Caso Toti, Calenda “No all’uso politico delle inchieste, non parteciperò alla manifestazione del campo largo”

15 Lug 2024 19:03 - di Diego Corti
Toti

Carlo Calenda non parteciperà alla manifestazione indetta dal “campo largo” giovedì 18 luglio a Genova, per chiedere le dimissioni di Giovanni Toti, il presidente ligure agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso e tutt’ora sospeso. Il leader di Azione, in un comunicato, critica duramente l’iniziativa delle sinistre, sottolineando l’uso improprio delle inchieste giudiziarie per fini politici.

Calenda: “Inaccettabile coniugare libertà di Toti con sue dimissioni”

“Non parteciperò alla manifestazione per le dimissioni di Toti lanciata dal campo largo. La mia posizione è sempre la stessa: è insopportabile usare a fini politici le inchieste della magistratura. Giudico poi inaccettabile la neanche troppo velata connessione tra la revoca degli arresti domiciliari e le dimissioni di Toti . La nostra valutazione politica sull’operato del governo di centro destra in Liguria è fortemente negativa. Le dimissioni di Toti le abbiamo più volte chieste per ragioni politiche, prima delle inchieste giudiziarie. Dopo l’esplosione del caso mediatico-giudiziario abbiamo sempre raccomandato alla maggioranza di valutare l’opportunità, per il bene della Liguria, di non lasciare la Regione in una condizione di paralisi. Ma si tratta di valutazioni politiche e non giudiziarie. Ritengo che la confusione dei due piani rappresenti un grave danno per la democrazia e lo Stato di diritto”. Scrive in una nota il segretario di Azione.

Il campo largo, campo giacobino

Carlo Calenda dimostra ancora una volta di non essere un giacobino. La scorsa settimana ha votato(con lui anche Renzi che, però, dovrebbe partecipare all’incontro di Genova) il ddl Nordio e l’abolizione dell’abuso di ufficio. Il campo largo già senza di lui di fatto non esiste. Ma conferma di essere un campo giacobino, in cui un’inchiesta giudiziaria che deve passare dal vaglio della Cassazione e che è nella fase preventiva diventa una sorta di condanna politica. Massimalismo sovietico a cui Azione giustamente non aderisce, mentre sarà interessante sapere cosa farà Matteo Renzi che parla spesso di garanzie, ma lo fa soprattutto quando si tratta di inchieste che lo riguardano.

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