Commissione Orlandi, l’ex pm Capaldo: “Accetti non è un mitomane. Scomparse 53 ragazze nel 1983 a Roma”

18 Lug 2024 19:15 - di Luisa Perri

Proseguirà la settimana prossima l’audizione di Giancarlo Capaldo, già procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Roma, contitolare, dal 2009 al 2015, del procedimento relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa delle due ragazze. Capaldo è stato ascoltato oggi, ma l’audizione, a causa dei concomitanti lavori parlamentari è terminata prima che i commissari riuscissero a terminare le loro domande. Il presidente della Commissione Andrea De Priamo, considerata la disponibilità del procuratore Capaldo, ha dunque riferito che l’audizione proseguirà la settimana prossima.

“Un approfondimento che non è mai stato fatto è stato quello di comprendere come solo nel 1983 sono scomparse a Roma 54 ragazze di età tra i 15 e i 16 anni, l’età di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori”. Secondo Capaldo “ce ne sono tante di spiegazioni, ma non è mai stata fatta un’analisi”. Secondo Capaldo i due casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori “possono essere trattati insieme con l’avvertenza che i responsabili dei due casi potrebbero essere diversi”.

Su Marco Accetti “secondo me erano necessarie ulteriori indagini, non può essere liquidato perché è pur sempre un soggetto che è presente nella vicenda Orlandi fin dal primo momento, ci sono degli interventi, tanto per cominciare le telefonate di Pierluigi, la telefonata di Mario non perché si identifica con Accetti ma perché è la prosecuzione di Pierluigi. Poi, si ripresenta, come l’autore delle telefonate effettuate dal cosiddetto americano che non è nient’altri che Accetti”. dice l’ex pm.

Altri elementi che non possono far liquidare la figura di Accetti, secondo Capaldo, sono i comunicati alla famiglia spediti da Boston, dove viveva la moglie di Accetti, e poi la circostanza che, quando Accetti viene arrestato per l’omicidio di Josè Garramon, “investendolo con un furgoncino”, “non c’è più l’americano, non ci sono più i comunicati Turkesh, insomma non ci sono più gli interventi dei presunti rapitori”. Inoltre, aggiunge, “ha dichiarato la circostanza che alla scomparsa Emanuela aveva le mestruazioni, un particolare che non c’era negli atti processuali e la famiglia lo ha confermato”.

“Oggi – prosegue – è inverosimile parlare di allontanamento volontario di Emanuela Orlandi” così come “dal mio punto di vista” lo è ritenere che la vicenda Orlandi “sia legata alla liberazione di Ali Agca e all’attentato al Papa”. “Io ritengo che la storia ci consente di archiviare questa pista, che fu battuta anche con diligenza e intelligenza ma che non ha potuto portare da nessuna parte”, ha continuato.

Per Capaldo, “la banda della Magliana dal mio punto di vista non c’entra, c’entra Enrico De Pedis ed è una notevole differenza, la vicenda Orlandi è una vicenda ‘personale’ di De Pedis che aveva una vicenda personale a sua volta con don Pietro Vergari, nata dalla carcerazione”. E su Sabina Minardi, “la ritengo attendibile su alcune cose, non su tutto”. Una di queste è quando racconta “l’incontro improvviso con quella che poi ha capito essere Emanuela Orlandi quando de Pedis le ha dato appuntamento al Gianicolo, per consegnarla a un personaggio lungo le mura aureliane. Questa circostanza è importante perché del tutto inaspettata”. Qui Capaldo ha riferito di un riscontro importante, quello dell’autista di De Pedis: “Uno di questi soggetti che avrebbero partecipato al sequestro è stato identificato in Sergio Virtù, autista personale di De Pedis”. 

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