Giubilei: “Io, linciato sui social per avere definito candidato Kamala Harris”

27 Lug 2024 14:59 - di Mario Campanella
Giubilei

Francesco Giubilei, presidente di Nazione futura e direttore scientifico della Fondazione An, racconta su Il Giornale gli epiteti e gli insulti ricevuti via social per avere definito al maschile(candidato) Kamala Harris, in procinto di ricevere il sigillo ufficiale dei democratici per la corsa alla Casa Bianca. La scure del politicamente corretto si abbatte ancora una volta su chi osa declinare al maschile le cariche femminili.

Giubilei racconta gli insulti ricevuti

Nel suo articolo, Giubilei scrive: “Giovedì scorso è toccato a me subire il linciaggio social per aver utilizzato una parola sgradita al mondo liberal. Intervenendo in una trasmissione televisiva ho definito Kamala Harris un candidato alla presidenza degli Stati Uniti e la conduttrice mi ha fatto notare che avrei dovuto definirla una candidata al femminile. Le ho risposto dicendo, ‘un candidato o una candidata, va bene’ per poi aggiungere che per me il rispetto delle differenze tra uomo e donna è fondamentale ma che preferivo in quel contesto utilizzare la parola candidato in una dinamica di libertà di parola”. Il presidente di Nazione futura continua specificando che, “Il video è stato condiviso da centinaia di persone entrando ben presto in trend topic su Twitter con le accuse di patriarcato, maschilismo, misoginia, fascismo e così via (d’altra canto che cosa aspettarsi da un maschio cattolico e di destra?)”.

Le minacce anche alla famiglia

Il racconto di Giubilei continua con l’escalation degli haters: “In breve si è passati alle minacce, agli insulti a me e alla mia famiglia con centinaia di messaggi pubblici e privati che, se fossero stati inviati a un opinionista di sinistra ci troveremmo a leggere decine di articoli sulla violenza verbale della destra”.

“Maestrini del woke”

“Il punto di questa vicenda- conclude Francesco Giubilei raccontando l’ennesima storia di odio social- non sono però tanto gli haters che si nascondono dietro profili finti quanto i cosiddetti paladini dell’inclusività e della tolleranza pronti a ergersi a poliziotti del linguaggio e a fare l’analisi grammaticale agli altri salvo poi utilizzare scempi linguistici come l’asterisco al posto delle vocali finali. Forse avrei dovuto dire Candit* Presidenta oppure Candidt Presidentessa, questo sì che è italiano corretto che sarebbe piaciuto ai maestrini woke”, la chiosa del giornalista e leader di Nazione futura.

 

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