Brindisi, ragazza di 25 anni precipita nel vano ascensore e muore. È polemica sulle manutenzioni
È morta la ragazza di 25 anni precipitata nel vano ascensore in una palazzina a Fasano, in provincia di Brindisi. La vittima, che si trovava al quarto piano, avrebbe chiamato l’ascensore ma dopo aver aperto la porta è caduta nel vuoto: la cabina, secondo una prima ricostruzione, non sarebbe risalita. Un vuoto fatale di 10 metri.
Fasano, precipita nel vano ascensore e muore
Si chiama Clelia Di Tano e abitava con i genitori che per primi hanno dato l’allarme. La famiglia abita in una palazzina delle case popolari dell’Arca in via Saragat. Dopo la tragedia una piccola folla di parenti e persone del vicinato si sono radunate davanti al portone dell’abitazione di Clelia.
La vittima aveva 25 anni, i genitori danno l’allarme
Il gravissimo incidente i è verificato intorno alle 7 di stamattina. Sul posto stanno operando i Vigili del Fuoco di Ostuni, i Carabinieri della compagnia di Fasano, la Polizia Locale di Fasano, il 118 e si è in attesa del Sostituto Procuratore di Turno. “Durante l’estate si corre un rischio maggiore di rimanere intrappolati in ascensore senza il telesoccorso in cabina”. Così all’Adnkronos Luca Incoronato, direttore dell’Anacam, Associazione nazionale delle imprese di costruzione e manutenzione ascensori, a poche ore dall’incidente della ragazza morta dopo la caduta dal quarto piano sul tetto dell’ascensore che era fermo al primo.
D’estate più rischi di restare intrappolati nella cabina
“Dal 1999 – spiega – tutti i nuovi impianti hanno per obbligo un telefono in cabina, un collegamento bidirezionale. Quando si spinge il pulsante di allarme si attiva una telefonata a un centro di soccorso. Risponde un operatore che parla con la persona in cabina, la tranquillizza e chiede l’indirizzo, manda il manutentore. Quest’ultimo fa la manovra di emergenza e sblocca la cabina per poi portarla al piano per far uscire la persona rimasta intrappolata. Questa è la cosiddetta operazione standard in sicurezza”.
Dal 1999 il telesoccorso con un operatore del centro
“Sarebbe auspicabile – sottolinea – che anche gli ascensori installati prima del 1999 avessero il telesoccorso in cabina. Ultimamente, infatti, quando si sente l’allarme nel vano scala, la gente è sempre più restia a uscire. D’estate poi nei condomini ci sono poche persone e quindi si rischia di rimanere dentro l’ascensore anche per giorni, senza che nessuno avverta il campanello di allarme. Per questo da vent’anni chiediamo il telefono in cabina, anche perché non sempre i cellulari prendono”.