Toti si dimette da incensurato, il centrodestra attacca: “Da sinistra vergognoso sciacallaggio”

26 Lug 2024 18:03 - di Mario Campanella
Toti

La voce si era diffusa in mattinata, poi a metà giornata è arrivato l’annuncio: Giovanni Toti ha rassegnato le dimissioni da presidente della Regione Liguria. In una lunga lettera, il governatore ligure, ai domiciliari dal 7 maggio scorso e colpito da due ordinanze di custodia cautelare con l’accusa di corruzione, ha spiegato i motivi della sua scelta e annunciato l’intenzione di riportare la Regione al voto entro tre mesi. La sinistra, dopo essere scesa in piazza nei giorni scorsi sciacallando sull’inchiesta che coinvolge il governatore, ha esultato alla notizia mentre il centrodestra ha stigmatizzato le pressioni che hanno portato alla decisione di Toti di lasciare.

 “I cittadini ridiano forza alla politica, il centrodestra reagisca”

Nella missiva indirizzata al suo legale, Stefano Savi, Toti afferma che, “è necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabile per affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica”, elenca i grandi successi registrati dalla sua esperienza, dalla ricostruzione del Ponte Morandi al Covid, ed esorta il centrodestra, “a non tradire il consenso raccolto, valorizzando la classe dirigente cresciuta sul territorio“, mentre spetterà, “ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta”.

Si vota entro fine ottobre

“Stiamo individuando la data in questi giorni, ma parliamo di fine ottobre per le elezioni anticipate”. Lo ha detto il presidente ad interim Alessandro Piana a poche ore dalle dimissioni di Giovanni Toti . “Salvo ovviamente il governo non risponda in altra maniera – ha detto Piana –  si potrebbe votare insieme a Umbria ed Emilia Romagna ma non spetta a noi deciderlo” ha aggiunto il facente funzioni.

Crosetto: “Vicenda Toti indegna di un Paese civile”

Il centrodestra ha reagito compatto alla notizia delle dimissioni del presidente ligure. Il ministro della difesa, Guido Crosetto, ha detto che, “Un cittadino incensurato e tutt’ora innocente si è dovuto dimettere per poter sperare di essere libero e poter ottenere nuovamente i suoi diritti costituzionali. Da questa vicenda esce sconfitta la Giustizia e si palesa una rattristante debolezza della Politica, quella con la P maiuscola, quella che sa difendere i principi e non solo gli amici più prossimi o i cerchi magici”, ha aggiunto Crosetto.

Rampelli: “Da sinistra avvoltoi senza ritegno”

” Le dimissioni del governatore della Liguria Giovanni Toti , accolte con sguaiato entusiasmo dagli avvoltoi della sinistra in servizio permanente effettivo, costituiscono una vittoria di Pirro per chi pensa di eliminare l’avversario per via giudiziaria”. Così il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di  Fratelli d’Italia. Gli fa eco il vicecapogruppo alla Camera, Alfredo Antoniozzi, che descrive un “clima da Urss in una sinistra che non conosce il garantismo”.

La Lega: “Sconfitta per la democrazia”

Per la Lega le dimissioni di Toti, “sono una sconfitta della democrazia”, secondo il viceministro ai trasporti, Edoardo Rixi, mentre il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, parla di, “scelta imposta dalla magistratura che ferisce il mandato popolare ricevuto dal presidente”.

Forza Italia: “Rivedere leggi ma vicenda paradossale”

Forza Italia, con Stefania Craxi, presidente della commissione esteri di Palazzo Madama, afferma che, “con le dimissioni di Giovanni Toti perde ancora una volta la politica, e viene inferto un vulnus al processo democratico che si fonda sul pilastro della volontà popolare. Il garantismo e i princìpi costituzionali sono stati piegati dalla sinistra forcaiola e giustizialista ai propri interessi di parte”, mentre per il deputato Tommaso Antonino Calderone, “si deve mettere mano al codice e modificare la norma sulle esigenze cautelari”.

Se questa si chiama sinistra

Dalla scissione di Palazzo Barberini fino allo strappo del 56, la sinistra italiana ha avuto una componente riformista, libertaria, moderna, che ha fatto la fortuna del Paese. Era la sinistra del Psi contrapposta al massimalismo comunista che consentiva di governare tenendo ben presenti le idee liberali, i diritti civili e individuali, la lotta agli abusi, il contrasto all’uso politico delle inchieste. Quella sinistra è stata scientificamente fatta fuori dai postcomunisti e di quelle tracce non è rimasto niente.

Non consegnare la Liguria ai forcaioli

Come ha giustamente sottolineato Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, ora bisogna evitare che la Liguria finisca in mano ai forcaioli, compreso quel Renzi che invoca garantismo per sé e famiglia quando è coinvolto in inchieste giudiziarie e che si è accodato all’ammucchiata di centrosinistra ansiosa di sottrarre una Regione al centrodestra. Forza Italia chiede che il candidato sia civico e condiviso e se si voterà fra 90 giorni è chiaro che bisognerà fare presto.  Vincere le elezioni sulla base di un sentimento forcaiolo e senza alcun programma valido sarebbe un guaio per la democrazia. E un altro regalo ai “sanfedisti” in salsa locale che da trent’anni cavalcano la tigre.

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