Libertà di stampa, Meloni svela il giochetto di certi report. E la sinistra impazzisce

30 Lug 2024 18:28 - di Maurizio Ferrini

Il caso dei report sulla libertà di stampa in Italia ha inseguito il premier Giorgia Meloni anche in Cina, dove nel corso del punto stampa finale i giornalisti sono tornati a chiederle conto dei rapporti con la Commissione Ue, dopo la lettera a Ursula von der Leyen sul rapporto sullo stato di diritto. “Non vedo ripercussioni negative per l’Italia, non ritengo che i rapporti con la Commissione europea stiano peggiorando”, ha ribadito Meloni, precisando che “la lettera che io ho inviato non è una risposta alla Commissione europea o a un momento di frizione con la Commissione europea, è una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico nel quale mi corre l’obbligo di ricordare che gli accenti critici non sono della Commissione europea”.

Il caso del report di Media freedom rapid response

In Italia, intanto, mentre Meloni era impegnata con Xi Jinping a ridefinire i rapporti tra Italia e Cina e a spendersi anche perché Pechino assuma un ruolo diverso nel conflitto in Ucraina, smettendola di sostenere la Russia, si era affacciato sulla scena anche un altro rapporto sulla libertà di stampa, stavolta firmato dal progetto Media freedom rapid response, cofinanziato con risorse europee ma non rispondente all’indirizzo della Commissione Ue. Il titolo del report, che ne dà anche la misura, è “Silenziare il quarto potere: la deriva democratica dell’Italia”. Il rapporto, come sottolineato dal premier, “riporta accenti critici di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica…”. Si tratta di interlocutori citati nelle appendici dello stesso documento, dunque pubblici e facilmente rintracciabili, ma la sottolineatura del premier ha mandato su tutte le furie la sinistra, che ha parlato di “liste di proscrizione”, alimentando l’ennesima giornata di polemiche sul nulla.

Meloni: “La sinistra dispiaciuta di non poter più usare il servizio pubblico come una sezione di partito”

“Capisco il tentativo di strumentalizzare, cioè conosco il tentativo di cercare il soccorso esterno da parte di una sinistra in Italia che evidentemente è molto dispiaciuta di non poter utilizzare, per esempio, il servizio pubblico come fosse una sezione di partito, però su questo non posso aiutare proprio perché credo nella libertà di informazione e di stampa”, ha aggiunto Meloni, liquidando le indiscrezioni sulle ipotesi di privatizzazione della Rai (“Non so da dove siano uscite”) e chiarendo di essere “assolutamente laica sulla governance” di Viale Mazzini: “Non è una riforma che ho fatto io, non l’ho neanche particolarmente difesa, quindi se quelli che l’hanno scritta oggi dicono che è pessima, possiamo parlarne”.

Meloni prima di lasciare Pechino: “La Via della Seta di Conte? Ha creato un disavanzo di 41 miliardi”

Quanto alla missione in Cina, alle sue finalità e ai suoi risultati, il premier ha ribadito l’impostazione dell’approccio alternativo alla Via della Seta. “Io ho sempre detto che non condividevo l’ingresso italiano nella Via della Seta, di conseguenza è stata una scelta di coerenza quella di decidere di uscire. Ma ho sempre detto che la presenza italiana nella Via della Seta non era l’unico modo per avere rapporti e anche per far crescere i nostri rapporti con la Cina”. Meloni si è detta “molto soddisfatta” dall’esito della missione. “Volevamo che fosse una visita con dei risultati concreti, quei risultati ci sono stati. C’è stata la firma di un Piano d’azione triennale e la firma di sei intese su materie per noi molto importanti che vanno dalla cooperazione industriale alla tutela delle indicazioni geografiche, la sicurezza alimentare, le materie ambientali, l’istruzione”. .

“Io capisco le difficoltà di Giuseppe Conte perché aveva promesso che con l’ingresso dell’Italia nella Via della Seta si sarebbe riequilibrata la bilancia commerciale. La bilancia commerciale nel 2022 quando siamo arrivati noi produceva un disavanzo per l’Italia di 41 miliardi di euro, quindi evidentemente non ha funzionato”, ha poi aggiunto il premier rispondendo a una domanda sull’accusa di incoerenza che le era stata mossa dal leader M5S.

“Chiara con Xi, la Cina smetta di sostenere la Russia”

Quello con Xi Jin Ping “è stato un dialogo ampio e franco e rispettoso che chiaramente ha coinvolto anche tutte le materie dell’agenda internazionale, sulle quali chiaramente la Cina rimane indispensabile dalla guerra di invasione all’Ucraina alle tensioni che si vanno moltiplicando, dal governo dell’intelligenza artificiale fino alla riforma del consiglio di sicurezza dell’ONU e le questioni climatiche. L’abbiamo fatto con trasparenza con lealtà con franchezza penso che penso e spero ciò che possa essere utile ecco per ingaggiare un interlocutore che è sicuramente molto molto importante in questa fase”.

Al presidente cinese, “ho ribadito le mie convinzioni, l’aggressione russa all’Ucraina è un attacco frontale alla convivenza pacifica tra i popoli, alle regole del diritto internazionale. Quando le regole del diritto internazionale vengono messe in discussione chiaramente producono un Domino che noi stiamo già vedendo, anche economico. Questo probabilmente può convenire a Putin ma credo non convenga a nessun altro. E’ evidente che il sostegno cinese alla capacità industriale russa è un tema e l’abbiamo ribadito ovviamente ma io penso che la Cina partendo dai principi di sovranità integrità territoriale che pure sempre rivendica possa diventare un soggetto diciamo risolutore per la identificazione di una pace giusta in Ucraina”.

Meloni da Pechino: molto preoccupata dalla situazione in Libano, Israele non cada in trappola

Meloni al punto stampa di Pechino si dice anche “molto preoccupata per quello che sta succedendo in Libano, un elemento che va valutato è che ogni volta che ci sembra di essere un po’ più vicini all’ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa: significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a una escalation e a costringere Israele a una reazione. Lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola. Io sono in contatto con il ministro degli esteri, sono in contatto con il governo, sono in contatto con gli alleati bisogna continuare a passare messaggi di moderazione e in questa fase la Cina sicuramente anche qui può essere un interlocutore molto importante. Sappiamo dei rapporti solidi che esistono con Teheran, con l’Arabia, sicuramente diciamo nella nella nel lavoro per la normalizzazione nei rapporti tra paesi arabi e Israele la Cina è un interlocutore molto importante”. 

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