Michelle Causo, uccisa e gettata in un carrello: il pm chiede 20 anni per il killer di Primavalle

24 Giu 2024 14:40 - di Luigi Albano
Causo

È fissata per il 17 luglio la sentenza al Tribunale dei minori di Roma per il giovane di origini cingalesi che il 28 giugno scorso ha ucciso Michelle Causo, la 17enne lasciata poi cadavere su un carrello della spesa a Roma, in zona Primavalle.  Il pm ha chiesto 20 anni per l’imputato. Il rappresentante dell’accusa ha chiesto la pena massima, 30 anni, che scendono a 20 per la scelta del rito abbreviato.

Al giovane, che ha assistito all’udienza collegato in videoconferenza dal carcere di Treviso, la procura contesta l’omicidio aggravato dalla premeditazione, l’occultamento e il vilipendio di cadavere. In aula sono presenti i genitori della vittima, assistiti dagli avvocati Antonio Nebuloso e Claudia Di Brigida. Nel corso del dibattimento, una perizia psichiatrica disposta dal tribunale dei Minori ha stabilito che il giovane imputato, reo confesso, è capace di intendere, escludendo per lui qualsiasi seminfermità. Nella giornata di oggi potrebbe arrivare la sentenza.

Il killer aveva cercato il giorno prima su google: “Come sferrare colpi letali”

Davanti ai giudici, l’imputato avrebbe giustificato la ricerca fatta sul web il giorno prima del delitto, il 27 giugno, relativa a informazioni “su come sferrare colpi letali” come una ricerca a scopo di difesa da eventuali attacchi dovendo andare in una zona isolata.

Gianluca Causo e Daniela Bertoneri, genitori di Michelle Causo, entrando al tribunale per i minorenni di Roma, avevano auspicato il massimo della pena.  ”Mi aspetto una pena esemplare, 25 o 26 anni. Il massimo della pena prevista, anche se nostra figlia non la rivedremo più”, ha dichiarato la mamma della sedicenne.

Lo spettro del revenge porn dietro il delitto

Nei giorni scorsi, il Sindacato di Polizia Penitenziaria (Spp) ha chiesto all’Amministrazione Penitenziaria “una rigorosa indagine” sui cellulari in carcere dopo la denuncia dei genitori della 17enne uccisa. Secondo la denuncia, il ragazzo accusato dell’omicidio userebbe i social dal carcere minorile di Treviso dove è recluso e avrebbe contatto in più occasioni diversi amici suoi e della figlia. “La dichiarazione del sottosegretario Ostellari, che al pari del direttore del carcere di Treviso, escluderebbe la possibilità della rete Internet nell’istituto, non basta – ha sottolineato all’Adnkronos Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.Pp – E’ da tempo che, inascoltati, stiamo denunciando l’uso dalle celle dei telefonini, anche di ultima generazione tecnologica e quindi già dotati di rete internet, che colpisce prima di tutto le famiglie vittime di orrendi omicidi e di reati gravissimi”.

Il cingalese oggi diciottenne, è già stato denunciato da altre ragazze per revenge porn, è stato trasferito nel carcere veneto dove sta seguendo corsi di informatica, avrebbe effettuato diversi accessi al social Instagram cambiando di volta in volta profilo. Secondo i genitori di Michelle Causo avrebbe con quello contattato diverse amiche della vittima e ragazzi che credeva ancora suoi amici. Proprio da questi, però, è arrivata la segnalazione al papà della 17enne che ha poi fatto presente la cosa all’istituto penale. Il segretario generale del S.pp. ricorda i numerosi casi scoperti, persino di video su TikTok, “come la performance dal carcere di Terni di tre detenuti campani appartenenti a un clan camorristico – ricorda Di Giacomo – diventati cantanti neomelodici, quella di noti rap a San Vittore o a Poggioreale-Napoli, con detenuti che mangiano un gelato e mostrano uno spinello sempre attraverso la piattaforma TikTok

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