di La dolce vita (1960), in cui Fellini lo impose nella parte del giornalista intorno al quale ruotano gli episodi. Dopo questo film, in 8 1/2 (1963) diventò una sorta di “doppio” del regista, al quale rimase fedele in tre titoli successivi: La citta delle donne (1980), Ginger e Fred (1986) e (nella parte di se stesso) Intervista (1987).

Negli anni Settanta, inoltre, intensificò l’attività nel cinema francese, prendendo casa a Parigi e diventando il compagno di Catherine Deneuve dalla quale, nel 1972, ebbe una figlia: Chiara, divenuta anch’essa attrice. Sempre aperto alle proposte stimolanti, fece con Paolo e Vittorio Taviani Allonsanfan (1974). Con Luigi Comencini, La donna della domenica (1975). E con Giuseppe Patroni Griffi, Divina creatura (1975). Mentre con Alberto Lattuada girò Cosi come sei (1978); con Luciano Tovoli Le general de l’armee morte (1984; L’armata ritorna); con Marco Bellocchio l’Enrico IV (1984) da Luigi Pirandello; con Giuseppe Tornatore Stanno tutti bene (1990); con Francesca Archibugi, Verso sera (1990); con Roberto Faenza Sostiene Pereira (1995).

Di tanto in tanto Mastroianni tornò nel corso degli anni a quella che definì la “dieta teatrale”, conclusasi in una crepuscolare commedia italiana, Le ultime lune di F. Bordon, diretta da Giulio Bosetti. Mastroianni girò con questo spettacolo per due stagioni (1995-96), toccando varie città italiane. Accolto ovunque da un travolgente consenso di pubblico. Fece eroicamente l’ultima recita a Napoli, in condizioni fisiche che lo costrinsero a recitare seduto. Poi, andò a vivere i suoi ultimi giorni a Parigi.

Tre volte candidato all‘Oscar e due volte premiato come miglior attore al Festival di Cannes, nel 1970 per Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola, e nel 1987 per Oci ciornie di Nikita S. Michalkov. Ottenne a Venezia per due volte la Coppa Volpi, nel 1989 per Che ora e? di Scola (ex aequo con Massimo Troisi) e nel 1993 per Un, deux, trois, soleil (Un, due, tre, stella!) diretto da Bertrand Blier, come miglior attore non protagonista. Fu anche insignito due volte (nel 1983 e nel 1997, in memoriam) con uno speciale David di Donatello alla carriera.

(Italpress)

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