Omicidio di Pescara, il massacro nel racconto di un testimone: 25 coltellate, faceva versi di morte e gli dicevano di stare zitto

25 Giu 2024 13:44 - di Greta Paolucci
omicidio Pescara racconto testimone

Un orrore senza tetto né legge e che, via via che emergono dettagli d’indagine e particolari legati alla dinamica omicidiaria, aumenta il suo potenziale di ferocia gratuita e banalità del male. Un massacro, quello compiuto per uccidere Thomas Christopher Luciani, residente a Rosciano, paesino del Pescarese, per cui basta soffermarsi su due parole che la Questura di Pescara utilizza in una nota in cui fa il punto dell’assassinio che si è consumato al parco pubblico Robert Baden Powell, in Via Raffaello, a ridosso del centro cittadino, dove è stato ritrovato il corpo del sedicenne: «Ripetutamente pugnalato». Con una trappola mortale che gli aggressori ordiscono durante un  pranzo a base di sushi e che culminerà in un omicidio efferato, seguito da un bagno al mare come in una qualunque, “normale” serata d’estate tra ragazzi…

Omicidio di Pescara, il racconto di un testimone e lo sgomento. Mantovano: «Sconcertati e sconvolti»

Parole che non bastano a contenere la crudeltà e la violenza di una vicenda, a cui fanno da contraltare le dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che nel corso della conferenza stampa sulla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024, facendo riferimento al caso del ragazzo ucciso da due coetanei a Pescara, ha sottolineato: «Siamo tutti rimasti colpiti, sconcertati, sconvolti dall’ultimo fatto di cronaca che ha fatto riemergere quanto è grave la situazione degli stupefacenti».

Omicidio del minorenne a Pescara, il cordoglio di Marsilio ai familiari vittima

Dello stesso tenore, peraltro, quanto dichiarato dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che sulla morte del giovane Thomas ha commentato: «Il grave evento di cronaca che ha colpito la città di Pescara ci ha lasciato attoniti. Fatti di violenza che coinvolgono dei giovani ragazzi non dovrebbero accadere. A nome personale e della giunta regionale porgo il cordoglio ai familiari della vittima. Ringrazio le forze dell’ordine che da subito si sono attivate per garantire la sicurezza nella città di Pescara».

Attirato nel parco e ucciso: un efferato delitto legato alla droga. E non solo

Uno choc, che ha sconvolto la comunità locale e un’intero Paese, quello suscitato dall’omicidio del 16enne, che rimanda a uno scenario terrificante nei suoi rimandi al contesto sociale di protagonisti e vittima, per quanto il delitto sia legato alla droga, al piccolo spaccio. I due presunti autori dell’omicidio apparterrebbero alla cosiddetta Pescara bene, sono stati già individuati, grazie a testimonianze e a telecamere di videosorveglianza della zona. E sarebbero uno il figlio di un carabiniere, e il secondo il figlio di un avvocato.

«Sul posto – scrive la Questura – gli equipaggi della Volante hanno rinvenuto, nella parte retrostante del parco, in mezzo a dei cespugli dietro il campetto di calcio, il corpo privo di vita di un minore italiano, di 16 anni, con evidenti segni di ferite da taglio».

Omicidio di Pescara, indagini e racconto del testimone confermano orrore e sconcerto

Le indagini – con l’intervento del procuratore capo presso il Tribunale per i Minorenni di L’Aquila, David Mancini e del pubblico ministero minorile di turno, Angela D’Egidio, insieme alla polizia giudiziaria della Questura di Pescara e al medico legale Cristian D’Ovidio. Condotte da personale altamente specializzato della Squadra Mobile, dall’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e dalla Polizia Scientifica – partono immediatamente.

E procedono subito speditamente. E altrettanto istantaneamente «è stato possibile identificare la vittima e ricostruire la dinamica di quanto accorso. In particolare, le cause che hanno determinato l’efferato omicidio da ricondurre ad un diverbio connesso alla gestione di sostanze stupefacenti. La vittima sarebbe stata attirata in una zona non sorvegliata retrostante il parco. Poi colpita ripetutamente con un’arma da taglio nelle parti vitali», riferisce la Procura.

Ed è da quel momento, nei rilievi, riscontri e soprattutto nella testimonianza di un testimone, che le ricostruzioni dell’efferato delitto amplificano la portata di orrore e sconcerto, culminati poi nel fermo dei due coetanei della vittima. A partire dalla quantità dei fendenti sferrati e dalla esiguità del movente: sono state 25 le coltellate inferte al giovane per un presunto debito di droga di poco più 250 euro…

Omicidio di Pescara, i dettagli choc della ricostruzione e il racconto del testimone

Ma i particolari scioccanti che connotano la vicenda non finiscono qui: basterà attendere la testimonianza di un coetaneo presente al massacro e che avrebbe deciso di collaborare con gli investigatori per rendersene istantaneamente conto. Per capire quanta malvagità intrida di sangue e di violenza il piano di una trappola mortale culminata in un’aggressione degenerato in un omicidio virulento, finito con un bagno al mare, come in una qualunque serata d’estate di un gruppo di amici… Mentre il corpo del povero Thomas giace nel suo sangue, nella parte retrostante il parco, in mezzo a dei cespugli, dietro un campetto di calcio…

Negli aggressori «nessuna emozione, nessuna empatia o pentimento»

Allora, tra le disarmanti dichiarazioni del testimone, ce ne è una che più di tutte fa venire i brividi: «Faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto. Lui era a terra, con una gamba accavallata all’altra, ripiegato a terra, esposto ai colpi sul fianco». In questa descrizione dell’orrore, lui è Christopher, loro i suoi aggressori: due liceali che, riferisce il sito di Rainews 24, « durante il primo interrogatorio non avrebbero manifestato emozioni: nessuna reazione particolare e assenza di empatia o pentimento».

E ancora. Christopher, ricostruirà infatti il medico legale Cristian D’Ovidio, è stato «colpito ripetutamente a morte con un coltello». Stando al referto, la vittima ha ricevuto 10 coltellate sul torso. 13 sul fianco destro. E una sulla coscia destra: «Di continuo, da arma da punta e taglio». Tanto che lo stesso testimone sarebbe stato consapevole dell’esito tragico di quell’aggressione spietata. «Ero sicuro che era morto, erano tante coltellate davanti a me. Ad esempio aveva avuto una coltellata all’addome. Una coltellata alla gamba… dove ci sono le arterie».

L’arma del delitto avvolta in un calzino insanguinata e lanciata oltre gli scogli prima di un bagno

Ora i due giovani indiziati sono in stato di fermo in un centro di prima accoglienza. Entro quattro giorni ci sarà l’udienza di convalida. L’inchiesta è nelle mani della Procura dei Minori dell’Aquila. L’arma del delitto non è ancora stata trovata: stando alla testimonianza, i presunti aggressori e i loro amici, prima di fare il bagno l’avrebbero avvolta in un calzino insanguinato e poi lanciata oltre gli scogli, (i sommozzatori dei Vigili del Fuoco la stanno ancora cercando). Tutto, non prima di aver pronunciato le parole che avrebbero dovuto siglare il patto di sangue: «Deve rimanere tra noi».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *