L’intervista. Italo Cucci: «La Nazionale? Uomini senza onore che non hanno difeso la Patria. Spalletti ora faccia il selezionatore»

7 Lug 2024 10:50 - di Mario Campanella
Italo Cucci

Italo Cucci, già direttore del Corriere dello Sport e del Guerin Sportivo, direttore editoriale di Italpress, uno dei più prestigiosi rappresentanti del giornalismo sportivo italiano, affronta la crisi del nostro calcio dopo la cocente eliminazione dagli europei tedeschi e traccia una linea per il futuro.

L’Italia eliminata e i giocatori già in vacanza, mentre Ronaldo e Pepe piangono per l’eliminazione del Portogallo. E’ forse la fotografia giusta per descrivere il nostro calcio?

E come i ragazzi di Montella, l’unico italiano che si è fatto onore, insieme all’arbitro Orsato. Io che vivo a Pantelleria ho usato il termine siciliano “minnifuttu”. Questa è stata l’immagine di calciatori senza alcun onor di Patria. Pensavano probabilmente all’urgenza di andare in vacanza. Erano svogliati e ho avuto la sensazione di un ammutinamento, una ribellione silenziosa, come ha ammesso Scamacca. Mentre Ronaldo e Pepe si abbracciavano piangendo dopo avere dato tutto e dopo una carriera immensa.

Come Germania 74?

Quello era uno squadrone in cui ognuno giocava per se, questa era una squadra mediocre, quello che resta dall’invasione straniera. In Germania allora ci fu il tentativo, attraverso un giornalista polacco, di concordare il pareggio con la Polonia che ci sarebbe valso il passaggio al turno successivo ma Artemio Franchi si oppose. Qui c’è stata proprio la resa.

Spalletti non doveva accettare di fare il ct?

Spalletti doveva rimanere un altro anno a Napoli con De Laurentiis ma si è fatto prendere dal narcisismo. Era convinto di fare chissà che. Lo si nota quando parla, anche se capire ciò che dice non è facile. Aveva iniziato con un modulo, poi con la Svizzera ha deciso che si doveva ritornare al 4-3-3-, un tutti  in avanti che non ha portato a niente.

Deve rimanere o va sostituito?

Sostituirlo significherebbe pagare un sacco di soldi a vuoto. Se rimane deve fare il selezionatore e andare a Coverciano, dove c’è una scuola che è la migliore del mondo, a scoprire gli azzurrini delle Under. Fulvio Bernardini fece un lavoro straordinario prima di Bearzot, convocò e valutò 104 calciatori costruendo le basi di una grande Italia per il Vecio. Se Spalletti pensa di fare l’allenatore di un club allora è meglio che si dimetta.

E Gravina?

Non è tutta sua  la colpa del fallimento. Peraltro la Figc è in mano a una Lega calcio potente che ignora, quando compila il calendario della Copia Italia, persino la concomitanza con il festival di Sanremo…Ma ha chiesto le elezioni anticipate, come Macron…

Si dice che non facciamo giocare i giovani a differenza di Francia e Spagna..

Ed è vero, lo ha detto giustamente pure Giorgia Meloni. Per noi i giovani sono i ventitreenni ma invece bisognava puntare su Camarda, che ha 17 anni ed è forte. Bisogna cercare tanti ragazzi italiani forti di colore, nati in Italia, come succede in Francia. Anche se loro sfruttano una forte  gioventù magrebina nata francese

Per lo scudetto l’Inter è ancora davanti a tutte?

Indubbiamente. Anche se Gianni Brera diceva che i pronostici sono fatti per essere smentiti. L’Inter è una squadra già fatta, le altre sono un cantiere. Il Napoli di Conte è un rebus: se lo lasciano lavorare in pace vedranno i risultati, altrimenti scoppierà tutto. E la Juventus ha fatto un azzardo.

Con Thiago Motta?

Si. Non vorrei che fosse un altro Maifredi. A Torino c’è solo Giuntoli che capisce di calcio. Beppe Marotta, che è il più bravo tra i nostri dirigenti, ha fatto “danni” andando via, perché dopo di lui c’è stato il vuoto. Thiago non allenerà più il Bologna ma una squadra in cui bisogna vincere senza averne la forza.

Tra i più grandi chi metti al primo posto?

Li ho conosciuti tutti. Forse Alfredo Di Stefano, che pochi ricordano. Anche Pelé era immenso ma Maradona era il calcio vero. L’ho frequentato, siamo stati amici e nemici, come due fratelloni, in lui c’era qualcosa di irripetibile. Con le sue debolezze d’artista- il Caravaggio del pallone – che l’hanno reso ancora più umano nella sua immensa grandezza.

 

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