Se il centrodestra perde a Bari e a Firenze, il fascismo non c’è: Schlein la pianti con la propaganda sgangherata

25 Giu 2024 11:14 - di Carmelo Briguglio
Sindaci Sclein fascismo

Dico al mondo progressista: se ci fosse il fascismo al governo, vi avrebbe fatto vincere nelle grandi città e fatto insediare i vostri sindaci ? O prima avrebbe fatto fare il governatore della Sardegna alla signora Todde? O ancora, avrebbe consentito un referendum abrogativo di una legge sull’autonomia differenziata ? Non vedo podestà in giro, solo primi cittadini eletti: rossi o rosé a Bari, Firenze e Perugia et cetera; e “lealisti” a Lecce, Caltanissetta e Rovigo. Ora, a sinistra, devono decidersi: sposano la teoresi del fascismo eterno di Eco e Canfora ? O ammettono che in Italia, ora si vince, ora si perde: cioè che il governo Meloni garantisce pienamente il bene comune della democrazia politica; la quale é soprattutto, ben oltre il rito delle urne, alternanza. Questa stupidaggine dell’Ur-fascismo che non muore e che si nasconde dentro una giovane premier democratica scelta dagli elettori, é davvero sconclusionata: archiviatela, é ridicola. Dubito vi porti voti. Porta sicuramente un lezzo di vecchiume antistorico e un’ immagine inadeguata al ruolo di competitor che il campo progressista si vuole costruire.

Il segnale politico lo danno le elezioni “politiche”

Poi sia chiaro: un conto sono i comuni – dove il centrodestra, incluso Fdi, sconta nei territori insufficienti risorse di classe dirigente: il problema c’è, va detto, eccome -. E un altro sono le elezioni per guidare la nazione e quelle europee che sono anch’esse “politiche”. Queste, appena due settimane fa, hanno premiato la coalizione di governo e segnatamente chi la guida con due milioni e mezzo di voti personali. Macché segnale alla Meloni: Schlein fa propaganda sgangherata. Il segnale politico, lo danno le consultazioni di contenuto politico. Ma sarebbe sbagliato replicare sullo stesso piano, oppure con la negazione dei dati. O, peggio, con le tesi degli avversari rovesciate a proprio uso e consumo: come l’idea che la bassa, ma ormai ordinaria affluenza non superiore al 50 per cento nelle democrazie stabilizzate, diminuirebbe la legittimazione a governare. Queste crasse réclame promozionali fatele fare alla sinistra. Ci si impegni piuttosto in analisi rigorose. Sotto gli effetti della botta – che c’è – é difficile farle.

Sindaci al primo turno col 40% dei voti: in Sicilia la norma c’è e funziona

Pur tuttavia il tema del proclamare il vincitore nelle competizioni locali al primo turno, se taglia il traguardo del 40 per cento dei voti, proposto da La Russa, é tema serio. In Sicilia – alla quale l’”autonomia differenziata” del suo statuto, varato 77 anni fa, assegna potestà normativa primaria ed esclusiva –  la legislazione autonoma nelle elezioni locali fa dichiarare sindaco chi supera quella percentuale di 4 elettori su dieci votanti. La norma c’è già. E funziona. Da anni. Sia quando arriva prima la “rive droite”, sia quando prevale la “rive gauche”. Fa vincere o perdere, ora l’una, ora l’altra. Principio che nella compiuta democrazia meloniana, sopravvive alla vendita pubblicitaria dell’opposizione e alla sua cultura politica che scarseggia in qualità e sovrabbonda di contraddizioni.

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