Sindaci con il 40%, in Sicilia è legge dal 2016 e la volle il Pd. Ora Schlein si scusi con La Russa

29 Giu 2024 7:56 - di Carmelo Briguglio

La memoria: a sinistra la cancellazione di fatti, dati, figure, figlia della doppiezza togliattiana, ormai é metodica. L’ultima la ritrovate nella polemica La Russa-Schlein sulla proposta del presidente del Senato di combattere l’astensionismo del secondo turno, con l’elezione dei sindaci al primo turno, quando il candidato consegue il 40 per cento dei voti. Insomma, la leader del Pd si schiera per la sacralità del ballottaggio. Ma la divinità del secondo turno – prima osservazione – non é assoluta. L’elezione dei presidenti di Regione, di norma, non prevede ballottaggio. E la Regione, a differenza del Comune, é ente con potestà legislativa, non di mera amministrazione. Dal mondo progressista nessuno ha mai levato alti lai per questo gap, se gap fosse.

Sindaci con il 40%, in Sicilia la legge c’è già

Ma la questione più grave – vero e proprio vulnus della memoria collettiva – é questo dato: il 40 per cento dei voti per essere eletto sindaco al primo turno é stato già introdotto nell’ordinamento italiano; c’è già e precisamente é nella legislazione regionale esclusiva in materia di autonomie locali, che la Sicilia si é data, grazie alla potestà autonoma riconosciutale dallo statuto speciale. É la legge regionale n.17/2016 che all’articolo 2 recita così: “E’ proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il quaranta per cento dei voti validi. Qualora due candidati abbiano entrambi conseguito un risultato pari o superiore al quaranta per cento dei voti validi è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi”.

La legge fu proposta dal Pd con la giunta Crocetta

Ecco. Il dato più interessante é però questo: la legge fu promossa dalla giunta di centrosinistra guidata da Rosario Crocetta, con in testa il Pd, nel 2016, mentre a Roma il governo nazionale era guidato da Matteo Renzi, che non impugnò la normativa speciale della Sicilia. Ascoltate ora il leader siciliano di allora del Partito democratico, Fabio Raciti: “Quando si è aperta la discussione sulla legge elettorale, ben prima delle elezioni amministrative, pochi avrebbero scommesso su questo risultato. Oggi abbiamo dimostrato che si poteva fare una legge più coesiva, più democratica, più equilibrata…Il punto è che la vita politica dei Comuni, più che dal tripolarismo, è spesso caratterizzata dalla totale frammentazione che porta al secondo turno elettorale proposte dalla legittimazione molto bassa. Questa legge offre strumenti per aggregare le forze politiche e rendere più semplice e partecipata la vita politica dei comuni: sono soddisfatto di come PD e maggioranza l’hanno portata avanti tenendo conto, con serietà, dei temi proposti dall’opposizione”. (Repubblica, 9 agosto 2016).

Ora la Schlein si scusi con La Russa

La legge, infatti, fu approvata grazie a un’intesa tra Pd e centrodestra, con l’opposizione del M5S il quale elevò vibrate proteste. La legge é tuttora in vigore, funziona e non favorisce nessuno: vince ora uno schieramento, ora l’altro. Nel Pd nessuno ha informato Elly Schlein che la norma del 40 per cento c’è già ed é di marca Pd ? Informatela voi. E diteglielo: si scusi col presidente del Senato.

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