Salis e Toti due pesi e due misure: lei libera lui in carcere. Il mondo sottosopra che piace a sinistra

15 Giu 2024 10:23 - di Adriana De Conto
Salis Toti

Due pesi e due misure. Salis libera, Toti dentro: questo è quel che restituiscono le cronache giudiziarie. Un quadro senza proporzioni. Al governatore della Liguria è stata rigettata l’istanza di revoca degli arresti domiciliari. La Salis,  maestra, attivista con un pesante curriculum di illegalità, è stata liberata grazie all’immunità di parlamentare.  Il processo è stato sospeso venerdì, le è stato tolto il braccialetto elettronico e potrà tornare in Italia. Dunque, sedere sullo scranno di Strasburgo. Fa ridere se non fosse inquetante, la motivazione per il quale Giovani Toti  resta in carcere: il timore della reiterazione del reato. Il governatore è sottoposto a un’indagine assai  traballante su fatti relativi a contributi regolarmente registrati. Ed è costretto ai domiciliari da oltre un mese. Fino a quando?

Doppio registro, Capezzone: “Trombe e tromboni per Salis, silenzio di tomba per Toti”

Dove sono tutti coloro che straparlavano della giustizia “fascista” di Orbàn; che ne delegittimavano i metodi “barbari” ? Silenzio da tutti costoro. Bonelli, Fratoianni ntoinano i peana per Ilaria Salis ma non vengono sfiorati minimamente da un’analisi più ampia sulla giustizia. Sui quotidiani progressisti di sabato 14 giugno- day after di queste due decisioni antitetiche- non ce traccia di una riflessione in materia: ssultanze a sinistra, silenzio su Toti, quasi che la sua permanenza in carcere sia buona e giusta e debba durare sine die: esultano che la Salisi sia libera, ma non si azzardano minimamente a considerare il doppio registro che le due vicende rivelano in maniera macroscopica. Tocca ai quotidiani di area centrodestra analizzare il dato. Su Libero la questione è centrale: il direttore Daniele Capezzone  dedica l’editoriale di prima pagina al trattamento riservato a Giovanni Toti e ad Ilaria Salis: “Davanti a questa contraddizione, che deve pensare un cittadino comune?”, si chiede. Premettendo che  “ci rallegriamo per la ritrovata libertà di Ilaria e semmai ci addoloriamo della decisione su Toti”.

Ma questa premessa non toglie  che “non si può non rimanere sconcertati davanti a un clamoroso doppio standard: per Ilaria, suonano i violini (e i tromboni) di stampa e tv; per Giovanni, invece, silenzio di tomba. Anche al di là delle tecnicalità legali, resta molto amaro in bocca. Il senso di giustizia di una comunità non dovrebbe mai essere calpestato”, scrive Capezzone.

L’irrisione del Domani: “Giornataccia per la destra”

Da notare l’irrisione del Domani: “Giornataccia per la destra”. La giornataccia semmai è stata quella di Toti. E giornataccia dovrebbe essere qualunque giorno in cui non si riescono a sposare giustizia e buon senso comune. Tuttavia tutto dovrebbero suscitare queste vicende contrapposte eccetto che voglia di irrisione.

Sallusti: “Forza Toti”

E’ Alessandro Sallusti sul Giornale a mettere a confronto le due pagine giudiziarie ponendo una questione che ha tenuto banco in questi mesi: “Forza Toti, sei più libero da prigioniero”, è il titolo dell’editoriale. “Salis libera e Toti agli arresti deve farci riflettere su quale delle due nazioni, Ungheria e Italia, sia una democrazia compiuta; se la magistratura ungherese sia davvero succube, come sostenuto da più parti, del potere politico che fa capo al presidente Orbán più di quanto la magistratura italiana sia asservita a una ideologia politica che ha nella sinistra le sue radici”. Il processo al governatore della Liguria – spiega il direttore- si basa su un’inchiesta debole. Accettare la richiesta di scarcerazione sarebbe stato come darle il colpo di grazia. Dunque. “ora l’obiettivo dei magistrati non è provare la colpevolezza di Toti bensì costringerlo a dimettersi prima che crolli definitivamente il castello accusatorio. Non c’è motivo al mondo per cui il governatore debba rimanere segregato, nessuno se non darla vinta, almeno sul piano politico, ai suoi accusatori”.

Per questo Sallusti lo invita a resistere. Aggiungendo due considerazioni. La prima: a politica tutta dobvrebbe ammettere che “il metodo della carcerazione preventiva per ottenere scopi diversi (confessioni, ammissioni, dimissioni o quant’altro) da quelli previsti dalla legge è una prassi illegale se non criminale. Per di più parlando di un eletto dal popolo. La seconda: “Tutto ci saremmo aspettati, ma non di prendere lezioni di democrazia da Viktor Orbán e dai suoi magistrati”.

Belpietro: “Paradosso”. La reiterazione del reato non vale per Salis?

“Che paradosso”, scrive Belpietro sulla Verità: A Toti “bastava correre in Ue per stare al riparo”. “Sono paradossi che si fa fatica a comprendere. La Salis liberata e portata in trionfo nonostante l’accusa gravissima di andare in giro a martellare chi non la pensa come lei. Toti invece ai domiciliari per il sospetto che i 74.000 euro denunciati in quattro anni come finanziamento pubblico”. Portando alle estreme conseguenze il paragone Toti-Salis il direttore analizza la causa della “reiterazione del reato” addotta perché l’ex direttore di Tg4 e Studio aperto dovesse rimanere in carcere: “Siccome se esce di casa c’è il pericolo che vada in giro a raccattare altri soldi per altre campagne elettorali – è la tesi del gip – bisogna tenerlo agli arresti fino a quando farà il governatore. E fino a che ci saranno elezioni alle viste, cioè per la vita” Il paradosso è evidente. E chiama in causa Ilaria Salis. “Allora cosa dovrebbero dire i magistrati ungheresi? Che una volta liberata tornerà a frequentare il gruppetto di massacratori come è accusata d’aver fatto? Via, non scherziamo”.

Il Tempo: “Il mondo al contrario. L’Italia impari da Budapest”

“Ci chiediamo: è davvero giustizia?, si interroga sul Tempo Rita Cavallaro. Il quotidiano ospita un’intervista al senatore azzurro Maurizio Garparri, Che non ha dubbi che si possa parlare del caso Toti come  dell’ennesimo caso su cui viene fuori un uso politico della giustizia. «Evidentemente si passa dalla ricerca di una verità, cosa che la magistratura ha tutto il diritto di fare, a dei risultati di tipo politico, che dovrebbero essere estranei all’attività dei togati. Sappiamo, purtroppo, che così non è». E commenta: «Abbiamo la Salis al Parlamento Europeo, che non paga l’affitto, pur essendo accusata di cose gravissime; e che diventa una specie di Anita Garibaldi senza esserlo. E Toti, che pur essendo stato interrogato, controllato e intercettato, deve rimanere agli arresti domiciliari tutta la vita: o meglio fino a quando qualcuno non otterrà un risultato politico». “Il mondo al contrario- è il commento del quotidiano- . L’Italia impari da Budapest”…

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *