Superbonus, da Bankitalia la devastante verità sul buco di Conte: “Persi 45 miliardi di euro”

18 Giu 2024 13:03 - di Mario Campanella
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Da Bankitalia arriva la sentenza definitiva, e quella più autorevole, sui disastri provocati dal Superbonus 110% voluto dal governo Conte-Pd, nel 2020, in piena pandemia. Le due misure, che comprendevano anche il bonus facciate, sono state esaminate analiticamente da Palazzo Koch che, nel dettaglio, ha messo in evidenza non solo le criticità ma gli effetti sulla nostra economia. Se in settimana dovesse arrivare un segnale negativo sui conti pubblici, come una procedura d’infrazione per deficit eccessivo, sappiamo oggi chi ringraziare…

170 miliardi spesi a debito e 45 buttati

Bankitalia ricorda, nella nota, che il superbonus è costato 170 miliardi nel triennio 2021-2023, con una perdita irreversibile di 45 miliardi , in assenza di integrazioni sussidiarie. In pratica, le due misure hanno comportato una spesa pari al 3% del Pil , con una completa assenza di coperture che mette ulteriormente a rischio il nostro debito e che potrebbe avere conseguenze nell’immediato futuro, a causa di un ritorno del gettito fiscale del tutto insufficiente. E tutto questo al netto delle innumerevoli frodi realizzate in tutta la Penisola.

Fdi: “Da Bankitalia pietra tombale su Conte e superbonus”

L’analisi della Banca centrale italiana ha fatto registrare la reazione di Fratelli d’Italia. Per il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, “Ad alzare una verità inconfutabile sul Superbonus provvede, per la prima volta, l’analisi di Bankitalia: una ‘perdita secca’ di 45 miliardi pari a 3 punti di Prodotto interno lordo all’anno. Secondo la banca centrale le entrate fiscali extra derivate dai bonus sono state significativamente inferiori al costo lordo dello stesso per le casse dello Stato. Svanisce quindi nel nulla la tesi cara al pifferaio del popolo Conte del costo zero del Superbonus, che invece e per contro porta ad un ulteriore aggravamento del debito pubblico che dovrà essere rimborsato in futuro”.

Per Francesco Filini, responsabile del programma politico di Fdi, le parole di Palazzo Koch, “stroncano definitivamente e senza possibilità di appello il superbonus tanto caro a Pd e M5s: 45 miliardi di perdita e 3 punti di Pil andati in fumo. Per anni hanno provato a raccontare che ristrutturare le case dei ricchi con i soldi di chi casa nemmeno ce l’ha fosse una grande intuizione economica che portava benefici a tutto il sistema, una panzana che oggi viene definitivamente inchiodata dai dati dell’istituto indipendente di via Nazionale. La politica del gratuitamente è stata un fallimento, come tutta la stagione della sinistra al governo”.

Una misura che ha arricchito i ricchi

Come spiegato di recente da Roberto Guida, ordinario di economia al Campus Bio medico di Roma, il Superbonus è stato concepito in maniera del tutto indiscriminata, senza porre vincoli preventivi e arrivando ad arricchire i ricchi. “C’è gente che ha potuto ristrutturare la villa a Capri- scriveva Guida- o a Porto Cervo , aumentandone il valore fino al doppio”. Lo stesso economista ricordava che spendendo la metà dei soldi , l’allora governo Conte-Pd avrebbe potuto effettuare un nuovo Piano Fanfani, realizzando centomila case popolari o, in alternativa, ristrutturare ed efficientare tutti gli alloggi pubblici residenziali.

Le responsabilità del Pd e il rischio di una infrazione

Seppure le due misure del superbonus siano legate al nome di Conte non bisogna dimenticare che sono state partorite insieme al Pd, nel periodo successivo all’inizio della pandemia. La gran parte della spesa è stata effettuata prima dell’insediamento del governo Meloni. La voragine creata ha portato il debito pubblico oltre il 138% del Pil, con un’incidenza, per come sottolineato proprio da Palazzo Koch, di tre punti, che potrebbe far scattare una procedura di infrazione europea. Che sarebbe chiaramente addebitata dalla sinistra a Meloni senza alcuna colpa.

Un keynesismo da accattoni

Jonn Keynes, forse il più grande economista del Novecento insieme a Milton Friedman, sosteneva che l’aumento della spesa sociale portasse a un aumento del benessere, ma in una chiave del tutto differente da quanto pensato da Cinquestelle e Pd. Pensare di recuperare una spesa del genere con il gettito fiscale era assurdo. Così come non creare nemmeno delle discriminanti( no alle case di pregio e di valore) che hanno determinato l’effetto paradossale di aumentare le divaricazioni sociali. Chi, davanti alla possibilità di ristrutturare casa addirittura guadagnandoci(110%) ed avendo grosse disponibilità economiche poteva rinunciare all’occasione? La povertà abolita con un annuncio il 2018 è stata ripristinata a spese di tutti. E Conte, da improbabile Robin Hood, si è ritrovato a essere un perfetto sceriffo di Nottingham

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