Ue, Weber (Ppe) striglia Schlein e loda Meloni. “FdI più affidabile dei Verdi, l’Italia sarà coinvolta”

27 Giu 2024 8:06 - di Lucio Meo

Inizia oggi a Bruxelles il Consiglio europeo chiamato a definire la “governance” per i prossimi anni, con nomine e maggioranza sul tappeto e la verifica del voto su cui imbastire la nuova legislatura. I giochi, nonostante i negoziatori di Ppe, Pse e Renew abbiano concordato sulla tedesca Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea, il portoghese Antonio Costa presidente del Consiglio Europeo, l’estone Kqja Kallas Alta Rappresentante, sono ancora da fare. Un’anticipazione così plateale dell’intesa rischia di rendere il vertice di oggi e domani una formalità, urtando la sensibilità, ma secondo alcuni in un certo senso facendo persino il gioco, di chi è rimasto fuori dall’intesa, come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier ceco Petr Fiala, dell’Ecr, e l’ungherese Viktor Orban, che non appartiene a nessuna famiglia politica.

Nomine Ue, due giorni decisivi

Ppe, Pse e Renew insieme contano su 22 capi di Stato e di governo, cui si può aggiungere, come minimo, il presidente lituano Gitana Nauseda. Non c’è modo, per i due dell’Ecr (Giorgia Meloni e il ceco Petr Fiala), anche unendo le forze con Viktor Orban e con lo slovacco Peter Pellegrini (sostituisce il premier Robert Fico, ancora convalescente dopo l’attacco che per poco non gli è costato la vita), per fermare l’accordo. Ma non tutto è scontato, visto che da parte della presidenza del Consiglio Europeo c’è una evidente volontà di tenere il più possibile i leader a bordo, anche perché Giorgia Meloni a livello Ue è sempre stata collaborativa. Anche una fonte diplomatica europea ritiene che “più ampio sarà il consenso” sulle cariche apicali, meglio sarà”. Con la premier italiana “si può lavorare”, hanno spiegato ripetutamente fonti Ue. Tuttavia, “il trattato è il trattato, ci sono delle regole”, ricorda l’alto funzionario Ue: quindi, se Ppe, Pse e Renew vorranno scegliere la linea dura, possono farlo. In questo clima, non aiuta il fatto che al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, che ha notoriamente rapporti pessimi con Ursula von der Leyen, si attribuisca la volontà di voler impedire un secondo mandato per l’attuale inquilina di palazzo Berlaymont.

Weber loda il governo Meloni, striglia Schlein e rigetta i Verdi

Oggi, sul Corriere della Sera, il presidente e capogruppo del Ppe Manfred Weber analizza così gli scenari relativi all’elezione di von der Leyen alla guida della Commissione da parte del Parlamento europeo. “Se volete difendere la democrazia, allora rispettate il risultato di 180 milioni di elettori e votate per Ursula von der Leyen: questo è il mio messaggio”, dice, ma chiudendo le porte alla sinistra e ai verdi.

Weber guarda avanti, all’elezione di von der Leyen alla guida della Commissione da parte del Parlamento europeo. “Abbiamo bisogno di un mandato per Ursula von der Leyen anche da parte del Parlamento”.

Poi Weber tira le orecchie alla leader del Pd. “Voglio sentire da Elly Schlein che si impegna pubblicamente a sostenere von der Leyen. Se non lo fa, si schiera con Orbán. Abbiamo bisogno che i leader si facciano avanti: Scholz, Sánchez, Schlein devono esprimersi pubblicamente e dare una direzione chiara alle loro delegazioni. Il Ppe sostiene Costa e Kallas, S&D e Renew facciano la loro parte”.

A chi guardare, ai Conservatori o ai Verdi per puntellare la maggioranza? “I Verdi, soprattutto quando si parla della Germania, mostrano due facce. Abbiamo alcune persone ragionevoli, per esempio nel Baden-Württemberg. Ma a livello europeo, specie a fine mandato, si sono presentati come un’opposizione di sinistra: hanno votato contro il Patto sulla migrazione e l’idea di finanziare con la Bei gli investimenti militari. Devo invece ringraziare il governo italiano perché al Parlamento Ue Fratelli d’Italia ha votato a favore dell’accordo sull’immigrazione stabilizzando la maggioranza… L’Ecr ha diverse facce. C’è il Pis che in Polonia ha superato le nostre linee rosse. Sono felice che Donald Tusk sia primo ministro: ha riportato la Polonia in Europa. L’altra faccia è quella di Giorgia Meloni e Petr Fiala in Repubblica Ceca, sono politici ragionevoli. Meloni e Tajani hanno organizzato un grande G7, l’Italia può essere orgogliosa. Meloni è molto rispettata. Non lavoreremo con partiti che non sono a favore dell’Europa, dell’Ucraina e dello Stato di diritto: no all’Id e a Le Pen in Francia. Ma se i partiti rispettano questi principi, da un punto di vista democratico sono partner ragionevoli e se troviamo soluzioni sui contenuti, lavoreremo insieme. L’Italia è il terzo Paese più grande d’Europa, un membro del G7, una delle più grandi economie europee. Per questo è necessario trovare un modo per includere la posizione italiana nel processo decisionale europeo”.

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