Il Rassemblement è il primo partito in Assemblea nazionale. Ecco i numeri del paradosso francese
Sta tutto nei numeri il paradosso della politica francese e del suo sistema elettorale. Perché il Rassemblement National, che è stato complessivamente sconfitto ed è l’unica forza esclusa dai ragionamenti sulla difficilissima formazione del prossimo governo, è in realtà il primo partito dell’Assemblea Nazionale. Più precisamente, è di gran lunga il primo partito dell’Assemblea Nazionale: da solo ha ottenuto 126 seggi a fronte dei 99 di Renaissance di Macron e degli appena 78 di Lfi di Mélenchon. Il punto chiave di questa fotografia, però, non sono i numeri, ma il “da solo” che, nel contesto della conventio ad excludendum così cara oltralpe, determina lo scenario con cui si misura oggi la Francia.
Marine Le Pen: “Siamo il primo partito, la marea continua a salire”
Marine Le Pen lo ha detto nel suo commento al voto subito dopo la chiusura delle urne: “Siamo il primo partito di Francia”. “La marea sale, non è salita abbastanza in alto oggi, ma continua a salire”, ha aggiunto parlando all’emittente Tf1 e chiarendo che “ho troppa esperienza per essere delusa da un risultato in cui raddoppiamo il nostro numero di deputati”. Non si tratta di un semplice “contentino”, del modo in cui una forza sconfitta cerca di consolarsi e darsi forza, ma di un dato politico che va letto nel complesso di un quadro in cui i vincitori alle urne, così profondamente percorsi da divisioni e ostilità reciproche, si misurano con tutte le premesse per la sconfitta alla prova di governo.
I seggi in Assemblea nazionale partito per partito
Secondo gli ultimi dati riferiti da Le Monde, il risultato elettorale in termini di coalizioni, che specie per il Nuovo Fronte Popolare sarebbe più opportuni chiamare cartelli elettorali, è stato questo: il Nfp ha ottenuto 184 seggi, Ensemble di Macron a 166 seggi, il Rassemblement National e alleati a 143 seggi, i Républicains a 45 seggi. Se però si guarda allo specifico dei partiti il quadro restituito dalle urne è che il Rn ha preso 126 seggi, aumentando del 50% la sua precedente pattuglia parlamentare che era di 82 deputati, e i Repubblicani di Eric Ciotti ne hanno presi 17. Nell’Ensamble voluto da Macron, il partito del presidente ha preso 99 seggi a fronte dei 154 della precedente tornata, gli alleati di Modem ne hanno presi 33 a fronte dei precedenti 46, gli indipendenti di centro 3, Horizons dell’ex premier Philippe 26 contro 27, i restanti sono stati distribuiti tra altre forze minori. Infine il Nuovo fronte popolare, dove La France Insuomise di Mélenchon ha pres0 78 seggi più tre di dissidenti (erano 72), il Partito comunista ha preso 9 seggi perdendone tre, i socialisti ne hanno presi 69 raddoppiando i precedenti 28, Generation.S ne ha presi 5 rispetto ai 4 precedenti e i verdi ne hanno presi 28 da 15 che erano. A questi vanno aggiunti una decina di deputati indipendenti di sinistra, una ventina di destra e 9 regionali.
Il tutti contro tutti del fronte anti Marine che rischia di portare la Francia alla deriva
È su questi numeri, in realtà, e non su quelli delle cosiddette coalizioni che si devono basare e si stanno basando i ragionamenti per la formazione del governo, dove immediatamente si è scatenato il tutti contro tutti che ha caratterizzato anche la campagna elettorale. Solo che lì c’era almeno un fattore aggregante, ovvero il tutto contro tutti ma tutti insieme contro Marine Le Pen e Jordan Bardella. Ora che quell’elemento non c’è più resta solo la guerra tra i partiti del cordone sanitario, che tutti gli osservatori leggono come fattore di instabilità difficilissimo da contenere e che rischia di fare malissimo alla Francia. Per il Rassemblement National invece si apre una stagione di opposizione con numeri solidissimi e la possibilità, per restare nella metafora di Marine, di cavalcare l’onda da qui alle prossime elezioni, nuovamente politiche o presidenziali che siano.