Quel monito su Putin che viene da lontano: “La Russia offre negoziati quando i piani vanno in pezzi”

15 Giu 2024 15:44 - di Sveva Ferri
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La chiave di lettura di cosa abbia mosso la proposta di Vladimir Putin per la tregua con Kiev la fornisce il giornalista ucraino Yevgeniy Mudzhyri su X. Lo fa citando Dzhokhar Dudayev, leader indipendentista ceceno e primo presidente della Repubblica di Cecenia: “La Russia offre sempre negoziati quando è difficile, quando i piani vanno in pezzi, per guadagnare tempo, acquisire forza, correggere gli errori, trovare un punto debole e poi colpire con rinnovato vigore!”. A quasi trent’anni dalla morte di Dudayev, scomparso nel 1996, quella chiave trova eco nelle riflessioni degli analisti di oggi: “Forse è il segnale di una Russia più in difficoltà di quanto voglia ammettere”, scrive per esempio Anna Zafesova su La Stampa.

L’irricevibile “piano di pace” di Putin

Il presupposto di partenza è che la proposta di Putin sia irricevibile. Una provocazione alla vigilia del vertice di pace in Svizzera, secondo la lettura di minima. Il sintomo della debolezza dello zar, secondo analisi più articolate. Putin, in sintesi, per il cessate il fuoco e l’apertura di un negoziato ha chiesto che l’Ucraina rinunci alle regioni invase; sia demilitarizzata; resti fuori da Ue, Nato e qualsiasi altro consesso internazionale; sia “denazificata”, che tradotto significa che accetti un’identità russa; che si proceda alla cancellazione di tutte le sanzioni a carico di Mosca.

Zafesova: “Il segnale di una Russia più in difficoltà di quanto voglia ammettere”

“A meno di non ipotizzare una dissociazione cognitiva finale, il presidente russo è abbastanza realista da chiedere l’impossibile, proprio per vedersi respinto”, scrive Zafesova, sottolineando che si tratta di “una mossa a beneficio dell’opinione pubblica, russa e dei filoputiniani occidentali, per presentarsi come colui che la guerra vorrebbe farla finire e addossare la colpa della sua continuazione a Volodymyr Zelensky. Ma soprattutto, è la prima volta che Putin formula pubblicamente quanti territori ucraini accetterebbe come bottino: forse – conclude la giornalista di origini russe – un bluff dentro un bluff, ma forse anche il segnale di una Russia più in difficoltà di quanto voglia ammettere”.

Stanovaya: “Contrariamente a quello che si pensa, Putin non ha tempo”

Su X è stata poi un’altra analista russa, Tatyana Stanovaya, ad analizzare in una serie di post la mossa di Putin, giungendo grosso modo alla stessa conclusione. “Contrariamente alla credenza popolare secondo cui ‘Putin ha tempo’, ha urgentemente bisogno di consolidare il vantaggio militare della Russia in Ucraina attraverso un ‘processo di pace’ per rendere questa superiorità irreversibile, poiché la Russia potrebbe perdere il suo vantaggio militare nel prossimo anno”, si legge nei post.

L’urgenza per lo zar di interrompere l’azione militare

“È dubbio che qualcuno in Russia creda sinceramente che queste richieste verranno soddisfatte presto. Tuttavia, se ci fosse una significativa mossa reciproca da parte dell’Ucraina, Putin potrebbe cessare le ostilità. Come ho già detto più volte, Putin vuole che l’Ucraina si arrenda senza che la Russia debba compiere uno sforzo militare significativo”, prosegue l’analista, tornando più volte sul tema della volontà di Putin di portare Zelensky a un passo indietro. Volontà dettata da una necessità: “Solleverebbe la Russia dall’obbligo di continuare l’azione militare”.

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