Caso Toti, il parere di Sabino Cassese che mette in dubbio la costituzionalità degli arresti

12 Lug 2024 13:41 - di Redazione
caso Toti

Giovanni Toti dovrà aspettare presumibilmente il prossimo settembre prima che la Corte di Cassazione decida sul ricorso che la sua difesa farà, dopo la decisione del tribunale del Riesame di confermare gli arresti domiciliari, inflitti lo scorso 7 maggio, per una presunta vicenda di corruzione. I legali proporranno entro poche settimane l’impugnativa ma ci vorrà settembre inoltrato prima che gli ermellini discutano sulla richiesta di scarcerazione del governatore ligure. Ha fatto scalpore il parere pro-veritate diffuso dall’avvocato Stefano Savi, a firma di Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta ed uno dei più grandi giuristi italiani viventi. Un parere che definisce incostituzionale il provvedimento coercitivo.

Il caso Toti e le parole di Cassese

Sabino Cassese ritiene che la reiterazione degli arresti domiciliari violi alcune sentenze della Consulta e gli articoli 3 e 97 della Carta. Per l’insigne giurista, in sostanza, la misura cautelare non tiene in conto del giusto contrappeso costituzionale, impedendo di fatto l’esercizio di una funzione di democrazia e ledendo anche la sovranità popolare e i suoi diritti.

Le sentenze della Consulta

Cassese, intervistato dal Giornale, fa riferimento ad alcune sentenze del giudice delle leggi. La numero 230 del 2021, secondo cui «non sarebbero bilanciati correttamente gli interessi in gioco, in particolare quello (tutelato dall’art. 97 Cost.) al buon andamento dell’azione amministrativa e quelli contrapposti (tutelati dagli artt. 48 e 51 Cost.) dell’eletto al mantenimento della carica e degli elettori alla continuazione della funzione da parte del cittadino da essi democraticamente scelto, nonché il principio di non colpevolezza sino alla condanna definitiva (art. 27 Cost) e la a numero 206 del 1999, nella quale si afferma che “una misura cautelare, proprio perché tale, e cioè tendente a proteggere un interesse nell’attesa di un successivo accertamento (nella specie giudiziale), deve per sua natura essere contenuta nei limiti di durata strettamente indispensabile”.

Toti ai domiciliari perché può ripetere il reato

Il governatore ligure è ancora ai domiciliari perché, fra le tre ragioni che giustificano un arresto(inquinamento delle prove, reiterazione del reato e fuga) solo una è presente, quella della ripetizione del reato, per cui  si ritiene che possa ripetere gli atti corruttivi. Si tratta di un’inchiesta iniziata cinque anni fa e, relativamente ai contributi ottenuti da Aldo Spinelli, è stato ampiamente provato che la pratica porto è chiusa. Se Toti dovesse commettere un reato si assumerebbe la responsabilità ma questo vale per tutti gli amministratori. Il governatore ha sempre detto che i finanziamenti ricevuti da Spinelli(regolarmente contabilizzati) non erano legati ad alcuna attività corruttiva.

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