Autonomia, “pasticcio” buffo a sinistra: quesito a rischio bocciatura. L’ammucchiata perde pezzi

13 Lug 2024 13:41 - di Gabriele Alberti
Autonomia Armata Brancaleone

Il “pasticciaccio buffo referendario”: Gadda avrebbe scritto un capolavoro sull’ammucchiata sinistra, che si fa la foto davanti la Cassazione ma senza prima avere letto ciò che vi è scritto veramente. Il quesito è scritto male – tanto che ne è stato presento un secondo -. “Capre”. Non è l’urlo di Sgarbi, ma il titolo dell’editoriale di Daniele Capezzone su Libero. Che giustamente rivendica la corcostanza di avere già fatto notare che un referendum totalmente abrogativo della legge che istituisce l’Autonomia differenziata sarebbe stato incostituzionale. Perché?

Sinistra in confusione sul referendum contro l’Autonomia differenziata

“Poiché la Corte Costituzionale è da sempre stata ostile verso l’istituto referendario, ad ogni occasione ha esteso, aggravato e complicato la sua giurisprudenza in materia: aggiungendo ogni volta un nuovo criterio per non ammettere un quesito, oltre alle ipotesi già fissate direttamente dall’articolo 75 della Costituzione”. Il quesito elaborato dal fronte referendario per abrogare in toto la legge sull’Autonomia viola  almeno tre di quei criter, spiega Capezzone: “è un ddl collegato alla legge di bilancio, è una legge ordinaria cosiddetta costituzionalmente necessaria o obbligatoria; e la sua abrogazione causerebbe un vuoto normativo e inevitabili problemi di funzionamento delle Regioni. Per tutte queste ragioni, la Consulta adesso – perderebbe la faccia se, smentendo una trentina d’anni di sua giurisprudenza, ammettesse il quesito di Schlein e compagni”.

La sinistra si fa il selfie prima di leggere: affondo di Capezzone

Per questo il fronte estra-large ha predisposto due referendum: “uno di cancellazione totale delle norme sull’Autonomia (quasi certamente illegittimo, come abbiamo appena visto), e un altro più limitato di abrogazione parziale”, analizza il direttore editoriale di Libero. Terminati i problemi? Macché? I grillini si sono risentiti: “si sono resi conto a scoppio ritardato che questo secondo quesito sarebbe troppo limitato nella sua portata demolitrice: insomma cancellerebbe troppo poco. Morale: se anche passasse, resterebbe confermato il grosso dell’impianto legislativo predisposto dal centrodestra”. Un “pasticcio” formale, sostanziale, politico di cui paradossalmente “a sinistra si sono accorti solo a babbo morto, come si dice: cioè dopo aver avviato la macchina referendaria”.

Autonomia, il fronte referendario si rompe

Figuraccia su figuraccia che si aggiunge al già patetico tentativo messi in piedi a sinistra di far dimenticare che l’Autonomia è stata – fin dalla Bicamerale del 1994- una sua proposta. Poi ci sono i comprimari di questa commedi dell’arte: Bonaccini, governatore Pd, si era schierato a favore dell’autonomia insieme alle regioni del centrodestra, Lombardia e Veneto. Ma ora fa un capriola pur di infoltire il fronte anti-Meloni. Non finisce qui.

Il dietrofront di De Luca fa arrabbiare la sinistra e sindacati

Il costituzionalista Alessandro Sterpa sul Giornale  conferma il “pasticcio” a cui sta andando incontro il fronte del referendum anti-Autonomia: «L’abrogazione mina delle tutele previste dalla Carta». Dunque, il quesito è a rischio bocciatura. Se tutto ciò non bastasse, aggiungiamo un elemente: l’Armata Brancaleone si sta già sfaldando, come nelle migliori tradizioni del Pd. E’ il governatore della Campania De Luca a “strappare” dal fronte referendario. Lo ha fatto durante la consueta diretta Fb affermando: “Non dobbiamo essere appassionati di referendum, di scontri o confronti fra Nord e Sud. Dobbiamo guardare al merito dei problemi e chiarire sempre che la nostra bocciatura della legge sull’autonomia differenziata è legata a una battaglia sulla linea ‘burocrazia zero'”. E ha chiarito: “”Su questa linea dovremo lavorare ancora nei prossimi mesi per tentare di approvare modifiche alla legge Calderoli, in grado magari anche di superare il referendum, ma tutelando pienamente gli interessi delle Regioni meridionali”. Una “frenata” a cui  non si vogliono adeguare i grillini e i  sindacati Cgil e Uil e all’estrema sinistra. La foto davanti alla Cassazione è già un ricordo.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *