“L’amica geniale” è il libro più bello del 21esimo secolo per il NYT. Svelato il mistero di Elena Ferrante

13 Lug 2024 13:42 - di Monica Pucci

“L’amica geniale” di Elena Ferrante, nella traduzione inglese di Ann Goldstein e pubblicato da Europa Editions con il titolo “My Brilliant Friend” nel 2012, ha conquistato il primo posto nella classifica dei 100 migliori libri del 21° secolo del “New York Times”. “Leggere questo romanzo indimenticabile e senza compromessi è come andare in bicicletta sulla ghiaia: è grintoso, scivoloso e snervante, allo stesso tempo”, scrive il quotidiano statunitense che ha incoronato la misteriosa autrice napoletana che scrive sotto pseudonimo. A stilare la classifica dei migliori libri pubblicati dal primo gennaio ad oggi, dove Ferrante è l’unica italiana sia pure in classifica con tre libri, sono stati 503 americani, tra romanzieri, scrittori di saggistica, poeti, critici e altri amanti dei libri, con il coordinamento da parte dello staff del “New York Times Book Review”.

La classifica del New York Times che premia Elena Ferrante

Oltre alla Ferrante, gli unici scrittori con tre libri in questa lista sono Jesmyn Ward e George Saunders. Gli scrittori con due libri sono Roberto Bolaño, Edward P. Jones, Denis Johnson, Alice Munro, Hilary Mantel, Zadie Smith e Philip Roth. Tra i votanti figurano autori bestseller come Stephen King, James Patterson, Sarah Jessica Parker, e poi Bonnie Garmus, Claudia Rankine, Karl Ove Knausgaard, Elin Hilderbrand, Thomas Chatterton Williams. Al secondo posto nella classifica dei miglior libri del XXI secolo si è piazzato “Al calore di soli lontani. Il racconto epico della grande migrazione afroamericana” (2010) della statunitense Isabel Wilkerson, pubblicato in italiano da Il Saggiatore nel 2013, mentre a terzo “Wolf Hall” (2009) dell’inglese Hilary Mantel (apparso in italiano da Fazi Editore nel 2011), ambientato tra il 1500 e il 1535, biografia fittizia della rapida ascesa al potere di Thomas Cromwell, I conte di Essex nella corte di Enrico VIII d’Inghilterra. Il “New York Times” ha cercato di ottenere un’intervista da Elena Ferrante ramite il suo editore ma non ci è riuscito.

Il primo volume di quella che sarebbe diventata l’avvincente serie di quattro libri di romanzi napoletani della Ferrante, pubblicata in Italia dalle Edizioni E/O, scrive il “New York Times”, “introduceva i lettori a due ragazze che crescevano in un quartiere povero e violento di Napoli: la diligente e doverosa Elena e la sua carismatica e selvaggia amica Lila, che nonostante la sua feroce intelligenza è apparentemente limitata dai magri mezzi della sua famiglia. Da qui il libro (come la serie nel suo complesso) si espande in modo propulsivo come l’universo iniziale, abbracciando idee sull’arte e sulla politica, sulla classe e sul genere, sulla filosofia e sul destino, il tutto concentrandosi sull’amicizia conflittuale e competitiva tra Elena e Lila, che diventano adulte e complicate. È impossibile dire quanto la serie segua da vicino la vita dell’autrice – Ferrante scrive sotto pseudonimo – ma non importa”. “L’amica geniale”, conclude il “New York Times“, è “uno dei principali esempi della cosiddetta autofiction, una categoria che ha dominato la letteratura del XXI secolo”.

I sospetti su Elena Ferrante pseudonimo di Anita Raja

Da tempo, ormai, in Italia sono emerse prove che Elena Ferrante sia Anita Raja, traduttrice residente a Roma la cui madre era un’ebrea di origine polacca prima sfuggita all’Olocausto e poi trasferitasi a Napoli. Sposata con lo scrittore napoletano Domenico Starnone, Raja ha da tempo uno stretto rapporto di collaborazione con Edizioni e/o, la casa editrice di Ferrante, per la quale da anni lavora come traduttrice dal tedesco. Per un breve periodo è stata anche coordinatrice della Collana degli Azzurri, una collana che, nella sua brevissima esistenza negli anni ’90, secondo la responsabile dell’ufficio stampa di Edizioni e/o, ha pubblicato «un totale di tre o quattro libri, tra cui il primo romanzo di Ferrante».

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