La Francia dopo il voto: tutte le ipotesi di governo, tra libri dei sogni e scenari probabili
La presentazione delle candidature per il secondo turno delle politiche in Francia non cambia di molto le ipotesi della vigilia sugli scenari di governo che si potrebbero verificare dopo il voto 7 luglio. I patti di desistenza, quasi tutti tra macronisti e Nuovo fronte popolare, hanno drasticamente ridotto il numero di triangolari e dunque, in teoria, la possibilità per il Rassemblement National di uscire dalle urne con la fatidica soglia di 289 seggi che rappresentano la maggioranza assoluta. Resta però l’incognita di come poi si esprimeranno davvero i francesi, al termine di una settimana di campagna elettorale che ha aumentato, piuttosto che ridurre, le distanze politiche all’interno dello schieramento anti Rassemblement: ciò che è valido nella teoria potrebbe rivelarsi non del tutto rispondente alla realtà restituita dalle urne. Che, in ogni caso, delinea una netta maggioranza per il Rn, attualmente accredito fino a 262 parlamentari in alcuni sondaggi e fino a 220 in altri.
Bardella punta alla maggioranza assoluta con una “coalizione di patrioti e repubblicani”
In questo contesto tutte le parti in campo offrono la loro proposta e ipotizzano formule per il governo della Francia che verrà dopo il voto. Jordan Bardella, il 28enne volto del nuovo lepenismo lanciatissimo verso la premiership, continua a puntare alla maggioranza assoluta, se non alle urne, in Parlamento. L’idea è quella di dare vita a un governo di unione nazionale, che contempli parlamentari gollisti, in una coalizione di patrioti e repubblicani. Si tratta di uno scenario tutt’altro che ipotetico, poiché in molti scommettono che diversi deputati Republicains potrebbero decidere di seguire la scelta già compiuta nella prima ora dal presidente del partito Eric Ciotti. Tra questi repubblicani che si sono opposti alla scelta di Ciotti e che al primo turno hanno preso intorno al 10% c’è stato chi ha ipotizzato un governo provvisorio, ma l’impressione generale è che restino in attesa di capire come andrà il voto.
Macron sogna la “federazione di progetti”
Più complicato ciò che avviene dall’altra parte, dove il tutti insieme contro Rn, pur rimanendo tutti contro tutti, si replica anche nelle prospettive post voto. Emmanuel Macron ipotizza una maggioranza e un governo tenuti insieme dai temi, dove – va da sé – la sua formazione Ensemble dovrebbe essere centrale. I numeri, però, non giocano a suo favore. Macron la chiama “federazione di progetti” e ammette che si tratta di un compromesso. Dovrebbero partecipare socialdemocratici e repubblicani “ragionevoli” ed ecologisti “responsabili”. Non ne dovrebbero far parte invece i mélenchonisti di La France Insoumise, che pure si sono ritari in massa dalle competizioni di domenica: in 127 hanno ceduto il passo, a fronte degli 81 di Macron (le sfide a due nei collegi saranno alla fine 406, a fronte di 89 triangolari e 2 quadrangolari).
Mélenchon dice no a tutti: “Gli Insoumis governeranno solo per attuare il loro programma”
Mélenchon, da parte sua, ieri ha fatto sapere che “gli Insoumis governeranno solo per attuare il loro programma, nient’altro che il programma” e che il suo obiettivo è “avere la maggioranza domenica per poter governare con un esecutivo del Nouveau Front Populaire”. È stata, soprattutto, una risposta al premier uscente Gabriel Attal, delfino di Macron che ormai sembra aver preso il largo. Attal, infatti, ha proposto una sua formula: un governo di “forze repubblicane” all’interno di quella che ha chiamato una “assemblea plurale”. Ma quella della sinistra radicale è anche una risposta a Eduard Philippe, ex premier repubblicano, ma di estrazione socialista, e ora leader del partito liberalconservatore Horizon, che ha sostenuto Macron alle presidenziali del 2022, salvo poi prendere le distanze in vista del prossimo mandato. Philippe ha ipotizzato un governo allargato fatto di moderati di destra e sinistra, che dovrebbe attrarre anche i repubblicani.
L’ipotesi del governo tecnico “all’italiana”
Infine, spunta nel toto scenari qualche osservatore inserisce anche l’ipotesi di un governo tecnico “all’italiana”, che dovrebbe traghettare il Paese almeno fino a superare l’appuntamento delle Olimpiadi. Ne dovrebbero far parte tutti, dall’estrema sinistra ai repubblicani, ma non il Rassemblement National. Insomma, una sorta di governo Draghi o, guardando più indietro, Monti. Ma allo stato attuale appare come un’ipotesi meramente di scuola.