Nel G7 “dei risultati” i tentativi (maldestri) di oscurare l’Italia parlano francese. Col soccorso giallorosso…
Il G7 di Borgo Egnazia, sotto la guida italiana, è candidato a rimanere impresso come quello «dei risultati»: l’accordo sugli asset russi per garantire il finanziamento a Kiev per la ricostruzione; il piano di cooperazione per l’Africa che muta il paradigma occidentalista nei confronti dei Paesi emergenti; l’arrivo del Santo Padre – prima volta assoluta – per innestare “l’algoretica” in quella rivoluzione a doppio taglio chiamata intelligenza artificiale. Risposte fondamentali per problemi epocali. Tutto bene per tutti dunque? Eh no! Il problema si chiama, appunto, guida italiana: o meglio, Giorgia Meloni.
Troppo “vincente” quest’ultima: unico premier europeo promosso a pieni voti alle ultime Europee ed unica leader, fra i maggiorenti del G7, ad avere davanti a sé solide prospettive politiche di lunga durata. La cosa, evidentemente, è difficile da digerire per chi sta vedendo crollare – pezzo dopo pezzo – la propria ragion politica. Cosa c’è di meglio, allora, che tentare maldestramente di sabotare a tutti i costi il “messaggio” dell’appuntamento più delicato della stagione per far dispetto al presidente del Consiglio e al ruolo rafforzato dell’Italia nelle dinamiche internazionali?
Ci ha provato, eccome, Emmanuel Macron: presidente di Francia di minoranza (da sempre) e, da un paio di giorni, clamoroso sconfitto alle Europee: in casa da Marine Le Pen, in Europa proprio da Meloni. La sortita transalpina sull’assenza del diritto all’aborto nelle dichiarazioni finali del G7, clamorosa fake news costruita dietro le quinte con l’aiuto delle quinte colonne della stampa compiacente, è, letteralmente, la mossa della disperazione. Un tentativo, dopo le incaute dichiarazioni “con l’elmetto” sul conflitto in Ucraina (mossa che ha contribuito alla batosta nelle urne), che ha un duplice scopo: cercare di oscurare l’ennesimo risultato dell’esecutivo italiano; utilizzare il fantomatico attacco ai diritti civili dell’Italia per spaventare i francesi davanti all’onda blue Marine (Le Pen) di Jordan Bardella, papabile neo-premier fra pochi giorni proprio grazie all’azzardo stabilito in patria da Macron stesso.
Un mezzuccio poco “presidenziale”, questo ordito dalla delegazione del capo di Stato francese, rispedito al mittente da Giorgia Meloni («Sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7») e che certifica lo stato d’animo e di confusione dell’astro calante della politica comunitaria. E a proposito di stelle cadenti, a recitare il ruolo di sgangherati sabotatori dell’immagina italiana nei giorni del G7 ci hanno pensato i grillini. Con un M5S ridotto ai minimi termini, ai pentastellati non resta che cercare nelle sceneggiate in Parlamento contro l’autonomia differenziata, nelle piazzate una sorta di ritorno alla verginità politica smarrita per sempre. Altrettanto patetico il “soccorso rosso” dei rosso-verdi e del Pd, fra tricolori esposti goffamente al contrario (bisogna capirli: da quelle parti non sono molto abituati a sventolarlo) e l’immancabile riflesso pavloviano alla boutade “francese” sull’aborto da parte di Elly Schlein.
Certo, davanti a tutto questo – con gli occhi del mondo concentrati sull’Italia – ci si attendeva uno scatto in avanti da parte proprio di Elly: una prova di opposizione “responsabile”, di capacità di proporsi nel contesto internazionale come forza di governo, a difesa dell’interesse nazionale a prescindere dal colore del governo. Niente da fare: nemmeno il 24% ottenuto domenica scorsa ha innescato un principio di evoluzione nell’approccio della segretaria del Pd. La fase matura nessuno l’ha vista arrivare.