Ue, Meloni silenzia sciacalli e cassandre dem: Italia a testa alta, puntiamo al ruolo che ci compete

28 Giu 2024 18:16 - di Ginevra Sorrentino
Ue Meloni

Dopo ore di trattative, colloqui, confronti e attese, il momento delle decisioni alla fine è arrivato. Nella notte in cui il Consiglio europeo dà il via libera alle nuove cariche apicali dell’Unione europea, Giorgia Meloni si astiene sulla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea e vota no alla designazione del socialista portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo e della liberale estone Kaja Kallas come Alto rappresentante per gli affari esteri della Ue. La premier insomma, sceglie con fermezza e coerenza, che da sempre ne contraddistinguono operato e comunicazione, la linea dura: quella annunciata dopo aver tuonato in patria contro la “logica dei caminetti” e la “conventio ad excludendum” che a suo dire Ppe, S&D e Renew avrebbero attuato nei confronti dell’Italia, preconfezionando il loro “pacchetto” sulle nomine per i top jobs.

Ue, Meloni zittisce la canizza della sinistra

L’Italia non si siederà a un tavolo apparecchiato già prima che la partita cominciasse: e Meloni lo dice forte e chiaro prima. E lo ribadisce con ancora più convinzione dopo, a giochi fatti e conclamati. E a stretto giro, la sinistra a rumore, viene messa a tacere dai fatti che seguono annunci e nomine. Dati che, smentendo gufi e cassandre, non fanno che delegittimare gli schiamazzi imbastiti e rilanciati a posteriori dal plotone dell’opposizione pronto in prima linea a sparare sentenze già scritte.

Gufi e Cassandre dell’opposizione instancabilmente all’opera

Così, tra i vari, al segretario di +Europa Riccardo Magi che in queste ore su X ha paventato un «futuro orbaniano per l’Italia». O al Pd, secondo i cui soloni  Meloni avrebbe «isolato l’Italia». Come allo stesso M5S, solerte nel postare spot e gingle che parlano di «Euroflop e disfatta». Insomma, a tutto coloro che, bypassando dichiarazioni, spiegazioni e commenti generosamente elargiti dalla stessa Meloni, con esaustività e nettezza innegabili, dopo la premier prova a spiegarlo anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti. Ma procediamo con ordine.

Ue, Meloni: «Isolamento? Il ruolo dell’Italia non è accodarsi agli altri»

A tarda notte, social e agenzie di stampa rilanciano le parole di Giorgia Meloni, che al netto dell’esito del Consiglio europeo, dichiara: «Penso che si sia decisamente meno isolati quando si ha la capacità di esercitare una leadership. Penso che sia questo il ruolo che spetta all’Italia. Penso che il ruolo dell’Italia non sia quello di aspettare quello che fanno gli altri e accodarsi. Io sono sempre stata convinta che la leadership stia nel fatto che qualcuno si accorga che tu esista». Così come, sancito il via libera del Consiglio alle nomine per i top jobs, conferma: «Come ho annunciato in Parlamento non ho sostenuto questa proposta. Lo considero un grande errore e una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini europei e del voto espresso dai cittadini».

«La proposta di popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito»

Tutto molto chiaro e in linea con quanto sempre sostenuto. E al termine dei lavori, prima con un tweet, e poi in un punto stampa, Meloni ribadisce la sua posizione: «La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei – spiega la premier – è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni». Pertanto, in attesa del pronunciamento del Parlamento europeo, che dovrà esprimersi sulla nomina di von der Leyen, i riflettori sono puntati sulle trattative per l’assegnazione dei commissari, e sul punto Meloni sottolinea: «Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa».

Ue, Meloni: «L’Italia deve far valere il suo ruolo, il suo peso e l’indicazione dei suoi cittadini»

E ancora. «Penso che l’Italia debba far valere il suo ruolo, il suo peso e l’indicazione dei suoi cittadini. All’Italia – assicura infine Meloni – verrà riconosciuto quello che le spetta: non per le simpatie espresse dal governo, ma perché è un Paese fondatore ed è la terza economia europea». E perché «è una necessità per l’Europa lavorare bene con l’Italia. Io mi sono guadagnata il rispetto tra i miei colleghi perché sono abituata a dire le cose come le penso – conclude il presidente del Consiglio –. Sono rispettata perché non ho una doppia faccia». Ce ne sarebbe per scrivere un trattato insomma, e poteva sicuramente bastare come spiegazione e replica a chi eccepisce e dissente. E invece, la sinistra a rumore non si accontenta. E Foti torna nuovamente a rispondere nel merito: evidenziando come e perché l’Italia ne esce a testa alta.

Ue, Foti: «Meloni fa gli interessi degli italiani e non vuole essere spettatore»

«La richiesta di pagamento della sesta rata del Pnrr, pari a 8,5 miliardi di euro, è l’ennesima dimostrazione di efficienza e tempestività da parte del Governo Meloni. Chi in queste ore pensa di colpire quest’ultimo, cianciando di marginalità sulle nomine, non ha ancora capito che l’unico obbiettivo di Giorgia Meloni è fare gli interessi degli italiani, senza più essere mero spettatore di scelte altrui», torna a chiarire il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.

Nomine Ue, Foti: ecco perché l’Italia ne esce a testa alta

«L’Italia – aggiunge – non accetterà alcun diktat di chi vuole lasciarla in panchina: per contro, il Governo Meloni continuerà a mostrare una ritrovata dignità e manifestare un patriottico orgoglio da tempo persi. Giorgia Meloni non si presenterà di certo con il cappello in mano, come fece Giuseppe Conte, alias l’avvocato del popolo, lieto di essere ricompensato con poche briciole. Il coraggio di portare avanti le proprie ragioni non manca di certo al nostro Governo, impegnato a testa alta nella tutela degli interessi nazionali, adempiendo con ciò pienamente al chiaro mandato che gli italiani hanno conferito allo stesso in occasione della recente consultazione per l’elezione del Parlamento europeo».

 

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