Si allarga il fronte No Biden, ma il presidente non molla. Anzi, sfida l’elìte dem: chi vuole il mio ritiro si candidi
A giudicare dalle ultime mosse e dalle dichiarazioni ufficiali, non solo Joe Biden non pensa proprio al ritiro, ma addirittura contrattacca chi, tra i suoi suoi stessi colleghi di partito, lo esorta a un passo indietro. E con gli occhi del mondo puntati addosso, e con i democratici che sperano che il presidente in evidente difficoltà si chiami fuori entro venerdì, Joe Biden non lascia. Anzi, rilancia la sfida e va all’attacco delle “elite dem” che gli chiedono di ritirarsi e rinunciare alla candidatura per le elezioni di novembre 2024. «Sfidatemi alla convention», il messaggio dell’inquilino della Casa Bianca in versione (insolitamente) battagliera, in un’intervista a Msnbc. «Sono sempre più frustrato dalle elìte del partito – dice Biden –. Chiunque di loro pensa che non dovrei correre per le presidenziali, si candidi e mi sfidi alla convention».
Occhi puntati su Biden e sull’ipotesi di un suo ritiro: ma il presidente sfida i dem
Sceglie la linea della resistenza a tutti i costi Biden e intanto, in una lettera ai membri democratici del Congresso, ribadisce la sua volontà di proseguire la campagna e affrontare Donald Trump. «Voglio che sappiate che, nonostante tutte le speculazioni sulla stampa e altrove, sono fermamente impegnato a restare in questa corsa, a condurla fino alla fine e a battere Donald Trump», ha scritto Biden, secondo quanto riporta la Cnn. Peccato che, speculazioni a parte, è ormai sotto gli occhi di tutti lo stato di malessere in cui versa il presidente Usa e il disagio che la cosa crea allo staff della Casa Bianca, ai democratici all’attacco, e agli stessi sostenitori chiamati alle urne e a cui è demandata l’ultima parola.
Tra ritiro, disagio e sopravvivenza politica
Ma tant’è: così, con queste ultime bellicose presi di posizione e dichiarazioni, Biden cerca di mettere a tacere le crescenti preoccupazioni sulle sue condizioni, sottolineando che «la questione su come andare avanti è discussa ormai da più di una settimana. Ed è ora che finisca. Abbiamo un lavoro. E questo significa battere Donald Trump. Mancano 42 giorni alla Convention Democratica e 119 giorni alle elezioni generali. Qualsiasi indebolimento della risolutezza o mancanza di chiarezza sul compito che ci attende non fa altro che aiutare Trump e danneggiarci», prova a dire in un disperato tentativo di serrare i ranghi il presidente.
Si allarga il fronte “No Biden”
Nel frattempo, però, il fronte del no si allarga. Nelle ultime ore è salito a nove il numero dei deputati democratici al Congresso che hanno chiesto al presidente degli Stati Uniti di abbandonare la corsa elettorale in vista del voto di novembre. Si tratta di Adam Smith di Washington, Jerry Nadler di New York, Mark Takano della California e Joe Morelle di New York, come riferiscono fonti citate dal Washington Post e dalla Nbc News. La loro posizione sarebbe stata espressa durante una riunione convocata ieri pomeriggio dal leader democratico della Camera Hakeem Jeffries di New York. Secondo le fonti citate dalla Nbc, allora, durante i colloqui, durati più di un’ora, il futuro di Biden come leader del partito è stato pesantemente messo in discussione.
I membri del Congresso all’attacco per un passo indietro del presidente
I 4 membri del Congresso ‘No Biden’ si uniscono agli altri cinque deputati democratici che avevano pubblicamente chiesto al presidente di farsi da parte. Il primo a esporsi è stato il deputato del Texas Lloyd Doggett, che da pioniere ha mandato un messaggio esplicito e chiaro a Biden: «Dovrebbe ritirarsi». Dopo di lui è stata la volta di Raul Grijalva, rappresentante dell’Arizona, secondo il quale Biden dovrebbe avere la «responsabilità di abbandonare la corsa elettorale». La Cnn riporta poi che anche il deputato del Massachusetts Seth Moulton si è esposto pubblicamente chiedendo a Biden di ritirarsi. Sulla stessa linea altri due deputati democratici alla Camera, la rappresentante del Minnesota Angie Craig e il rappresentante dell’Illinois Mike Quigley.
E intanto entra nel vivo “la settimana cruciale” di Biden
Quella in corso, come quella passata, allora, si sta profilando come una settimana di fuoco, cruciale per Joe Biden e il suo staff. Una settimana «atroce», la definisce il sito Axios. «Disagio» è invece la parola scelta da una fonte della Cnn per descrivere l’umore di questi giorni. Tra chi esorta il presidente ad abbandonare la corsa in vista dell’Election day di novembre. Tra chi – fra i donatori – minaccia di chiudere i rubinetti. E, su tutto, le voci sulle condizioni del presidente 81enne che si rincorrono sempre più inquietantemente.
L’appuntamento del vertice Nato
Fra gli osservatori, chi guarda alle prossime due settimane evidenzia come abbiano tutti gli ingredienti per avere conseguenze storiche. Dal vertice Nato a Washington – che si apre domani mentre in Ucraina il conflitto va avanti da oltre due anni, scatenato dall’invasione russa – alla fine dell’attesa sul nome del “running mate” di Donald Trump, che punta a tornare alla Casa Bianca, forte del flop dell’81enne Biden al dibattito televisivo del 27 giugno. È quello, per gli analisti più accreditati, il giorno in cui è iniziata la “battaglia” del presidente per la sua sopravvivenza politica.
Biden tra ritiro e resistenza giovedì affronterà il test della conferenza stampa
E per dimostrare che ha tutte le carte in regola come dice, ecco prepararsi il palcoscenico del vertice Nato, con 32 Paesi alleati. Ma, sottolinea Sky News, è alto il rischio di passi falsi che potrebbero evidenziare il declino cognitivo di cui tutti parlano. E che la Casa Bianca nega con forza. Giovedì pomeriggio è attesa la conferenza stampa di Biden, dopo l’intervista di venerdì scorso alla Abc che non ha fatto rientrare i timori tra i dem, anzi… «È spacciato», ha detto un deputato ad Axios. E la conferenza sarà l’ennesimo test per Biden: un presidente al quale anche il New York Times ha chiesto il passo indietro.