L’intervista. Borchia: Bardella ha le credenziali per governare. Il “tutti contro uno” è uno schema logoro

4 Lug 2024 8:10 - di Gloria Sabatini

“Macron a casa, capolavoro Le Pen/Bardella!”. Suona così il primo commento sui social di Paolo Borchia, europarlamentare della Lega al secondo mandato, veronese doc, classe 1980, alla notizia dell’esito del primo turno delle elettive in Francia. Soddisfazione per la vittoria dell’alleato e molte aspettative per il nuovo vento che soffia in Europa grazie a un “grandissimo risultato”. Ma nessuna illusione sul vecchio e logoro gioco delle sinistre del “tutti contro uno”.

Si aspettava questa onda blu travolgente? E l’ammucchiata avversaria in preda al panico?

È il frutto di un lavoro paziente, portato avanti con determinazione da molti anni. Le traversate nel deserto in politica, del resto, hanno bisogno di generazioni intere. Con il voto di domenica la destra francese gioca le sue carte. Vedremo se sarà la volta buona, mi sembra che il solco tracciato dalla volontà di cambiamento dell’elettorato sia molto chiaro. Poi c’è la campagna elettorale di queste ultime ore.

Parla del gioco delle desistenze messo in piedi da un Macron praticamente defenestrato? Non si sbilancia?

Diciamo che non amo le fughe in avanti. Del resto la legge elettorale in Francia è molto conservatrice dello status quo. E ha generato i presupposti per arrivare alla situazione attuale. Il “tutti contro uno” dimostra come approccio tutta la sua fragilità. È un matrimonio di convenienza ma quando manca la base democratica si genera frustrazione.

Un campo larghissimo che va da Macron alla sinistra radicale e antisemita di Mélenchon. Una politica che Marine Le Pen ha definito grottesca. Siamo alla solita chiamata alle armi contro il pericolo nero che avanza?

È una scelta rischiosa e inopportuna legata a uno schema superato, che ha fatto il suo tempo. Al di là del “tutti contro uno”, occorrerebbe prendere atto che c’è una volontà popolare che va in un’altra direzione.

Potrà mai governare l’Union sacrée contro la destra?

È molto difficile perché, ripeto, si tratta di uno schema superato, soprattutto perché non prende in considerazione chi ha avuto la capacità di portare una dose maggiore di realismo e concretezza in politica e oggi è pronto a governare.

La grande stampa continua a definire il Rassemblement national un partito di estrema destra. È ancora così?

È solo una definizione di comodo, utilizzata per spaventare l’elettorato. Che però non è spaventato dai giornali ma dalla mancanza di sicurezza,  dall’abbandono della sinistra delle banlieu, dall’immigrazione. La stampa di sinistra in certi passaggi ha anche perso credibilità, abbiamo letto interpretazioni comiche come la depressione e gli attacchi di panico in caso di vittoria delle destra. Basta citare l’articolo del Corriere della Sera che che imputa a Bardella di aver nascosto il suo albero genealogico. Bene allora io faccio outing.

Si aspettava questa parabola discendente di Macron, da enfant prodige, due volte all’Eliseo, a ultimo in classifica dopo Rn e il  Nuovo Fronte Popolare?

Credo che abbia pagato troppe giravolte. Nasce socialista, negli ultimi anni ha avuto una svolta verso destra sui temi della sicurezza e dell’immigrazione e adesso per salvarsi si rivolge a sinistra. Decisioni che non trovano, tra l’altro, la condivisione del suo partito.

Se la destra francese riuscisse ad allargare il suo perimetro ai neogollisti potrebbe nascere un centrodestra sul modello italiano che ha tre gambe, FdI, Lega e Forza Italia?

Prospettiva interessante. Talvolta ho rimproverato gli amici di Forza Italia in Parlamento europeo di ridursi a stampella della sinistra, posizione che gli elettori non capiscono. Se in Francia ci fosse da parte di un centrodestra moderato la giusta dose di realismo e umiltà per capire che la demonizzazione è fuori luogo, potrebbe nascere una collaborazione proficua per una svolta che avrebbe effetti al di là della Francia. Di sicuro Éric  Ciotti ha aperto una breccia importante.

Domanda da un milione di dollari, ce la farà Bardella a diventare premier? Ha le physique du rôle?

Ho avuto modo di conoscerlo in questi 5 anni, è stato mio collega. Bardella ha un profilo molto più maturo dei suoi 28 anni. Ha le credenziale per fare molto bene dose, ha la giusta dose di concretezza a differenza del passato. Anche le reazioni della Borsa sono state chiare, sono più spaventate da una vittoria del Front populaire. Rappresenta il cambio di passo che serviva. Vedo una grande capacità di allargare la base del consenso senza snaturare il movimento e non è un esercizio banale.

Ce la farà? Non mi ha risposto

Può farcela, certo ci sarebbe una coabitazione. Anche questo è un unicum che fa parte della democrazia francese. Sono molto curioso di vedere come andrà a finire.

Una vittoria della destra in Francia che contraccolpi europei potrebbe avere?

Nella Ue, a partire dal Consiglio europeo, potrebbe esserci una trazione diversa della Francia a beneficio del realismo, con un avvicinamento delle politiche comunitarie a quello che la gente ci chiede. Serve discontinuità a Parigi come serve a Bruxelles. Un nuovo governo francese potrebbe portare a un allargamento della base decisionale. Non so se basterà domenica o serviranno le prossime elezioni. Certo è un buon viatico per le presidenziali, ora i partiti tradizionali devono essere molto attenti a ogni singola mossa davanti all’elettorato.

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