L’altra faccia della siccità? Una totale mancanza di rispetto e di una cultura della sacralità dell’acqua
Le cronache dei giorni scorsi sull’allarme siccità e sulla cronica mancanza d’acqua per l’approvvigionamento idrico quotidiano e per i raccolti in diverse regioni italiane, soprattutto al Sud e in Sicilia, scoperchiano una situazione che non può certo dirsi casuale o mero effetto del cambiamento climatico, ma in molti casi è semmai diretta conseguenza di quelle politiche scellerate che per molti decenni hanno spadroneggiato indisturbate e di cui oggi tutti stiamo pagando il conto.
L’altra faccia della siccità? Una totale mancanza di una cultura dell’acqua e della sua sacralità
Lo sfruttamento irrazionale delle risorse idriche, peraltro, scoperchia una realtà che, a monte, mette in luce una pressoché totale mancanza di considerazione verso l’acqua, la sua sacralità, il suo senso più alto per la vita stessa dell’uomo e della Terra. E di certo, una simile mancanza di amore – perché di questo si tratta – non è affatto un problema legato soltanto all’Italia: si possono citare gli esempi macroscopici del prosciugamento del Lago di Aral in Asia Centrale a causa delle dissennate colture intensive del cotone, messe in atto dagli anni sessanta in poi.
Inquinamento dei mari e fiumi usati come discariche: urge una cultura del rispetto dell’acqua
O il progressivo grave inquinamento del Mar Caspio a causa dello sfruttamento petrolifero; o ancora il degrado di alcuni grandi fiumi sparsi per il mondo, come il Danubio in Europa Centrale, il Rio Bravo nel Messico, lo Yangtze,il Mekong o il Fiume Giallo in Cina e molti altri ancora, spesso morenti perché usati come discariche dove smaltire i reflui industriali. Tutti segnali di come l’acqua sia divenuta nel tempo da elemento vitale e centrale, simbolo di purificazione e fecondità, origine della vita stessa, a mera risorsa da sfruttare sempre e comunque.
L’acqua nella storia e nelle religioni identificata come origine della vita ad opera del Divino
E allora che fare? Di certo, si dovrebbero porre in essere politiche che invertano la rotta tracciata per decenni, ma soprattutto, quel che è davvero necessario è diffondere a tutti i livelli e già a partire dalla scuola, una cultura dell’acqua che ne metta in rilievo i suoi significati più profondi, radicati e spirituali. L’acqua da sempre e fin dall’antichità è, infatti, identificata con l’origine della vita ad opera del Divino e, dunque, il suo profondo e sacro significato, non soltanto non veniva ignorato, ma era sempre messo in rilievo perché tutti lo ricordassero.
Dall’antica Roma all’induismo…
Nell’antica Roma, dove l’acqua era considerata elemento divino, gli stessi Romolo e Remo vengono trasportati a bordo di una zattera sulle acque del Tevere. E non è un caso se proprio i Romani, ben lungi dall’essere dei mistici, realizzarono monumentali opere, come acquedotti, terme e ponti, per valorizzare l’uso consapevole dell’acqua. In Grecia, Oceano (Okeanos), figlio di Urano, il cielo, e di Gea, la terra, è l’origine delle divinità fluviali, egli stesso divino e con questo nome Omero definì sia il grande fiume che bagnava ogni terra sia il Dio stesso. Venere, nella Teogonia del poeta Esiodo, emerge dalle spume del Mar Egeo nei pressi dell’isola di Citera a sud del Peloponneso.
Alle radici della cultura dell’acqua
Nel caleidoscopio dell’induismo, alcuni fiumi dell’India sono stati considerati sacri fin da tempi remoti. Basti citare il Sarasvati, lo Yamuna o il Gange, dove il bagno rituale è consolidata tradizione per gli hindu. E dove periodicamente si svolgono imponenti feste religiose partecipate da milioni di persone, come la più grande, il Maha Kumbh Mela. Per gli hindu, Ganga è la Dea che sovrintende il fiume più sacro e purifica tutto ciò che viene da lei toccato: perfino i defunti le cui ceneri vengono sparse nel fiume nella città di Varanasi nel nord dell’India, grazie a Ganga oltrepassano il ciclo di vita-morte e si liberano definitivamente ricongiungendosi al Divino. L’acqua stessa è elemento dell’Origine, poiché quella terrestre è manifestazione delle acque celesti da cui scaturiscono i mondi.
Passando per il Nilo, fiume sacro d’Egitto
Nell’antico Egitto, il Nilo, fiume sacro, era il luogo prediletto. Nel Tempio del faraone vi era una grande vasca ove si compiva il rito celebrato dal faraone stesso e dai suoi sacerdoti. Sempre in Egitto, in epoca molto antica, la festa di Sokar prevedeva la realizzazione di una barca sacra, posizionata sul Nilo o su un lago, con al suo interno una statua della divinità.
Il battesimo nella Cristianità
Nella Genesi, non si può non ricordare come si parli apertamente dell’acqua: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque». E nella Cristianità il battesimo avviene proprio grazie all’immersione nell’acqua e la benedizione divina dei fedeli, durante la liturgia eucaristica si attua mediante l’aspersione da parte del sacerdote. Lo stesso Gesù, nonostante la sua essenza divina, si immerge nel fiume Giordano in Galilea, dove viene battezzato da Giovanni per mezzo dell’acqua. L’acqua nella tradizione cristiana è sempre presente. Nell’incontro di Gesù con la Samaritana, egli pronuncia queste parole: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete. Ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».
Le abluzioni come gesti di purificazione nella tradizione islamica
Anche nella tradizione islamica l’acqua è fondamentale: nel Corano viene spesso citata e nel libro sacro Allah dice che ogni creatura vivente e stata creata dall’Acqua. Ogni fedele mediante le abluzioni compie un gesto di purificazione spirituale. A La Mecca nei pressi della Ka’ba, ancora oggi scorre una fonte di acqua millenaria, chiamata Zamzam. E denominata anche il “pozzo di Ismaele”, poiché si ritiene che questa sia scaturita per intervento angelico.
Da sempre, e ovunque, torna sempre l’acqua come fonte di vita, origine dei mondi ed elemento sacro
Ovviamente gli esempi potrebbero continuare quasi all’infinito. Ma il senso resta sempre il medesimo: l’acqua fonte di vita, origine dei mondi ed elemento sacro, per mezzo del quale si ha la possibilità di purificarsi tornando all’essenza primordiale. E dunque, ricongiungersi al Principio. Forse, basterebbe un po’ di buonsenso per ritrovare quel rispetto dell’acqua che gli uomini hanno dimenticato. E forse si potrebbe lavorare per diffondere una visione culturale nuova. Ma al contempo antichissima, che inviti a tornare a guardare all’acqua stessa quale elemento divino, da onorare. Da rispettare. E da vivere nella quotidianità.