Ecco chi c’è dietro gli allarmi sulla libertà di stampa. E no: non è una “lista di proscrizione”

30 Lug 2024 16:21 - di Sveva Ferri
libertà di stampa

Tiene ancora banco la polemica sulla libertà di stampa in Italia, che è così compressa che siamo ormai al settimo giorno consecutivo – settimo! – di polemiche, accuse, precisazioni, controrepliche e generico caravanserraglio armato dalla sinistra politica e d’opinione da quando è stato rilasciato il report Ue sullo Stato di diritto nel nostro Paese. Oggi però lo spunto per l’ammuina riguarda un nuovo rapporto allarmistico, l’ennesimo, sulla libertà di stampa sotto attacco. Il titolo è già un programma: “Silenziare il quarto potere: la deriva democratica dell’Italia”.

Non un “rapporto europeo”, come qualcuno l’ha erroneamente definito, bensì realizzato da un soggetto privato, il consorzio Media freedom rapid response, cofinanziato con risorse europee ma non rispondente all’indirizzo della Commissione Ue. Ebbene, Giorgia Meloni – peraltro in risposta alle domande degli inviati in Cina – si è limitata a osservare che ha nella stesura di questo rapporto vengono riportati “accenti critici di alcuni portatori di interesse, diciamo “stakeholder”: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica…”.

Meloni accusata di fare “liste di proscrizione”, ma ha solo citato gli stakeholder del rapporto

Questa frase ha scatenato l’ennesimo putiferio: dal Pd al M5s, passando per la Fnsi, tutti a parlare in dichiarazioni fotocopia di “liste di proscrizione” di “giornalisti anti Meloni”, e fa niente che quest’ultima espressione sia stata usata da un quotidiano e non dal premier. Ora, il fatto è che la lista degli stakeholder del rapporto non è frutto del gradimento o meno di Meloni rispetto alle testate, ma sta scritta nello stesso report: ne è una parte integrante per leggerlo o, meglio, intellegerlo nella sua pienezza.

Cos’è il progetto Media Freedom Rapid Response

Media Freedom Rapid Response (Mfrr) è “un meccanismo a livello europeo che – si legge nella presentazione sul sito – traccia, monitora e reagisce alle violazioni della libertà di stampa e dei media negli Stati membri dell’Ue e nei Paesi candidati”. Detto ciò, fa parte della libertà di stampa, è anzi dovere della stampa – come molti proprio da sinistra ricordano in questi giorni di prolificazione di report – approfondire, capire e anche dubitare. E francamente un “rapporto di missione” che si intitola “Mettere a tacere il Quarto Stato: la deriva democratica dell’Italia”, qualche dubito lo suscita.

Chi c’è dietro l’allarme sulla “deriva democratica in Italia”

Così uno va ad approfondire, e che scopre? Che nella lista degli “stakeholder” allegata al rapporto ci sono, al primo posto di quelli istituzionali, Ilaria Cucchi di Avs e Barbara Floridia del M5s, la cui appartenenza politica è celata dietro i ruoli istituzionali di vicepresidente della Commissione Giustizia del Senato e presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Tra i membri della “società civile” ci sono gli stessi vertici della Fnsi che oggi tuonano all’unisono con Pd e M5S contro le “liste di proscrizione”; esponenti della “Rete no bavaglio”; di Amnesty international; di Usigrai; di Articolo 21; della Coalizione italiana libertà e diritti civili.

Le fonti del rapporto sulla libertà di stampa

Ma è forse quando si presenta la lista degli “stakeholders” giornalisti che arriva il meglio. Citando le testate e non le persone, per non allarmare il Pd che con Sandro Ruotolo avverte che “definendo un giornalista anti Meloni lo si espone anche fisicamente”, le voci della libera stampa rappresentate sono: Radio Popolare Network, Il Fatto Quotidiano, Il Domani (con due giornalisti), La Stampa, Fada Collective, La7, La Repubblica, Irpi e Agi (che in questo momento è alle prese con la questione di un potenziale passaggio di proprietà ad Angelucci, per il quale è stato tirato in ballo il governo sebbene non abbia alcun ruolo in commedia). E poi, vabbè, c’è pure un rappresentante della Stampa estera. Questo è il parterre di riferimento, poi per chi ha tempo e voglia Mfrr mette anche i link agli articoli utilizzati come fonti. Meriterebbero menzione pure quelli, ma tanto servono solo ad aggiungere dettagli a un quadro già definito.

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