L’intervista. Procaccini: “Macron ridotto a stampella della sinistra. L’ammucchiata non potrà governare”

2 Lug 2024 16:39 - di Gloria Sabatini

Una vera beffa per Emanuel Macron, cercava il colpo di reni, il chiarimento popolare dopo la Caporetto delle europee e invece è uscito dal primo turno delle legislative con le ossa rosse, lo sguardo nel vuoto e l’ossessione maniacale di arginare l’onda blu di Marine Le Pen con una diga traballante. Che va dal suo movimento (Ensemble) all’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon, il Che Guevara d’Oltralpe con rigurgiti antisemiti. “Colpa di una decisione troppo impulsiva, sconsigliata dal suo entourage, ora si ritrova a fare la stampella dell’estrema sinistra”. La pensa così Nicola Procaccini, al suo secondo mandato a Strasburgo (eletto contro oltre 120mila preferenze), co-presidente del gruppo Ecr-FdI, una lunga militanza a destra ed esperienza amministrativa (per due volte sindaco di Terracina). Che con il Secolo fa il punto di queste ore cruciali per la Francia e per l’Europa.

La vittoria tonda del Rassemblement national di Marine Le Pen e del giovane Bardella è stato uno tsunami per i difensori dello status quo. La destra ha addirittura aumentato i consensi di due settimane fa. Quanto ha influito la mossa di Éric Ciotti?

Certamente per l’ulteriore crescita di Rn sono stati determinanti sia Marion Maréchal, capolista di Reconquête che ha ottenuto il 5,2% alle europee (oggi il partito di Zemmour è sceso allo 0,5%), che Ciotti. Si tratta di un’operazione di unione delle destre che ricorda molto da vicino la coalizione italiana.

In che senso?

In Francia è in pista un centrodestra che va da Marine Le Pen a Ciotti passando per Marion Maréchal. Con tutte le differenze del caso, possiamo vedere analogie con il sistema italiano: Eric Ciotti può essere assmilato a Forza Italia, Marion Maréchal a Fratelli d’Italia e Marine Le Pen alla Lega. Se ora riuscissero ad allargare il perimetro ai repubblicani, i neogollisti, che hanno ottenuto un risultato lusinghiero, potrebbero dare vita a un governo modello Meloni, dove la stabilità è l’asset del Paese.

Sul fronte opposto si è ricreata l’Union sacrée contro il mostro che avanza. Un’ammucchiata al grido di ‘salviamo la Francia’ che va da Macron alla gauche di Mélenchon, radicale e antisemita.

Non solo in Italia e in Francia, ma ovunque, la sinistra governa solo a una condizione: spaccare il centrodestra, mostrificarne una parte per lasciare la parte restante in balia degli avversari. Mélenchon ha detto chiaramente di non essere interessato a un governo di larghe intese dopo il voto. Il presidente Macron si è ridotto a fare il cagnolino della sinistra radicale.

Si aspettava una parabola simile per il due volte presidente della Repubblica, ex enfant prodige?

Macron si trova in una situazione politica davvero umiliante, per lui e per il suo partito. Poi si sconfina nell’aspetto psicologico, tutti lo avevano sconsigliato di sciogliere l’Assemblea e andare a nuove elezioni. La sua è stata un decisione impulsiva, presa a caldo sulla scorta della rabbia.

E l’aspetto politico? Esistono per lui vie di fuga?

Ma non ha neppure più l’ambizione di esprimere il primo ministro. Potrà solo fare la stampella di un governo di estrema sinistra. In vista del secondo turno, in queste ore, è Macron ad aver ritirato molti più candidati di quanto abbia fatto il Nuovo fronte popolare. Macron ha anche un altro obiettivo irrealizzabile: il modello Draghi, il tecnocrate, che mette insieme questo fritto misto dall’estrema sinistra ai neogollisti, in questo caso.

Come giudica questa ammucchiata Frankestein unita solo contro l’incubo della destra al comando? Ce la faranno?

A governare no, non ce la faranno. Si accontenteranno di non fare vincere le elezioni all’avversario, senza alcuna prospettiva di governo. Sappiamo bene, e l’Italia lo ha dimostrato, che se c’è un valore politico trasversale questo è la stabilità, che ha in sé anche un valore economico e sociale. È l’asset principale di una nazione.

Non resta che aspettare ancora sei giorni. La destra di Marine Le Pen si può ancora definire “estrema”, come fanno praticamente tutti i media francesi e internazionali?

Lo ripeto, è il solito tentativo di mostrificare una parte politica. La definizione di una forza politica la fanno i contenuti, il programma politico, i posizionamenti. Ormai sono 20 anni…

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