Sono tutti antifascisti, ma non sono tanti. Schlein sogna il fronte unito anti-Meloni: “C’è tempo per allargare”

18 Giu 2024 19:54 - di Vittoria Belmonte

La piazza del campo largo, voluta da Pd, Avs e M5S a Roma, oltre ad aver radunato poche centinaia di persone a Piazza Santi Apostoli ha un altro problema: la ripetitività. Si grida all’allarme fascismo. Si rigrida all’allarme fascismo e poi ancora si ripete che c’è un allarme fascismo. Il tutto tra applausi rassicuranti.

La folla si scalda quando parla Giuseppe Conte, che a fare il comiziante non è troppo capace. Le sue sono urla stentoree. “Se non ci fossero stati i commessi come avrebbero ridotto l’onorevole Donno?”. Dietro di lui le bandiere della pace, dell’Europa e il tricolore.  Anche Angelo Bonelli prova a fare la faccia feroce senza successo: “Siete la vergogna dell’Italia. I nostri nonni hanno dato la vita per la democrazia. Meloni devi vergognarti di non aver detto nulla sull’inchiesta di Fanpage”. Questa la priorità per Avs.

Da Nicola Fratoianni un guizzo di consapevolezza: “Abbiamo chiesto a Meloni di fare abiura, abbiamo perso tempo”. Ecco appunto. Conte invece, che guida gli ex grillini che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, chiede a FdI di comprare una Costituzione per i ragazzi di Gioventù nazionale. Poi fa sintesi storiografiche scontate: il fascismo si basa sulla legge della violenza. Bene, bravo, bis.

Arriva Leonardo Donno, perfettamente ristabilito, col figlioletto avvolto nel tricolore: “Sventoliamo più forte questo tricolore che fa indietreggiare un ministro che vuole spaccare il paese”. Voce un po’ gracchiante anche lui ma suscita il coretto: “Viva l’Italia antifascista”.

Il rappresentante della Rete degli studenti è originalissimo: “Chiediamo lo scioglimento di Gioventù nazionale”, sono “eversivi”. Mancavano in effetti le trame nere. Il copione prevede di alimentare il sentiment antifascista prima della ierofania di Elly Schlein. Così il rappresentante delle Acli e di Arci evoca Piazza Fontana, le stragi, insomma il buio più buio che c’è.

Schlein si abbraccia con Conte dietro il palco. Baci sulla guancia tranquillizzanti. La piazza grida: “Unità, unità”. Gualtieri, ancora un po’ scosso dai balletti sul carro del Pride, saluta Conte e fa gli onori da casa: “Che bello rivederti Giuseppe”.  Nel retropalco tutti si baciano e si abbracciano. Sognano ancora una volta la spallata (che non ci sarà).

La segretaria dem inveisce contro l’autonomia differenziata, contro il premierato, difende l’autorevolezza dell’istituto del presidente della Repubblica (a proposito, avrà letto le rivelazioni di Ruini? Chissà), afferma che la destra vuole un capo solo al comando ma loro, che sono antifascisti, lo impediranno. Oltre la retorica, l’ambizione di Schlein è allargare:  “Ci siamo rivolti a tutti, abbiamo invitato tutti. Rispettiamo le scelte di ciascuno, io penso che sia importante avere dato questo segnale, per la prima volta abbiamo convocato insieme la manifestazione unitaria e c’è sempre tempo per allargare quando gli obiettivi sono comuni”. Azione e Italia Viva non c’erano.  In effetti di tempo le opposizioni ne hanno, altri tre anni. Auguri.

 

 

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