“Meloni non smette di vincere, gli altri sono anatre zoppe”: Politico incorona Giorgia leader più forte del G7

13 Giu 2024 17:41 - di Natalia Delfino
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“Il mondo democratico ha urgentemente bisogno di una forte leadership da parte del G7 questa settimana” e fra i leader riuniti a Borgo Egnazia Giorgia Meloni è l’unica in grado di garantirla. È il sito di informazione americano Politico ad analizzare lo stato di salute politica dei leader dei sette grandi, riassumendo l’analisi in un titolo che non lascia spazio a equivoci: “Sei anatre zoppe e Giorgia Meloni”. Mentre tutti gli altri sono alle prese con problemi interni di varia natura, che li indeboliscono, la premier italiana è l’unica che “non riesce a smettere di vincere”, si legge nell’articolo, che dunque prende atto di come la leadership di Meloni in questi due anni di governo si sia costantemente rafforzata, tanto internamente, come dimostra l’esito delle elezioni, quanto sulla scena internazionale. “Non sono molti i leader in grado di ottenere voti dopo due anni di governo”, ha commentato il politologo Giovanni Orsina, intervistato nell’articolo.

Politico: “Al G7 ci sono sei anatre zoppe e poi c’è Meloni”

“Con la guerra in Ucraina giunta al terzo anno, i partiti di estrema destra che assaltano i centri di potere europei e il Medio Oriente in fiamme, il mondo democratico ha urgentemente bisogno di una forte leadership da parte del G7 questa settimana”, si legge nell’articolo firmato a più mani, che prosegue sostenendo che “il vertice del G7 nella località costiera di Borgo Egnazia, nel sud dell’Italia, presenta probabilmente il più debole raduno di leader che il gruppo abbia raccolto da anni. La maggior parte dei partecipanti al Summit è distratta da elezioni o crisi interne, disillusa da anni di mandato o aggrappata disperatamente al potere”.

Difficoltà e guai degli altri leader

L’analisi quindi passa in rassegna guai e difficoltà dei vari leader. Il francese Emmanuel Macron e il britannico Rishi Sunak “stanno entrambi affrontando delle campagne elettorali che hanno convocato per tentare di invertire le loro sorti. Il tedesco Olaf Scholz è stato umiliato dai nazionalisti di estrema destra dell’Afd nelle elezioni del Parlamento europeo dello scorso fine settimana e potrebbe essere presto rovesciato. Justin Trudeau, primo ministro per nove anni in Canada, ha parlato apertamente di lasciare il suo ‘folle’ lavoro. Il giapponese Fumio Kishida sta sopportando il suo più basso indice di gradimento personale in vista del voto per la leadership che si svolgerà nel corso dell’anno. E poi c’è Joe Biden. Il figlio dell’ottantunenne presidente degli Stati Uniti, Hunter, è stato condannato martedì scorso, ad appena due settimane dal primo, cruciale dibattito del padre con Donald Trump, in una campagna presidenziale che il democratico rischia seriamente di perdere “.

Meloni “non riesce a smettere di vincere”

Ma poi c’è Meloni. L’unica che, commenta Politico, “non riesce a smettere di vincere”. “Due anni dopo essere salita al potere”, si legge ancora nell’articolo, “la combattiva e popolare fan di Tolkien, proveniente da un quartiere popolare di Roma, ha aumentato la popolarità del suo partito alle elezioni europee di domenica. Ora è pronta a svolgere un ruolo fondamentale nel plasmare la direzione futura della politica europea a Bruxelles”. Politico, che da tempo anche nella sua declinazione europea si è molto interessato al nuovo corso impresso da Meloni, anche in questo caso non ha mancato accenti critici, sostenendo che “Meloni non è alla guida di una superpotenza. Sulla scena internazionale c’è poco che l’Italia, la nona economia mondiale, può fare”. Una lettura smentita però da Giovanni Orsina, che sentito per l’articolo, ha spiegato: “Con un G7 guidato dall’Italia e che si svolgerà in Italia, la Meloni potrà entrare con tutta la sua forza politica”. “Certamente adesso è molto forte”, ha sottolineato Orsina, per il quale la premier “se è abile può ottenere un importante successo internazionale, riuscendo a far arrivare le questioni importanti all’ordine del giorno”. “Non sono molti – ha concluso il politologo e professore di storia alla Luiss – i leader in grado di ottenere voti dopo due anni di governo”.

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