L’intervista. Salute mentale, lo psichiatra Nicolò: “La droga è il nemico principale per il cervello dei giovani”

27 Giu 2024 17:16 - di Redazione
Nicolò

Giuseppe Nicolò è uno dei più autorevoli psichiatri italiani. Vice coordinatore vicario del tavolo sulla salute mentale, curatore dell’ultima edizione italiana del Dsm(il manuale statistico dei disturbi mentali) ha affrontato con noi i temi delle riforme in atto nel settore della psichiatria e l’emergenza droga.

Come procede il lavoro del tavolo sulla salute mentale?

Il tavolo della salute mentale è caratterizzato da una grande apertura a tutti gli interlocutori, ha la fortuna di poter contare sulla sensibilità del ministro e sulla collaborazione di tutti sulla tematica della salute mentale. Stiamo cercando di fare delle scelte in salute mentale che siano orientate alle evidenze scientifiche, alla umanizzazione, alle esigenze dei pazienti e familiari, tenendo conto delle difficoltà che ci vengono segnalate dagli operatori e soprattutto immaginando un modello di salute mentale in Italia che non dimentichi il proprio passato ma che allo stesso tempo sia adeguato ai tempi e alle nuove patologie.

Si sta lavorando molto intensamente con gruppi di lavoro allargati e inclusivi alla redazione di un nuovo piano di azione salute mentale (Pasm), e si è strutturata una intensa collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità per la realizzazione di linee guida in salute mentale, di cui siamo sprovvisti da troppi anni.

 Si è parlato di riforme anche in relazione alla questione delle Rems. Come sta lavorando la commissione interministeriale?

La sentenza del 2022 era perentoria, già allora sarebbe stato necessario trovare delle soluzioni ad una normativa, la legge 81/14, praticamente incostituzionale, che sta esponendo tutti, pazienti operatori e familiari, a gravi rischi. Purtroppo è evidente  come vi sia stata una ingenua previsione dei posti letto e dei percorsi, che in passato si è cercato di addebitare alla cattiva gestione degli operatori. Di fatto  la presenza di una lista d’attesa nazionale con un numero di soggetti superiore al numero di posti già occupati è l’evidenza che un problema c’è.

Siamo molto incoraggiati dal sostegno che il ministero, la magistratura e la grande maggioranza degli operatori della salute mentale ci stanno dando, auspicando una rivoluzione del sistema, e abbiamo una proposta che confidiamo possa diventare operativa.

 C’è una proposta di legge per introdurre la discriminante psicotica nel codice penale. Qual è la sua opinione?

Non entro nel merito giuridico della legge ma, da tecnico, posso affermare che la sentenza 9163/05 che prevedeva la possibilità per chi è affetto da un disturbo di personalità’ grave e pervasivo  di essere riconosciuto come semiinfermo o infermo ha cambiato le cose. La sentenza aveva un suo fondamento specificando appunto l’eccezionalità di tale quadro, ma oggi ci stiamo trovando in Rems circa un 30% di soggetti con disturbo antisociale. Questa norma, se approvata, può correttamente limitare l’applicazione della sentenza solo ai casi che hanno una grave alterazione del test di realtà, ovvero una condizione psicotica.

C’è un problema di violenza giovanile diffusa. come andrebbe affrontato secondo lei?

Abbiamo un problema con l’uso di droghe che sono state propagandate per anni come droghe leggere, che invece arrecano grosso danno alla salute, possono danneggiare in modo irreversibile il nostro cervello, in particolar modo quando è ancora in via di sviluppo come in adolescenza. E’ un tema che va affrontato con assoluta urgenza.

Anche il senso di vuoto e di fallimento accompagna molte generazioni: è il frutto di una percezione di competizione elevata?

La nostra società è improntata sempre di più alla competizione e valorizza la competizione stessa come un obiettivo valoriale del soggetto, questo ovviamente produce senso di fallimento in chi ha la percezione di non essere sufficientemente competitivo e quindi di non avere un luogo in questo mondo.

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