La “boiata pazzesca” del report Ue che boccia l’Italia su libertà di stampa e pluralismo
Sorpresa, l’Italia non è stata affatto “bocciata” dall’Ue per la libertà di stampa, né dalle parti della Commissione sono arrivati “allarmi” per la “Rai occupata da FdI”, per i “bavagli”, per il rischio pluralismo: il report che nei giorni scorsi ha fornito lo spunto a testate come il Fatto quotidiano e Repubblica per titoli di questa natura, infatti, non arriva dalle istituzioni europee, ma da un centro studi, il Robert Schuman Center for Advanced Studies, che riceve finanziamenti europei nell’ambito di un’attività di monitoraggio dei media nei 27 Stati membri. “Dire che si tratta di un ‘report Ue’ è come dire che qualsiasi paper scritto grazie anche al contributo delle istituzioni europee sarebbe alla fine da attribuire a quest’ultime. Insomma, una boiata pazzesca”, ha scritto su X il giornalista del Foglio, Ermes Antonucci, che ha svelato lo slittamento dei piani, guarda caso funzionale a una certa narrazione.
La “boiata pazzesca” del presunto report Ue sulla libertà di stampa in Italia
Antonucci sottolinea inoltre come la ricerca, diffusa in Vigilanza Rai dalla presidente grillina Barbara Floridia, contenga “valutazioni piuttosto singolari”, offra visioni parziali e orientate e sia anche firmata tra gli altri dal professor Giulio Vigevani, avvocato costituzionalista candidato al Cda Rai, che, come ha ricordato Libero, “nel 2016 tra i principali fan delle riforme costituzionali di Renzi, ovvero il premier autore delle norme sulla Rai contro le quali la Floridia si scaglia”.
Strani esempi e informazioni parziali
Tra i passaggi che sollevano dubbi sulla attendibilità scientifica della ricerca, viene citato quello sul recepimento della direttiva sulla presunzione di innocenza. Lo studio sceglie di commentarla con una frase estrapolata da un articolo di un docente di diritto internazionale, secondo cui avrebbe “conseguenze negative sia per lo stato di diritto che per la stampa”, e tace completamente sulle numerose opinioni di chi invece sostiene il contrario. C’è poi il bizzarro esempio dell’oscuramento del profilo di Karem Rohana, che su Instagram racconta il conflitto a Gaza. Rohana non è un giornalista e la censura è stata operata da Meta, che poi ha fatto marcia indietro. Dunque, non si capisce bene come la vicenda dovrebbe essere rappresentativa delle presunte restrizioni contro la libertà di stampa e d’opinione in Italia. Ma tant’è.
La strumentalizzazione dello studio per alimentare la solita narrazione
“Ma la figuraccia più grande è dei giornali che hanno presentato questa ricerca come una cosa che non era (“report Ue”) e l’hanno strumentalizzata per alimentare l’indignazione collettiva”, ha scritto ancora Antonucci, che alla vicenda ha dedicato anche un ampio articolo sul Foglio, dal titolo “Il report sulla libertà di stampa in Italia dà spazio a luoghi comuni e persino a fanatici anti israeliani”, mentre il suo collega Carmelo Caruso in un altro approfondimento ha avvertito: “Il report sul pluralismo Rai è da orbi più che da Orbán”.