Ue, Meloni: “La logica del consenso scavalcata da quella dei caminetti. L’Italia non lo accetta”
“Io non penso che il presidente del Consiglio dei ministri debba fare la cheerleader, né dell’uno né dell’altro, penso che debba difendere il suo interesse nazionale e questo sì vuol dire camminare a testa alta. Non l’ho visto accadere molto spesso, sicuramente lo vedo accadere adesso”. Giorgia Meloni, dopo aver illustrato alla Camera le linee programmatiche del governo in vista del Consiglio europeo, ha ribadito al Senato la postura che ha sempre tenuto in Europa. E che intende tenere anche in occasione dell’assise che si apre a Bruxelles. Un appuntamento che darà il via a una legislatura cruciale, nella quale l’Ue è chiamata a decidere se farsi finalmente gigante politico e rimanere colosso burocratico. Uno snodo nel quale l’Italia può e deve giocare un ruolo da protagonista, con il pieno mandato del Parlamento. La risoluzione di maggioranza è stata approvata con 178 sì, 98 no e 16 astenuti alla Camera e 93 sì e 54 no al Senato.
“L’Italia porterà a casa il risultato”
“L’Italia porterà a casa il risultato”, ha chiarito Meloni, lanciando un messaggio ai naviganti dell’opposizione. Che auspicano e spesso brigano perché Roma venga esclusa dai tavoli che contano. La cornice sono le manovre di questi giorni intorno ai “top jobs” nelle quali “la logica del consenso è stata scavalcata da quella dei caminetti, dove una parte decide per tutti”, ha sottolineato il premier. “Non intendo condividerla o accettarla”. “C’è un governo capace di camminare a testa alta, di dire quello che pensa, di farlo lealmente di farlo senza sotterfugi e di farlo senza andare in giro con il cappello in mano”, ha sottolineato il premier. “È grave che le opposizioni dicano in Europa di non trattare con me, con il presidente del Consiglio italiano, io – ha rivendicato Meloni – rappresento l’Italia. E l’interesse nazionale per me viene prima dell’interesse di partito”. Anche voi siete “rappresentanti dell’Italia”, è stato poi il promemoria del premier ai partiti di opposizione.
Il premier smaschera “l’outing” dell’opposizione
“Purtroppo in molti degli interventi ho sentito questo ragionamento: per esempio su quando arriva il patto di stabilità, mi si dice ‘dovete fare la legge altrimenti avremo dei problemi’, mi si state dicendo che in Europa funziona così. Mi si state dicendo che l’Europa aiuta o non aiuta gli stati membri, utilizza una linea o un’altra linea se ci si piega o non ci si piega a quello che una presunta maggioranza ha deciso. Signori è outing. Qui si sta facendo outing”, ha detto ancora Meloni nel corso delle repliche al Senato. “Penso che sia grave sostenere ‘presidente Meloni voti il pacchetto e vada a trattare per l’Italia'”.
Ue, il discorso di Meloni alla Camera: «No a logiche di caminetto. L’Italia non le accetterà»
“Alcuni hanno sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche, che poi sono quelle stesse forze che più sono cresciute alle urne. Le istituzioni Ue sono state pensate in una logica neutrale”, ha detto Meloni alla Camera, dove sono iniziati i lavori e ha reso in prima istanza le sue comunicazioni, poi presentate successivamente al Senato. Gli incarichi apicali sono stati affidati tenendo in considerazione i gruppi maggiori, indipendentemente da logiche di maggioranza e opposizione. Oggi si sceglie di aprire uno scenario nuovo e la logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti, dove una parte decide per tutti. Una ‘conventio ad excludendum’ che a nome del governo italiano ho contestato e non intento condividere o accettare”.
«Volevano decidere i “top jobs” prima del voto: poi non stupisca l’astensionismo…»
Ieri è già emersa la notizia che il gruppo di mediazione che sta cercando un accordo sulle istituzioni europee, i cosiddetti top jobs, avrebbe trovato un’intesa anche senza l’Italia. Un accordo che vedrebbe Ursula von der Leyen per il bis come presidente della Commissione Europea, l’ex premier socialista portoghese Antonio Costa per il Consiglio europeo e Kaja Kallas, dei liberali di Renew, Alto rappresentante per la politica estera. Von der Leyen ha poi detto che avrebbe cercato di trovare un’intesa con Meloni. E su questo la replica che arriva da Roma è esauriente: “Nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare può in cuor suo ritenere accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancora prima che si andasse alle urne. E poi ci si stupisce dell’astensionismo…”.
Ue, Meloni: «Si profila una maggioranza fragile, un errore per le sfide che l’attendono»
In Europa, ha proseguito il premier, “si delinea una maggioranza fragile, destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura. È un errore importante, non per la sottoscritta, per il centrodestra o per l’Italia ma per un’Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte o la comprende ma preferisce in ogni caso dare priorità ad altre cose”. “Se vogliamo rendere un buon servizio all’Europa e alla sua credibilità – dice la premier, dopo aver denunciato le “logiche dei caminetti” che stanno decidendo gli assetti dell’Ue – dobbiamo mostrare di avere compreso gli errori del passato e avere massima considerazione delle indicazioni dei cittadini», che chiedono «un’Europa più concreta e meno ideologica”.
L’astensionismo “è un segnale, non si può nascondere la polvere sotto il tappeto”
“Tutti in questi mesi hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche Ue, nessuno ha detto che sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l’Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto al posizionamento preso finora”, ha proseguito Meloni, avvertendo come anche il dato dell’astensionismo sia un indicatore della necessità per l’Ue di cambiare. “Non può lasciare indifferente questo Parlamento, e a maggior ragione non può e non deve lasciare indifferenti le classi dirigenti europee: a partire da quelle che anche in questi giorni sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto. Dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto, rifiutandosi di cogliere i segnali chiari che giungono da chi ha votato e dai tanti che hanno deciso di non farlo”.
Ue: Meloni: «Ripensare a priorità e postura, per fare meno e meglio»
“L’Europa – ha avvertito Meloni – ha davanti a sé un compito arduo: ripensare le sue priorità, il suo approccio e la sua postura», afferma la premier nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue, rimarcando la “necessità di fare meno e fare meglio”, e di lasciar “decidere agli Stati nazionali ciò che non ha bisogno di essere centralizzato”. Pertanto “penso che la nuova presidenza della Commissione dovrebbe pensare a una delega specifica alla sburocratizzazione per dare un segnale” di cambiamento.
La premier quindi è entrata nel merito dei principali dossier: il rilancio dell’economia europea, la sburocratizzazione, le catene strategiche del valore, la difesa delle filiere produttive industriali e delle aziende dalla concorrenza sleale di Paesi terzi, la necessità di dismettere l’approccio ideologico ai temi ambientali. Poi il tema dei migranti, rispetto al quale l’Italia ha già saputo imprimere un cambio di passo, spostando il dibattito dalla redistribuzione alla difesa dei confini esterni e indicando un nuovo metodo con i memorandum con l’Egitto e la Tunisia e con l’accordo con l’Albania. Partendo da due punti fermi: la necessità di creare le condizioni per il “diritto a non dover emigrare” e l’affermazione senza compromessi che “in Italia e in Ue si entra solo legalmente. Degli ingressi si occupano le istituzioni e non gli scafisti. Non consentiremo alle mafie di gestire gli ingressi in Italia, come fanno da diverso tempo. Mi stupisce che nessuno prima di noi se ne sia accorto”. E, ancora, Meloni ha parlato del ruolo sullo scacchiere globale al quale l’Europa per troppo tempo ha rinunciato: dalla centralità del Mediterraneo a una maggiore incisività in seno alla Nato. L’Europa deve dotarsi si una politica di sicurezza e difesa, anche dal punto di vista industriale, e, ha ribadito Meloni, deve confermare il sostegno all’Ucraina che “è nell’interesse dell’Europa” e l’impegno necessario per il processo di pace in Medio Oriente con l’obiettivo di arrivare alla soluzione dei due popoli, due Stati.