Intelligenza artificiale, l’Università italiana tiene il passo: ecco i primi laureati a Milano e Pavia
L’intelligenza artificiale sforna i primi quindici laureati italiani: otto nella triennale a Pavia e sette nel corso di laurea magistrale, la specialistica di due anni che completa il corso di studi, a Milano.
Pavia e Bicocca le università coinvolte
All’Università di Milano-Bicocca si sono laureati i primi sette studenti del corso di laurea magistrale in ‘Intelligenza artificiale per la scienza e la tecnologia’. E nella stessa giornata si festeggiano a Pavia le prime otto lauree triennali in Intelligenza artificiale. Le due università, insieme alla Statale di Milano, hanno avviato nel 2021 il progetto di didattica inter-ateneo orientato all’intelligenza artificiale, che comprende tre corsi di laurea: la triennale in Intelligenza artificiale con sede a Pavia, la laurea magistrale in ‘Artificial Intelligence for Scienza e Tecnologia’ a Milano-Bicocca e la laurea magistrale in ‘Intelligenza Artificiale centrata sull’uomo’ alla Statale di Milano. “Il progetto – fa sapere una nota dell’università Bicocca – ha registrato un crescente successo, attirando l’attenzione di studenti italiani e internazionali”.
L’intelligenza artificiale tra opportunità e rischi
“E’ bellissimo che l’Europa si dia da fare per regolamentare l’IA, ma non possiamo invece creare un piano europeo per l’intelligenza artificiale, in cui immettiamo le università, in cui mettiamo le grandi imprese, in cui mettiamo le startup, i grandi enti di ricerca?”, si chiede Marco Landi, già vicepresidente di Apple. Le opportunità sono enormi ma non mancano i rischi, per come ricordato anche da Papa Francesco, intervenuto proprio sul tema durante l’ultimo G7 organizzato in Puglia.
Il caso Mc Donald’s
Ha fatto scalpore qualche settimana fa la decisione di Mc Donald’s di abbandonare l’uso dell’IA per i suoi ordini. Più di un cliente, infatti, si è lamentato che il sistema del McDrive sbagliasse le ordinazioni, a causa della sua non totale capacità di comprendere gli accenti del parlato e di distinguere la voce dai rumori di fondo. Un dettaglio che, forse, ha convinto la grande catena del food a fermarsi un momento prima di procedere con il progetto. E che dimostra come ci sia ancora tanto da fare.